E' un dramma a sfondo esistenziale mascherato da thriller quello che Ridley Scott ha deciso di realizzare con un grande Nicolas Cage impegnato a dare spessore e profondità alle piccole e grandi crisi di identità di un truffatore di professione, appesantito spiritualmente da anni e anni di lavoro nel campo dei piccoli e grandi imbrogli.

La storia è quella di un uomo in preda a decine di tic ed ossessioni, votato a ricercare maniacalmente una pulizia esterna commisurata al senso di grande disperazione interiore a causa della vita miserabile che conduce. Un giorno, però, nella sua esistenza compare improvvisamente e per caso una ragazza che sembrerebbe essere sua figlia. Da quel momento, mentre la giovane porta scompiglio nelle sue abitudini radicate, la sua fiducia in se stesso sembra aumentare fino ad arrivare ad una consapevolezza di qualcosa di totalmente nuovo. Ma, ovviamente, il film non è un'analisi spirituale delle azioni di un piccolo lestofante. O almeno non è solo questo. Anzi. Il thriller e tutti gli elementi tipici delle pellicole sulle truffe con tanto di intorcinamenti della storia prendono il sopravvento con un Ridley Scott che pur scegliendo una dimensione cinematografica molto più claustrofobica rispetto alle recenti grandiosità di film come Il gladiatore, Hannibal e Black Hawk Down ci obbliga a seguirlo in virtù della sua dinamica eleganza e dell'inesauribile gusto per il ritmo. Il genio della truffa pur seguendo narrazione con un retrogusto edificante al limite del buonismo, è una pellicola innegabilmente straordinaria sotto ogni punto di vista. Quasi un incontro tra l'eredità post moderna gli apologhi morali contenuti all'interno delle novelle boccaccesche e uno stile visivo intenso e per certi versi trascinante.