Il predellino
Posted on Marzo 29th, 2011 in Racconti | 4 Comments »
Salgo sul predellino e considero la situazione.
Novembre, ponte Tutti-i-Santi-Morti. Ogni occasione è buona per tornarsene a casa. Autostrada A3, Salerno-Reggio Calabria, direzione sud. Il tratto è quello tra Cosenza e Altilia. Ho spento il motore, come tutti. L’incolonnamento che si è formato è immenso; volgendo gli occhi indietro me lo immagino per chilometri e chilometri: un serpente che ha la sua coda incastrata nel casello di Casalecchio e la testa schiacciata giusto una manciata di automobili davanti la mia.
C’è stata una frana. E un tamponamento.
Mi gira la testa, sul predellino.
Penso che al posto di quella familiare sommersa da terra, fango e roccia potremmo esserci io e mia moglie.
«Allora, che è successo?»
Abbasso la testa e la infilo nell’abitacolo: «Una frana e un tamponamento», dico.
«Merda».
Mentre lei si sporge sul posto di guida, io ritorno su per continuare la cronaca del disastro.
«Ci sono i mezzi di soccorso. I pompieri, più in là un’ambulanza, un paio di pattuglie della Stradale».
«Ci sono morti?»
«Spero di no, ma è molto probabile».
Aguzzo lo sguardo. Vedo un pompiere andare verso lo spartitraffico. Lo prende a calci, stacca un catarifrangente, si dispera. Subito dopo viene oltrepassato da un suo collega. Tiene in braccio un fagotto dal quale scivola via una linea rosa.
È il braccio di un bambino.
Torno dentro l’abitacolo.
«Che c’è? Che hai visto?»
«Niente».
Quando ritrovo il coraggio di risalire sul predellino s’è già fatto buio. Non è passato molto tempo. Merito dell’ora solare. Una pioggia sottile bagna il serpente di metallo e gomma.
«Che fai? Non vedi che sta piovendo?»
«Un attimo».
C’è un lampeggiante che non mi torna. Non sta davanti a me, sul luogo del disastro, ma dietro.
Scendo.
«Dove vai, oh?»
«Aspe’, torno subito».
Risalgo il serpente.
La squama che cerco non è lontana.
È un’auto “blu”.
Mi fiondo sul finestrino posteriore. Ci passo sopra con la mano a mo’ di tergicristalli. Le gocce che ho portato via rivelano un profilo fin troppo conosciuto.
Subito dopo scende l’autista e, dall’altro lato, uno della security.
«Che cazzo stai facendo?»
Non li cago. Cerco gli occhi della Personalità. Li trovo solo per un attimo.
Intanto i due mi spingono e mi strattonano.
Alzo le mani in segno di resa. Mi allontano.
Di nuovo in macchina con mia moglie che esige spiegazioni che non riesco a fornirle.
Ho la mente occupata.
Penso di tornare sul predellino.
Potrei tenere un discorso.
Arringare il Serpente a cambiare pelle.
Servirebbe a qualcosa?