Nel più recente episodio del podcast Reading Wildlife, il podcast dedicato alla narrativa fantastica condotto da Andrea Viscusi e dalla nostra Angela Bernardoni, troviamo ospite lo scrittore e vincitore del Premio Strega Emanuele Trevi, che parla del suo amore giovanile per Philip K. Dick e del percorso che l'ha portato a curare i due volumi delle Opere scelte dell'autore pubblicati questo mese nella collana i Meridiani di Mondadori. Trevi, a cui viene chiesta una sua personale definizione di fantascienza e quale sia stato il suo primo punto di contatto con questo genere, passa poi a commentare la selezione contenuta nei volumi da lui curati e le traduzioni selezionate:

È chiaro che per esempio l'esclusione di Noi marziani e Cronache del dopobomba è dolorosissima, […] quello è un po' il gioco della torre, quando tu non puoi occupare più di 3000 pagine. Avevo pensato di iniziare con The Man in the High Castle, ma gli anni 50 sono gli anni forse anche più sereni, più belli della vita di Dick, da cui escono sia Eye in the Sky che Time Out of Joint. Quindi mi interessava mettere il primo perché è un po' la nascita di un artista, e a quel punto avevo già occupato un bel po' di pagine. Devo dire che ci avrei messo […] A Maze of Death, che è un libro bellissimo, e c'è quello che noi chiamiamo Follia per sette clan… sono invenzioni stupende.

In chiusura di episodio, poi, dopo aver dato qualche anticipazione sul futuro dell'opera dickiana in Mondadori, Trevi commenta la fantascienza contemporanea:

io penso sempre che le cose sono vive in quanto il presente le prosegue, se no sarebbe archeologia. Cioè noi stiamo parlando di fantascienza, non di mosaico bizantino o di operetta che sono delle arti che muoiono; io ho un grande fiducia invece nella fantascienza. 

Il podcast Reading Wildlife è disponibile su tutte le principali piattaforme per la diffusione di podcast, oppure può essere ascoltato su Substack.