Più romanzo d'appendice che inquietante e approfondita disamina in forma di thriller sulla nascita di un mostro assurto al ruolo di icona, Hannibal Lecter - Le Origini del Male è un film che non soddisfa pienamente lo spettatore, lasciandolo piuttosto perplesso.

Se da un lato le ambientazioni affascinanti nella Lituania della Seconda Guerra Mondiale prima e nella Francia dell'immediato dopoguerra dopo colpiscono l'immaginario visivo, la costruzione della trama che porta alla nascita di Hannibal Lecter sembra eccesivamente veloce, frammentaria e poco convincente per un suo intrinseco semplicismo di fondo.

Il "ritratto del gentiluomo come cannibale" pennellato in prima persona dal suo autore - ideatore Thomas Harris, appare come non all'altezza dell'aspettativa esercitata da una figura entrata in maniera radicale nell'immaginario collettivo grazie all'indimenticabile interpretazione da premio Oscar di Sir Anthony Hopkins che, poi, ha ripreso altre due volte lo stesso personaggio con alterne fortune.

Qui, però, non c'è l'attore gallese, bensì il francese Gaspard Ulliel visto velocemente in Una lunga domenica passioni, impegnato in un'interpretazione di maniera nel tentare di imitare Hopkins. Soltanto che se si vedessero in sequenza Hannibal Lecter - Le Origini del Male, Red Dragon, Il Silenzio degli innocenti e Hannibal sarebbe difficile tracciare una vera e propria linea di congiunzione attraverso tutte queste pellicole tramite il personaggio principale.

Soprattutto, il passaggio più difficile e arduo è tra questo prequel e Il Silenzio degli Innocenti. L'Hannibal diretto da Peter Webber (regista de La ragazza dell'orecchino di perla...) è un personaggio stile 'conte di Montecristo'. Un sedicente genio del male alla ricerca della vendetta contro un gruppo di miliziani che, durante la guerra, hanno commesso un crimine orrendo, violando per sempre l'infanzia di Hannibal. Approfittando dello sbandamento del fronte, questi uomini saccheggiavano tutto quello che potevano prima che l'Armata Rossa spazzasse via quel che restava dell'esercito di Adolf Hitler. Entrati in una piccola baita abitata dai piccoli figli di due aristocratici deceduti, i banditi decidono - per sfamarsi - di mangiare la bambina più piccola (la battuta riguardante i comunisti che mangiano i bambini è scontata...) risparmiando casualmente Hannibal. Quest'ultimo, diventato maggiorenne, scappato in Francia, tornerà per vendicarsi dopo avere appreso l'arte della guerra da un'ambigua e sensuale zia giapponese interpretata dalla statuaria attrice cinese Gong Li.

Violento e - fortunatamente - meno politicamente corretto di quanto ci si potrebbe attendere, il grande difetto di Hannibal Lecter è quello di essere più un film di genere che un thriller psicologico come - in origine - era Il Silenzio degli Innocenti. Al di là del fatto che è si è presi alla sprovvista da questo tipo di genesi per una figura come Lecter, della sua violenza e della sua anima addolorata, inquieta e cannibale percepiamo soltanto l'aspetto superficiale, senza riuscire a scivolare nell'inquietante psiche di mostro. Più 'Primula Rossa' che killer psicotico, l'Hannibal interpretato da Gaspard Ulliel è un eccentrico giovinastro tutto faccette e dalla verbosità diffusa di cui, però, ci sembra sfuggire l'anima. Ammesso, bene inteso, che ne abbia davvero una e che questo film visivamente molto interessante nonostante un ritmo eccessivamente veloce, abbia in fin dei conti davvero a che fare con l'Hannibal Lecter che tutti conosciamo. Al di là del titolo, infatti, le connessioni reali con il personaggio tanto amato dal pubblico mondiale, sembrano davvero labili: guarando il film, infatti, viene il sospetto che - in qualche maniera - questa figura di Lecter sia diventata solo una maschera da fare indossare ad uno o all'altro attore con una buona dose di nonchalance. Ma Hannibal Lecter non è come James Bond dove - talora - è bastato uno smoking a fare di un attore belloccio, una spia sciupafemmine.

Hannibal Lecter è un'icona e come per tutte le icone il paragone con Hopkins non solo è inevitabile, ma è necessariamente sfavorevole, perché l'attore britannico, grazie al metodo Stanislawski aveva interiorizzato qualcosa di Lecter che sembra mancare al personaggio che vediamo in questo film. E non si tratta di maturità o altro: bensì un senso di minacciosa angoscia al limite della follia dove la genialità si trasforma in delitto e dove il senso di minaccia nasconde in sé qualcosa di spaventoso, ma al tempo stesso seducente. Qualità negative che mancano a questo Hannibal Lecter, che assomiglia di più - nell'opinione di chi scrive - ad un ragazzotto saccente e violento, venuto in contatto con le origini della propria rabbia in maniera così fumettistica da lasciarci sorpresi e perplessi.

Preso come un mero film di genere, e considerandolo alla stregia di un horror giovanilistico Hannibal Lecter - Le Origini del Male non è così - ironia della sorte - "malvagio". Alcune buone idee ci sono e - nonostante personaggi ridondanti e un tono sempre sopra le righe - il risultato di per sé non è pessimo. Il problema è, semmai, che se lo si paragona al resto della franchise, la delusione è cocente. Soprattutto si ha la sensazione che qualcosa non quadri davvero. Facendo un paragone, forse, non del tutto azzardato o irriverente, qui non è stato fatto il lavoro che George Lucas ha portato avanti nel terzo capitolo della nuova trilogia di Guerre Stellari sul personaggio interpretato da Hayden Christensen. Come e perché Anakin Skywalker diventi Darth Vader è chiaro a tutti noi. Come e perché questo Hannibal Lecter si trasformi in quello de Il Silenzio degli Innocenti è sensibilmente più complesso da spiegarsi.

Hannibal Lecter - Le Origini del Male come prequel funziona di meno che come pellicola a se stante, ma - soprattutto - sembra ispirato (e non ne siamo ovviamente sorpresi...) più da un mero intento commerciale che da una vera e propria idea per offrire al pubblico una visione completa sulle gesta e sui misfatti di una figura ormai diventata leggenda.