Abbonamento a Wired? Non farlo se ci tieni alla tranquillità
Posted on Marzo 21st, 2011 in Commenti |
Circa due anni fa usciva l’edizione italiana di Wired. A suo tempo fui un fan dell’edizione originale americana, per cui entusiasticamente non solo acquistai il primo numero, ma mi abbonai subito per due anni, 24 numeri.
Il mio entusiasmo dopo qualche tempo cominciò a scendere, come scrissi in un articolo anche su questo blog. Ma, credete, il senso di questo articolo è del tutto avulso dalla qualità o meno della rivista, che poi è del tutto soggettiva.
Oggi mi ha telefonato un call center dicendomi che avevano notato che non ho rinnovato l’abbonamento alla rivista. Ho subito confermato che era così e che non avevo intenzione di rinnovarlo. Come pensavo, mi hanno chiesto come mai, così mi sono preso la piccola soddisfazione di spiegarglielo. Non rinnovo l’abbonamento, cari signori, solo perché sono più di due anni che mi rompete le scatole in tutti i modi possibili per chiedermi di rinnovarlo.
Più di due anni, sì. Ero abbonato da soli tre mesi - ricordo, un abbonamento da 24 mesi, quindi appunto ventun mesi prima della scadenza – quando con un certo stupore ricevetti per posta il primo invito a rinnovare l’abbonamento a Wired. Da allora, a intervalli regolari, sono arrivate altre lettere, plichi, email, telefonate. Quasi sempre la mia risposta è stata di rimuovere il mio indirizzo, telefono e email dal loro database e di non scocciarmi ulteriormente, richieste ovviamente inascoltate. Non mi è chiaro come abbiano fatto ad avere il telefono: dubito proprio di averglielo dato io, e sull’elenco non c’è. Ma chissà, magari è stato un mio errore: all’epoca in cui mi sono abbonato non sapevo a cosa andavo incontro.
Quella di oggi è stata la prima comunicazione post-cessazione dell’abbonamento; sono certo che non sarà l’ultima. Il mio timore è che dopo aver capito che Wired non la voglio più comincino a propormi GQ e le varie altre riviste patinate che produce Condé Nast, che personalmente aborro dalla prima all’ultima.
Le mie richieste le ho fatte. Tutto ciò che posso fare a questo punto è mettere in guardia gli altro: non abbonatevi a Wired, o verrete fagocitati come me dal servizio clienti della Condé Nast. Tanto guardate, in edicola arriva una settimana prima che a casa. Costa un po’ di più, ma mica siete obbligati a comprare tutti i numeri, no? Non fatelo. Salvaguardate la vostra privacy. Vale molto di più di quei pochi euro risparmiati.
11 risposte
Solo 3 parole: bene-a-sapersi.
Grazie dell’info! Wired Italia non mi interessava prima figurati adesso… starò ben lontano da Condé Nast.
Puono a sapersi piu’ per il comportamento di Condé Nast che per Wired, che ho letto una sola volta (scroccandolo ad un amico) e mi sembrava che il modello fosse come i cyber-fighetti non tecnici avrebbero dovuto comportarsi per sembrare degli esperti di tecnologia. In pratica quello che ogni professionista di tecnologia evita di fare per non sembrare un allocco agli occhi dei colleghi.
Stranamente, invece, dopo 10+ anni di abbonamento a newsweek dopo che ho smesso mi hanno mandato la rivista omaggio per un mese, una mezza dozzina di lettere d’offerta e poi piu’ nulla. Nemmeno una lettera con scritto “perche’ ci ha mollato?” Sono cambiati i tempi rispetto agli anni 90 quando le riviste USA se non rinnovavi ti mandavano le lettere con le firme autografe in cui ti chiedevano perche’ li lasciavi. Adesso e’ importante fare nuovi clienti, non tenere quelli che ci sono.
Io sono abbonato a SFX da anni e mi arriva sempre soltanto la mail che dice che l’abbonamento è in scadenza e come rinnovarlo.
Hanno telefonato anche a me, stasera!
Sono stato gentile, perché ho omesso di dire che una rivista così eco-tecno-fighetta non la voglio leggere nemmeno se me la regalano
F.
Ero stato tentato anch’io dall’offerta te-lo-tiriamo-dietro-praticamente-a-zero di Conde Nast (e ancora mi chiedo come facciano a starci dentro, a meno che non derubino chi è tanto gonzo da dargli quattro euro all’edicola), ma poi, considerato il tempo che riesco a dedicare alla lettura di magazine cartacei (ho smesso di comprare MacWord quando mi sono reso conto che le notizie le avevo già lette su Internet dalle due alle quattro settimane prima), ho lasciato stare.
Leggere il tuo post mi dà oggi un motivo in più per rallegrarmene.
A volte ho la sensazione di trovarmi di fronte a stalking bello e buono. Magari realizzato con finalità commerciali, ma sempre stalking. Non credo che tartassare la gente sia una buona strategia di marketing o affiliazione. Personalmente provo fastidio davanti a questi comportamenti. Mi allontano e rifiuto, in genere.
Questa insistenza ossessiva va pericolosamente ampliandosi, è già diventata una “normalità” dei venditori. Ogni giorno mi arrivano almeno una dozzina di email pubblicitarie contro una o due di miei reali corrispondenti, penso che presto cambierò l’email. Il telefono squilla un giorno sì e uno no per Infostrada & simili (e dire che mi sono iscritto in quelle liste che rifiutano la pubblicità telefonica); ogni settimana un paio di lettere dalla Agos (prestiti) non me le toglie nessuno (non si riesce a capire a chi rivolgersi per una protesta, sulla busta non ci sono indirizzi e una volta provai con un numero telefonico che mi indirizzò a un altro, poi risultato inesistente); per non dire dei Vini Giordano: sono ottimi, ma per aver effettuato un acquisto ora sono bombardato da lettere e telefonate quasi quotidiane, alle volte due in un giorno e ogni telefonista non sa dell’altro!
Capisco che la gente debba vendere, capisco quei poveri incolpevoli cristi dei call center mandati allo sbaraglio, ma possibile che non ci sia un modo più “umano”, e anche meno dispersivo, per impostare questo genere di lavori?
Saluti,
Vittorio
Stavo per abbonarmi… e non lo faccio, grazie!
che sfigati che siete, non vi abbonate perché vi telefonano per rinnovare? maniaci maniacali della privacy.. odiosi..
pensa unpo, cerco come abbonarmi a wired pagando meno e mi imbatto in questo post.
ho risparmiato (almeno) 12 euro.
grandi!