Molti scrittori di fantascienza hanno nomi strani, che ricordano la discendenza da immigrati di altri paesi (come il russo Asimov, il tedesco Heinlein, il ceco Zelazny, il polacco Sheckley o l'olandese van Vogt), o a volte magari la simulano, come Lester del Rey che diceva che il suo nome completo fosse Ramon Felipe San Juan Mario Silvio Enrico Smith Heartcourt-Brace Sierra y Alvarez del Rey y de los Uerdes (sì, inclusi "Silvio Enrico" come il sottoscritto) quando il realtà il suo vero nome era Leonard Knapp, quindi di probabile discendenza tedesca.

Tra i casi particolari c'è quello di Philip José Farmer, che avrebbe un nome perfettamente angloamericano, se non fosse per quel José. Una discendenza ispianica, un parente messicano? Niente di tutto questo.

Come racconta Frederik Pohl nel suo blog, infatti, quell'"accento" in realtà non ci dovrebbe essere.

Quel secondo nome non era in onore di un maschio della famiglia. Il fatto è che  Jose venne aggiunto al suo nome in memoria di un'amata zia, forse Josephina, ricordata col diminutivo Josie. Non tutte le famiglie americane decidono di dare un nome femminile a un figlio maschio, ma, come regola generale, ai Farmer non importava gran che cosa facessero le altre famiglie. Andavano per la loro strada.

Il secondo nome di Farmer quindi non è José, ma Jose. Andando a spulciare le primissime copertine dei suoi libri si trova scritto quasi sempre senza accento.

Philip Jose Farmer con il Premio Hugo vinto nel 1953, uno dei primissimi, con una forma ancora diversa da quella che oggi conosciamo, e decisamente più piccolo.
Philip Jose Farmer con il Premio Hugo vinto nel 1953, uno dei primissimi, con una forma ancora diversa da quella che oggi conosciamo, e decisamente più piccolo.

Da un certo punto in poi però, non sappiamo se sia stata una scelta di Farmer, magari per un vezzo o perché non apprezzava il nome femminile, o semplicemente l'interpretazione di qualche editore che ha cominciato a mettere l'accento sulle copertine, Jose è diventato José. Sappiamo comunque che a Farmer la cosa andava bene così, infatti negli autografi che troviamo in rete vediamo che lui stesso metteva l'accento sulla e. Farmer comunque non teneva gran ché all'uso del suo nome, tant'è che aveva pubblicato molto spesso sotto pseudonimo: famoso il caso di Venere sulla conchiglia, pubblicato sotto il nome di Kilgore Trout, un personaggio inventato da Kurt Vonnegut. Vonnegut, che inizialmente aveva concesso il permesso, finì per essere notevolmente infastidito dalla cosa e vietò a Farmer di scrivere altri libri con quello pseudonimo.

Un autografo di Philip José Farmer.
Un autografo di Philip José Farmer.