Attraverso il continuum Murakami-Miéville
Posted on Dicembre 13th, 2010 in Connettivismo, Transizioni |
La nozione di genere è definitivamente sorpassata? Ne sono stato a lungo convinto, sull’onda emotiva di scorpacciate postmoderne, prima di riprendermi una cotta per la science fiction e la crime fiction. Chiamo la fantascienza e il poliziesco con i nomi con cui sono conosciuti nel mondo anglosassone per una ragione precisa: gli anglo, e gli am-anglo in particolare, hanno un vero fiuto per le etichette, c’è poco da fare. Lo dimostra Eric Rosenfield, che riprendendo il manifesto redatto da Bruce Sterling per la letteratura Slipstream, con cui il nostro cowboy dell’oltrespazio si proponeva di scavalcare i generi e motivare criticamente la vicinanza tra i lavori degli scrittori in orbita cyberpunk (da Gibson a Lethem passando per Womack) e autori mainstream che avevano usato i moduli di genere nelle loro opere (da DeLillo alla Atwood, che a quanto mi risulta ha sempre disdegnato l’accostamento alla fantascienza), va ben oltre la sterile chiacchiera letteraria da salotto.
Rosenfield propone la sua lettura dell’annoso quesito con cui ho aperto questo post guardando il fenomeno da un’angolazione particolarissima e decisamente interessante, arrivando a definire quello che lui immaginificamente chiama un continuum Murakami-Miéville. E’ una di quelle idee talmente folgoranti da lasciare a bocca aperta, a rodersi il fegato per non esser stati capaci di farsela venire da sé (e ringrazio Granieri per averla segnalata su 40k Blog). Come fa notare lo stesso blogger newyorkese, è una etichetta senza alcuna valenza commerciale, che si propone tuttavia di scavalcare le distinzioni convenzionali che pongono un libro di Miéville sullo stesso scaffale di Heinlein, e uno di Murakami sullo stesso scaffale di Updike, nelle librerie di ogni parte del mondo.
Non è solo rebranding, come potrebbero essere stati in qualche modo il cyberpunk o soprattutto lo Slipstream. E’ un tentativo di ri-classificazione del mondo (uno “strumento di contestualizzazione”, come lo definisce Rosenfield), alla luce dei cambiamenti che lo stravolgono e della velocità con cui lo fanno, rendendolo a tutti gli effetti un’entità liquida e sfuggente. Per me il connettivismo avrebbe dovuto essere soprattutto questo, fin dai suoi primissimi passi. E in qualche modo mi sembra che, arricchendo la propria personalità negli anni, il nucleo del suo carattere sia rimasto abbastanza legato all’idea di partenza. Ma volete mettere le suggestioni tutte endogene e autoreferenziali della parola “connettivismo” con l’ampiezza di orizzonti abbracciata dal “continuum Murakami-Miéville”? Non c’è partita.
In effetti, mentre in questi giorni vado ultimando la lettura del notevolissimo Il mistero dell’Inquisitore Eymerich (e, a proposito, Evangelisti non sfigurerebbe affatto nel novero degli scrittori del continuum), mi è venuta quest’idea che la fantascienza, col tempo, si sia trasformata un po’ nell’etere della letteratura: un’entità inclassificabile e ormai difficilissima, se non impossibile, da isolare. Ma a tutti gli effetti onnipervasiva e inscindibile dai territori dell’immaginario.
16 Responses
era un po’ la nostra idea di partenza; anzi, è la nostra idea della maturità de movimento. non ho ben capito invece cosa si propone con il continuum Murakami-Miéville
La faccenda, personalmente, mi rimanda alle discussioni su una presunta “morte dela fantascienza”, roba di cui sento parlare fin dai primi anni ‘70. Comunque la si pensi, credo che la sf sia un genere, e sia un genere davvero camaleontico, cioe’ capace di assumere forme e colori d’ogni tipo, magari mutando molto e forse anche annacquandosi, ma lasciando “sempre”, dove passa, la sua riconoscibilissima impronta. Ormai troviamo sf in qualunque altro “genere” e perfino nella torre un tempo inespugnabile, il mainstream, mentre è meno facile che accada il contrario. Magari occorrerà ripensare una definizione di “fantascienza”, di cosa essa sia in realta’. Ricordo che Evangelisti, alcuni anni fa, diceva che se la sf è morta, è una morte gloriosa perché la ritroviamo da ogni parte, anche nel linguaggio quotidiano, e - concludeva - quale altra letteratura può vantare una fine simile? (Detto questo aggiungo: lunga vita alla sf!) Ciao. V.
Murakami.. posso vantare il titolo di primo ad averlo riconosciuto come autore proto-connettivista?
Ciao
Logos
Premessa doverosa: un ringraziamento a tutti per essere intervenuti e scusate se ho latitato, ma impegni di lavoro mi hanno tenuto lontano dalla Rete fino a stasera.
@ Zoon: in realtà il continuum Murakami-Miéville non si propone niente, in quanto non esiste come movimento codificato. E’ un gruppo di autori contigui individuati da un lettore (o, se vogliamo, da un critico), utile per ridefinire i confini dei generi e ridisegnare il paesaggio del fantastico.
@ Vikkor: condivido al 100%, per questo presentavo la questione richiamando proprio l’annoso dubbio sul superamento dei generi. Quanto alla SF nello specifico, impossibile dar torto a Evangelisti.
@ Logos: Te lo dobbiamo tutti!
Anzi, di nuovo grazie!
Che ne dite a questo punto di fare un elenco degli autori possibili contenuti in questo fantomatico continuum M-M?
Grande idea, Logos: ti vengo dietro a ruota! A te il primo giro…
Parto facile: Saramago…
Rilancio: Valerio Evangelisti, Audrey Niffenegger, Banana Yoshimoto.
Sulla Yoshimoto ho qualche dubbio… ok per la Niffenegger (già, già..).
Un autore poco considerato: James Morrow.
M. John Harrison e Paul Di Filippo, due autori transgenici
Charles Stross, Wu Ming e Kai Zen.
La Yoshimoto la citavo per quanto riguarda Amrita, nel caso specifico.
Un paio di poeti: Mark Strand e Charles Simic…
Michael Chabon. E poi un poker di precursori: William S. Burroughs, James G. Ballard, Thomas Pynchon e Don DeLillo. E a proposito di postmoderno, qui c’è un assist per il tuo prossimo nome…
Ovviamente.. David Foster Wallace
ma ti aggiungo anche un italiano che ci sta a faggiuolo: Tullio Avoledo.
Mi piace questa nutrita rappresentativa italiana. Tanto per tornare alla perfida Albione: Ian MacDonald.
Mettendo ordine nella mia libreria Anobii mi è sovvenuto un altro nome, così usciamo dagli ambiti della letteratura e sconfiniamo nel fumetto: Enki Bilal. Anche qui, me ne verrebbero in mente almeno un altro paio: Neil Gaiman e Mike Mignola, per cominciare.
Allora sul tema fumetti io ci metterei l’immenso Moebius e il visionario Jodorovsky… Da Arzach all’Incal.