Frankie Machine
Posted on Dicembre 15th, 2010 in Drowned Words | 3 Comments »
Frank Machianno è amico di tutti. Vende esche, distribuisce pesce ai ristoranti e alla sua veneranda età esce ancora a fare surf in quella che ha battezzato come l’Ora dei Gentiluomini, quando cioè i pischelli della tavola sono costretti a tornare allo stress del lavoro e le onde sono a disposizione di pochi. Frank ha una vita tranquilla e un passato come killer della mafia italoamericana. Frankie Machine, lo chiamavano. Una macchina da guerra infallibile. Quando il passato nella mala cerca di acciuffarlo nel presente, inizia la vicenda raccontata da Don Winslow, un passato da investigatore e un presente da scrittore ritirato in un ranch vicino a San Diego.
Frankie Machine lotta per tutta la durata del romanzo contro il sue essere stereotipo del “buon mafioso”, dell’uomo con un codice d’onore e quel pizzico di disillusione che ne fa una bestia saggia e intelligente. Alla fine ne esce vincitore, ma anche grazie alla forza dell’intreccio. In quanto lettore nato nella stessa terra (“di Sud, di confine, terra di dive finisce la terra” direbbe il vecchio Vinicio) degli antenati di Frankie, ho l’anima vergine come una vecchia baldracca in fatto d’onore e mala, e sono mal disposto a simpatizzare per eroi di epopee di mafia yankee. Ma il destino di Frankie si dipana in una storia ben scritta e questo mi basta, anche se avrei lo avrei voluto meno italiano d’esportazione - tutto cucina e “pilu a mazzette” - e un po’ più amaro (chissà, forse perché lo zio che compare sulla copertina Einaudi mi evoca il fantasma mentale di quel Nick Molise personaggio cardine della Confraternita dell’uva di John Fante).
L’inverno di Franckie Machine non è solo una buona crime novel, ma anche un pozzo di suggestioni che attraversano l’Atlantico e quasi una metà del secolo scorso per arrivare in un’Italia che forse avrebbe fatto gongolare i datori di lavoro di Mr Machianno: pilu, politica e malaffare. Per godervi il parallelismo basta fare l’opportuno trova e sostituisci con i nomi propri.
Ma Herbie attirava le donne.
Questo era fuori discussione.
Frank non l’aveva mai visto una sera senza una gnocca da restare a bocca aperta al suo fianco. E non si trattava di prostiotute, bensì di ballerine, modelle e ragazze che se la volevano spassare. Accettavano dei regali, certo, non di rado alquanto costosi, come un appartamentino o un’automobile, ma non lo frequentavano solo per i soldi.
Sembrava ne apprezzassero la compagnia. Del resto, anche per Frank era così, più ci passava insieme del tempo più gli andava a genio.
E forse che non abbiamo anche noi il nostro Herbie nazionale, che è riuscito nel miracolo di andare a genio a tutti raccontandoci ogni giorno la sua storia?
Ma quest’altra è micidiale:
Il raggiro funzionava così:
Garth e gli altri soci effettuavano operazioni di risparmio e di credito, concedevano prestiti non garantiti a se stessi e ai loro compari attraverso società fittizie, non onorarono i debiti contratti e prosciugarono le casse.
Chi vi ricorda Garth?
Come pure spassosi sono due mafiosi che si dicono:
- Il governo è la criminalità organizzata.
- L’unica differenza tra noi e loro è che loro sono più organizzati.
Almeno quanto è agghiacciante sapere che neanche troppo tempo fa nei rapporti della polizia yankee, nel caso di omicidi di prostitute, si usava la formula “non sono implicati esseri umani”, la stessa che ci stanno abituando a usare mentalmente quando qualcuno dei nostri “boss” fa sparate gradasse sulle donne.
Quanto vorrei vedere Frankie Machine a spasso per Roma in questi giorni - in queste ore - e potergli chiedere: che differenza c’è fra noi, carne e ossa di questa Repubblica cadente, e voi mafiosi d’inchiostro?