Il Signore dei Porcelli, Harry Porker, Star Porks, Kill Pig e (poteva mancare?) i Maiali del Caraibi come quinta parodia di Zannablù. Presentata in uno degli stand più folli ed affollati della mostra di Lucca, e accompagnata da una classica intervista incrociata a Barbara Barbieri e Stefano Bonfanti, ovvero i Dentiblù.

Meglio le parodie o le storie libere, e perchè?

Barbara: Meglio alternare le une alle altre. Le parodie sono un bellissimo gioco che sulle lunghe può stancare; per questo le storie libere servono, oltre che a farci conoscere meglio i personaggi nella loro essenza suina, ad apprezzare di più le parodie.

Stefano: Ehhhhmmm... Uhhhmmm... Ma sai che non lo so? Posso solo dire cosa mi piace e cosa non mi piace di entrambe le soluzioni. Nella parodia mi piace il fatto che si saltano i preliminari... intendo dire: sia lettore che autore sanno già in partenza di cosa si andrà a parlare, e dunque si crea molto più rapidamente quella complicità che deve necessariamente scaturire dalla lettura. Di contro c'è il fatto che i lettori sono al corrente di questa sorta di "scorciatoia" che il parodista sfrutta più o meno abilmente, e dunque serve molta onestà per riuscire comunque a sorprenderli e a far loro gustare la parodia anche come un'opera del tutto autonoma. Concepire la parodia solo come una beffa ai danni dell'originale è riduttivo, tutti sanno immaginarsi Darth Vader che, nella scena madre, dice a Luke "Io sono tuo cugino"... ma quel che bisogna chiedersi è: sarebbe buffo anche se il lettore non conoscesse l'opera di Lucas? L'altro lato della medaglia sono invece i fan del classico parodiato: sorvolando sui messaggi minatori degli ammiratori di Daniel Radcliffe, sugli sguardi disgustati dei Tolkieniani puri e duri e sulle recenti lamentele delle fan di Johnny Depp, penso invece a quelli che mi dicono frasi del tipo "avresti dovuto metterci quella scena in cui..." e simili. Un classico di riferimento crea delle aspettative ed uno come me che ha l'ansia da prestazione può sentirsi intimorito. Insomma, la parodia è facile e difficile nello stesso tempo. La storia libera, invece, parte svantaggiata sul "colpo di fulmine" col lettore: deve presentarsi, vincere la diffidenza, ingolosire sin da subito o altrimenti l'albo resta sullo scaffale e nessuno saprà mai di cosa parla. Un po' com'è stata la mia sorte con le donne. D'altro canto una storia libera non deve tenere il confronto con nessuno: è così e basta. Verrebbe da pensare che l'assenza di un classico di riferimento dia più lavoro da svolgere, in quanto la struttura va costruita da capo e non ce n'è una da riutilizzare. Beh, posso avere l'ambizione di pensare che nel nostro caso non sia così, dato che anche nelle parodie tendiamo a fare tabula rasa e

ricostruire la storia sin dalle basi.

Conclusione? Pari e patta. Non per niente, salvo un'unica eccezione, alterniamo una parodia a una storia libera ormai da tempo. Adesso mi resta da capire cosa posso alternare a mia moglie...

Come vi è venuto in mente di fare i fumettari e non un lavoro serio?

Barbara: Perché? Noi siamo persone serie?

Stefano: Guarda, lo giuro: ci abbiamo provato coi lavori seri... pensa che mi sono pure laureato in Economia: almeno l'intenzione c'era! Ma i lavori seri sono per persone serie, e due che si fanno chiamare "Dentiblù" non danno grosse garanzie in merito.

Oltre a Zannablù avete altri progetti e/o personaggi?

Barbara: Progetti? Sì, diventare padroni del mondo. Ma nel frattempo ci occupiamo di inventare le sorprese per gli ovetti e disegnare albi per la Vents D'Ouest.

Stefano: Nì. Che cavolo di risposta è "nì"? Beh, vedi sopra la cosa sulla serietà. Comunque intendo: nel fumetto abbiamo lavorato come disegnatori su alcuni progetti e personaggi altrui, nel character design abbiamo realizzato moltissimi progetti e personaggi per altri, altri progetti e personaggi sono in fieri o addirittura in ambiti in cui ancora non abbiamo messo piede.

Insomma, la lista è lunga, ma si può dire che Zannablù è il progetto e/o personaggio più nostro che c'è.

Come vi dividete il lavoro?

Barbara: Semplice: Stefano lavora e io guadagno.

Stefano: Semplice, io lavoro e Barbara incassa. No, scherzo: Barbara comanda e io lavoro. Ah ah, no, scherzo anche qui. Puoi ripetermi la domanda? Ah, ecco: per essere serio (idem c.s.) posso dire che finché si tratta di idee, testi, concetti e quant'altro che si possa fare anche in equilibrio precario su un ponte tibetano, il lavoro è svolto 50%-50%.

Batti, ribatti e controbatti, alla fine vengono fuori le idee. Idem per soggetti e sceneggiature: ci passiamo la palla finché non c'è da disegnare. Poi io mi becco l'arduo compito delle matite e Barbara tutti gli altri (inchiostri, mezzetinte, colori, impaginazioni...).

Facciamo a turno praticamente su tutto.

Anche nella nostra sfera privata. Intendo: lei cucina, io riempio il lavastoviglie... Cos'avevi capito?

Com'è nato Zannablù?

Barbara: Una cinghialessa finalmente ha accettato di uscire con il suo spasimante, ma quella sera ha bevuto troppo e... ma forse non è questo ciò che intendi.

