Ricordate quella scena di Independence Day, quando il presidente degli Stati Uniti chiede al capo della CIA come faccia a sapere che l'oggetto che si sta avvicinando non sia un normale asteroide? La risposta che riceve è "sta rallentando". Ecco, qui abbiamo un caso molto simile, con un'affermazione analoga che ha fatto sobbalzare sulla sedia gli astronomi: "sta accelerando".

In realtà ve lo siete persi da più di un anno, non di meno 'Oumuamua di recente ha fatto molto parlare di sé, grazie ma non solo alla sua forma molto particolare.

Tutto è cominciato nell'ottobre del 2017, quando Robert Weryck dell'osservatorio Haleakala alla Hawaii, ha osservato per la prima volta questo strano asteroide,   il cui nome non a caso (come scoprirete) significa, in hawaiiano, “primo esploratore”.

Il nome completo in effetti è 1I/2017 U1 ('Oumuamua) ed è passato così velocemente attraverso il nostro sistema solare, per poi andarsene come era venuto, da non poterlo nemmeno considerare parte della nostra porzione di spazio.

Ecco un'immagine dell'asteroide:

Scusate, c'è stato un errore nella consultazione del database delle immagini. Ecco l'immagine vera:

L'immagine artistica ufficiale che vedete qui sopra rappresenta la sua prima particolarità: una sorta di sigaro allungato. La seconda è che tracciare la sua orbita al contrario non è stato possibile, perché è stato scoperto solo quando aveva compiuto la sua rotazione intorno al sole e se ne stava andando.

Anche indicare la parte del cielo da cui era passato è ancora oggetto di discussioni, ma apparentemente dovrebbe essere passato dalle parti della costellazione della Lira.

Da qui sono nati due studi scientifici molto diversi, comparsi in questi giorni, che vi riportiamo di seguito.

Direttamente da una nana bianca

Per chi non lo sapesse una nana bianca è il cuore morto di una stella che ha esaurito tutta la sua energia, prima espandendosi in una gigante rossa ed espellendo tutti i suoi strati, poi lasciando una palla tanto piccola quanto enormemente densa.

Ora, la spiegazione si fa un po' complicata: se il sole defunto aveva intorno dei pianeti che sono sopravvissuti alla sua fine, allora nel corso di miliardi di anni hanno inevitabilmente attratto nel loro campo gravitazionale degli asteroidi, per poi lanciarli dentro la nana bianca. A seconda della traiettoria gli oggetti possono finire nella stella ed esserne distrutti, o "mancarla" ed essere fiondati con grande slancio nello spazio esterno, il che spiega, secondo lo studio, la sua velocità, venticinque chilometri al secondo.

La sonda aliena

Va sottolineato che la comunità scientifica non ha preso nemmeno molto sul serio questa teoria, non di meno la prima bozza pubblicata dello studio del duo di ricercatori Shmuel Bialy e Abraham Loeb del centro per l’astrofisica dell’Harvard Smithsonian su U1, porta risultati che lasciano sconcertati.

Innanzitutto, i due hanno notato che il corpo astrale non poteva essere una cometa, perché il suo passaggio vicino al sole avrebbe trasformato in gas la sua superficie e emesso abbastanza polvere da riflettere molta luce del sole, cosa non accaduta.

Inoltre diventava luminoso e buio in un ciclo di 7/8 ore il che lo rendeva molto allungato, tra le sei e le dieci volte più lungo di quanto non fosse largo.

E qui arriva la parte strana, nella sua uscita dal sistema solare avrebbe accelerato, o meglio non rallentato come succede a tutti i corpi celesti condizionati dalla forza di gravità del sole. Questo ha dato l’idea che ci fosse qualcosa a spingerlo, cosa che accade quando il ghiaccio di una cometa diventa gas, ma che con U1 non è accaduta.

Questo li ha portati a ipotizzare che la pressione della luce del sole agisse sul visitatore. Ovviamente i fotoni non hanno massa, ma possono esercitare una pressione, un concetto teorizzato da Maxwell e verificato sperimentalmente già nel 1901.

È bassa, ma può essere significativa se l’oggetto ha una massa bassa e un’area larga, per cui se sei grande abbastanza la pressione è forte, e se hai una massa minima lo è ancora di più.

Da cui la teoria: U1 non ha la forma di un sigaro, ma di un sottile e lungo lenzuolo, spesso un millimetro e largo trenta metri, ovvero una vela solare per accelerare una nave spaziale senza propulsori.

L’idea in sé non è del priva di sostanza visto che la Planetary Society sta progettando un test nello spazio con una tecnologia simile nel vicino futuro.

Ma, c'è un ma

Phil Plait che tiene l’editoriale Bad Science su Syfy Wire, ritiene che i due ricercatori abbiano tratto conclusioni basate su teorie non dimostrabili, laddove non tengono conto che, se fosse davvero una vela spaziale e la potenziale astronave stesse ruotando su sé stessa ogni 7/8 ore, vorrebbe dire che è fuori controllo e stia precipitando.

Inoltre, l’assenza di emissioni di gas può essere spiegata facilmente: dopo migliaia di anni di esposizione ai raggi cosmici della galassi la chimica della superficie può essere cambiata e così i materiali che espelle, motivo per cui sarebbero difficili da vedere e solo quando sono ormai in uscita dal sistema solare.

Infine, la velocità: 25 chilometri al secondo sono tanti, ma non tanti da viaggio interstellare. Questo unito alle dimensioni relativamente piccole sia della cosiddetta vela che della potenziale nave, rendono improbabile che si tratti di un veicolo alieno.

E voi, cosa ne pensate, alieni o scheggia in arrivo da una nana bianca?

Nel frattempo vi lasciamo con il video di TED Talk in cui si racconta la sua storia: