È la seconda volta che vince il Premio Odissea, Daniele Malafarina. Anche se non troverete il suo nome nell'albo d'oro: l'edizione era quella del 2015 e il romanzo vincitore era Gozzo Unterlachen poeta maledetto, di Rainer Maria Malafantucci. Uno pseudonimo dietro al quale si nascondevano tre autori, Monica Rainer, Roberto Fantucci e, appunto, Daniele Malafarina.

Se Gozzo Unterlachen era uno splendido romanzo brillante e sopra le righe, il nuovo romanzo di Malafarina è tutt'altro genere. Analemma può ricordare forse Jack Vance o Ursula Le Guin o altri autori caratterizzati da un worldbuilding complesso e affascinante, è un romanzo in definitiva di avventura che segue i viaggi di un protagonista non particolarmente eroico, Olim Osmon. L'esperimento di Malafarina è quello di non seguire lo schema classico del romanzo occidentale, con un antagonista, un conflitto e una soluzione finale. Ma piuttosto quello del romanzo orientale (o di alcuni film di Miyazaki, che forse sono l'esempio più presente), seguendo l'evoluzione del protagonista, la sua crescita e la sua crescita attraverso ogni problema che affronta.

In realtà ci sono grandi eventi e grandi conflitti, in Analemma. Ma non sono al centro della storia, più ai suoi margini, elementi di un mondo tutto da scoprire.

Analemma sarà probabilmente disponibile in edizione stampata a Stranimondi, a ottobre, quando avverrà presentazione e premiazione. 

Molto validi anche gli altri romanzi arrivati in finale, li ricordiamo: Paolo Caselli, Livello 6 – lo spirito dell'universo; Francesco Di Gangi, La variante di Fermi; Valentina Massa, Le cronache del viaggiatore; Davide Paradiso, L'ultimo salto; Antonio Vergine, Calopteryx.

A breve verrà aperta la nuova edizione, la diciassettesima, del premio Odissea.