Ricominciamo. Un concorso a fumetti sul tema della diversità... che facciamo? Partecipiamo? E cosa disegnamo? Cinghiali e maiali! Ed ecco che i suini dalle zampette staccate vengono al mondo. Da allora siamo stati ricordati come "quelli dei maiali". Il nostro pseudonimo era già "Dentiblù", perciò, quando abbiamo creato il nostro logo, abbiamo colorato le zanne di blu al cinghiale del concorso (d'altronde il maiale era a bocca chiusa e quindi non gli si vedevano i denti).

Proprio così: è nato prima il logo con Zannablù, e poi Zannablù. Sì perché quel cinghiale dalle zanne blu che spuntava dal cerchio del logo non si chiamava ancora Zannablù.

Poi il fumettista Carlo Peroni, che all'epoca conoscevamo da poco tempo, ci fece notare che quell'individuo suino era un bel personaggio e che avremmo dovuto usarlo per una storia vera e propria. Il nome è venuto spontaneo e il resto è storia.

Stefano: Te lo ha già detto Barbara, sono sicuro. Il bello delle interviste

doppie! He he... Io posso solo dire che entrambi i genitori di Zannablù sono cinghiali, sia nella storia che dal punto di vista artistico.

Ma perché proprio cinghiali e maiali e non, ad esempio, galline e oche?

Barbara: Non so... perché siamo toscani?

Stefano: No, meglio se i miei rapporti con le gallinelle e le ochette non li affrontassi assieme a mia moglie.

Scrivere un fumetto umoristico secondo te quanto è impegnativo?

Barbara: Far ridere è faticoso soltanto se, mentre lo fai, non ridi anche tu. Io trovo divertente realizzare Zannablù: in pratica me le faccio e me le rido!

Stefano: Che dire... l'ilarità non è che uno dei sentimenti che uno scrittore può voler suscitare. Secondo me è difficile far ridere quanto far piangere, o far gioire, riflettere, arrabbiarsi e così via. Lo so che uno sceneggiatore drammatico può farti affezionare a un personaggio e subito dopo punirlo con una sorte tragica per farti commuovere a buon mercato, ma so anche che a Natale basta che un attore con la faccia buffa tiri fuori la lingua e faccia "prot!" per mandare il pubblico in delirio. I clichês sono ovunque, e ovunque - a lungo andare - stancano. Dunque secondo me è impegnativo scrivere, qualunque sia il genere. Solo che a me piace far ridere. Ti sei mai chiesto perché porti questa pettinatura, altrimenti?

Dialoghi, storia e disegni, quale ritenete che sia più importante?

Barbara: Storia. Sicuramente e fortemente storia. I dialoghi buoni aiutano la storia. I disegni belli aiutano la lettura della storia. Infatti in un fumetto i disegni sono belli se rendono ben chiara e leggibile la storia oppure se le espressioni dei personaggi accrescono le gag o fanno meglio percepire le loro emozioni. Invece un dipinto è bello se è bello. Però esistono autori che giudicano i disegni di un fumetto con gli stessi criteri con cui si giudicherebbe un dipinto. Niente di più sbagliato. Ho comprato degli albi che sfogliandoli mi erano sembrati bellissimi, ma leggendoli non aiutavano la storia: le inquadrature e le espressioni non catturavano l'emotività né l'essenza di ciò che veniva narrato; perciò la lettura diventava difficile. Concludendo, non solo la storia per me è l'elemento più importante, ma aggiungo anche che sia i dialoghi che i disegni devono concentrarsi soprattutto sulla buona narrazione della storia stessa.

Ora posso ritenermi soddisfatta: forse almeno per questa risposta sono stata più prolissa di Stefano... o no?

Stefano: Ovvio: dialoghi, storia e disegni. He he. Questa era facile! Scherzi a parte (ma mica tanto), un buon dialogo dà freschezza e credibilità al comportamento dei personaggi, una buona storia ti aiuta a dimenticare che sei seduto (o in piedi) chissà dove con un fumetto in mano e dei buoni disegni ti fanno dimenticare che stai osservando solo dell'inchiostro spalmato su carta. Toglimi un ingrediente e la ricetta è andata.

Passiamo alle domande veloci: il tuo battutista preferito?

Barbara: Woody Allen, se intendi battute umoristiche. Se invece intendi frasi d'impatto, sono indecisa tra Woody Allen e Gesù.

Stefano: Ma lo sai che voglio andare sull'ovvio? Inizia per "Woody" e finisce per "Allen". Indovina chi è?

Ultimo film visto?

Barbara: Al cinema? "La gang del bosco". E per chi non l'ha ancora visto, ecco lo spoilerone: finisce che ballano tutti insieme "Sarà perché ti amo" dei Ricchi e Poveri.

Stefano: Adesso, in questo esatto istante? "Provaci ancora, Sam". Ma nel giro di breve potrei cambiare idea.

Ultimo Libro letto?

Barbara: "Story" di Robert McKee, una divertente e illuminante saggistica sulla sceneggiatura cinematografica. Mi è piaciuto.

Stefano: Urgh... è da un po' che glisso sulla narrativa: al momento sono a metà di

"Story", di Robert McKee, mentre l'ultimo libro di cui ho letto la parola "fine" (anche se non c'era: pensa un po' che bravo!) è "La sceneggiatura" di Syd Field. Manuali di sceneggiatura cinematografica. Ho intenzioni serie? Bah...

E ora le due domande classiche per concludere: un pregio dell'altro?

Barbara: Chi ti ha detto che ho un altro? Stefano, non dargli retta!

Comunque un pregio di Stefano è che mi sopporta.

Stefano: Pensa sempre al nostro lavoro e a come farlo funzionare al meglio.

Un difetto dell'altro?

Stefano: Pensa SEMPRE al nostro lavoro e a come farlo funzionare al meglio.

Barbara: E’ prolisso.

Chiudiamo con il link del loro sito: www.dentiblu.it.