Che era miseramente fallita alle 17.00 del pomeriggio del 5 dicembre, davanti a insigni colleghi di mezzo mondo e alla stampa che da almeno un mese aveva trovato nella notizia una insperata motivazione per distrarre l'opinione pubblica mondiale dai fastidiosi problemi di sopravvivenza del pianeta.- Uso privato di servizio pubblico. - pensò Riccardo, entrando nel laboratorio dove era sistemato il dispositivo, che ad una prima occhiata sembrava una doccia Jacuzzi.Non sapeva nemmeno se e quali reati stesse per perpetrare, ma sapeva che alla fine ne sarebbe valsa la pena, aveva speso la propria vita per quello, ed era ad un passo dalla riuscita.Si avvicinò alla consolle di controllo, inserì una chiavetta USB e caricò le stringhe da modificare nel programma, infine entrò nella cabina e attivò i comandi.Sapeva che l'emissione di energia stava per allarmare l'intera struttura, ma ormai nessuno poteva più fermarlo. L'unica cosa che avrebbero constatato era che la Macchina del Tempo funzionava alla perfezione... se veniva usata dal proprio creatore.

Era troppo buio e poi c'era un odore che non riconosceva, acre, come di fumo.

Ebbe un brivido e ammise con se stesso che la parte meno razionale del proprio cervello voleva convincerlo di essere finito all'inferno.

Ma poi, quando le sue pupille si furono abituate alla quasi totale oscurità, capì.

Era sul fianco di una collina, completamente nudo.

Rabbrividiva di freddo, ma allo stesso tempo un senso di profonda esultanza lo teneva desto, anche se mai come in quel momento il suo piano gli pareva astruso e irrealizzabile.

Non si diede per vinto e si mosse verso il basso seguendo il declivio, graffiandosi tra rocce, rami e rovi.

Avvertì finalmente un rumore di zoccoli e con la forza della disperazione, consapevole solo del proprio respiro e battito cardiaco, si diresse verso quella che immaginava fosse una strada.

E lo era.