Abbiamo tutti bisogno di eroi. Anche Sony Computer Entertainment, che recupera Gabe Logan dal sonno criogenico a cui poteva sembrare ormai abbandonato e mette l’agente segreto americano al servizio di Psp, la Playstation portatile che continua in questo modo la caccia alle sue meraviglie. Perché Syphon Filter: Dark Mirror, insieme ad altre produzioni come Loco Roco, Daxter e l’imminente Tekken Dark Resurrection, è un ottimo biglietto da visita per la mini console giapponese. Oltre che una seconda chance dovuta a un personaggio che tanto aveva fatto ai tempi della prima Playstation, ma che non era ancora riuscito a superare indenne il passaggio generazionale. Invece con Dark Mirror l’operazione funziona, merito probabilmente anche dell’alto profilo del progetto, equivalente in miniatura del complesso patinato e pirotecnico messo in scena in una pellicola d’azione hollywoodiana.

Ma al di là di un’efficace e faraonica cornice multimediale - composta da filmati, doppiaggio professonale ed effetti speciali a profusione, come non se ne vedono spesso sulle console da tv, figurarsi sulle portatili – l’ultimo Syphon Filter stupisce per l’attenzione riservata ai dettagli da Sony Bend dopo il passo falso di The Omega Strain. Il videogame è chiaramente un ritorno alle origini, ma con ragionevolezza. I livelli attraverso cui si sviluppa l’ennesimo techno thriller della serie offrono diverse letture, in base alla propria indole e perspicacia. La planimetria delle ambientazioni è abbastanza ampia da concedere libertà interpretative nonostante il sentiero lineare.

Sono però soprattutto le capacità di Gabe Logan a invitare a sperimentare approcci differenti. L’impalcatura ludica sulla quale si trova ad agire il protagonista risoluto della spy-story fonde adorabilmente elementi storici della saga con innesti ereditati da Splinter Cell, come una pletora di nuovi gadget high-tech, e da kill.switch, nel caso di sparatorie in presenza di un riparo. Il leit motiv delle coperture è una litania che serve imparare presto in Dark Mirror, siccome non mancano di sfruttarle neppure i nemici, soldatini all’interno di una trama che pesca dal calderone terroristico cospiratorio, senza particolari guizzi ma con ritmo ed evidente sforzo produttivo.

Un fan del filone di azione avrà sempre di che divertirsi, perché nel primo Syphon Filter per Psp c’è da viaggiare molto. Da un capo all’altro del mondo, così come tra tipologie di situazioni. Tutte adattate in chiave portatile, senza per questo risparmiare sui contenuti. Che tornano in una ricca carrellata di extra sbloccabili, da missioni complementari con personaggi alternativi alle armi utili nel multiplayer. 

Nelle arene online Dark Mirror scopre ulteriormente le sue carte  La sezione per più giocatori è caratterizzata dalla stessa cura dell’avventura in solitario e l’impressione è che possa rivaleggiare con Socom, fino a oggi l’alfiere Sony nell’ambito “agonismo”. Più che specifiche modalità da soli o a squadre, a impressionare è la grande possibilità di personalizzazione, a cominciare dalla facoltà di creare clan e giù fino ai più piccoli dettagli delle partite. Ancora elementi non così facili da trovare sulle console da casa, qui addirittura in una console da viaggio.

Per dirla in breve, Syphon Filter: Dark Mirror è al momento uno dei pezzi più grossi del catalogo Psp. Inequivocabile rappresentante di una filosofia che, dopo aver portato il cinema in salotto, vuole ora infilare quel salotto nel taschino.

Non sarà il massimo dell’originalità, ma è comunque il miglior modo per far le solite cose, stavolta su Psp.