Ormai i videogiochi costituiscono una notevole fonte di ispirazione per Hollywod, e iniziano a moltiplicarsi anche romanzi ispirati alle avventure degli eroi virtuali.

Che qualcuno avesse il coraggio di portare su carta stampata Doom, il più grande classico degli Shot'em up, mi sembrava cosa del tutto improbabile, ma visto che qualcuno, nella fattispecie John Shirley, l'ha fatto non resta che verificarne il risultato.

A seguito di non meglio specificati problemi in una base scientifica sul pianeta Marte una squadra di marines viene inviata per riportare la situazione sotto controllo.

Non appena arrivati a Olduvai, ipertecnologico portale d'accesso al pianeta rosso i soldati, in realtà una specie di milizia privata al soldo della solita potente megacorporazione, si rendono conto che la situazione è completamente sfuggita di mano.

Orribili mostri stanno seminando morte e terrore, ben presto si scopre che gli umani colpiti possono essere infettati, trasformandosi anch'essi nelle diaboliche creature.

Tra raccapricianti scene splatter e l'incontro di uno dei marines con la sorella scienziata, la missione di soccorso si trasforma ben presto in una dura lotta per la sopravvivenza e poi in un disperato tentativo di evitare che anche la Terra cada preda del contagio.

Mi chiedevo per che motivo pubblicare un romanzo di fantascienza in una collana horror, e alla fine del libro ho avuto la risposta, si tratta di un prodotti, in effetti orribile.

Bisogna dire che Shirley ha provato a creare una storia interessante, ma i problemi dei marines e la storia del protagonista e di sua sorella, i cui genitori sono morti proprio su Marte, sembrano attaccati con lo sputo, e non creano alcun interesse.

Quel che è peggio è che i marines si comportano più come bambini in visita a Disneyland che come soldati, si dividono sempre e costantemente, facendosi stroncare uno a uno, e la tensione della storia, al secondo "passeggio nel corridoio scuro fino a quando non trovo qualcosa" crolla a zero.

Purtroppo Doom, un videogioco epocale, portato su schermo e su carta stampata non ha dato origine che a pallide ombre, molto più eccitante il gioco da tavolo.

Dispiace vedere un autore dotato come Shirley cadere in questo modo, speriamo che dimentichi Imp e Cacodemon per tornare a storie a lui più congeniali. 

Consiglio Doom solo agli strasfegatati del videogioco che non vogliono perdersi neppure una incarnazione del loro videogioco preferito.

John Shirley, nato nel 1953 a Houston, Texas, ma cresciuto a Portland, Oregon, è considerato uno degli autori di punta del genere cyberpunk, ma è anche un apprezzato autore horror, vincitore del prestigioso Black Stoker Awards con il racconto Black Butterfly.