Innanzitutto c’è da chiedersi come abbia fatto Ready at Dawn a infilare tutto questo bendidio dentro una Psp. Che vabbe’, sarà pure una PlayStation 2 compressa o, se si preferisce, una PlayStation vitaminizzata, ma in pochi, forse nessuno, ne avevano rivelato così chiaramente il potenziale. Daxter è coloratissimo, tecnicamente strabiliante per l’abbondanza di particolari disegnati a video, con un mare di poligoni, tra un’infinità di effetti speciali. Ce ne si innamora anche solo a guardarlo in movimento, questo piccolo grande platform per Psp. Pensare poi che il grosso del lavoro è fatica tutta italiana, del programmatore capo Andrea Pessino, sicuramente un pizzico inorgoglisce. Forse non siamo ancora condannati a essere il terzo mondo videoludico in eterno. Anche se per molti talenti la strada è sempre quella degli emigranti. Pessino, trentottenne astigiano con un passato in Blizzard (Warcraft III e relativa espansione; World of Warcraft e pure le musiche dei filmati di Diablo II), la sua l’ha trovata sedici anni fa in California, dove a Los Angeles nel 2003 ha fondato Ready at Dawn, assieme a Didier Malenfant e Ru Weerasuriya. Il motto? “No sleep 'til it's done...”, non si dorme finché non si è finito col lavoro. Sono in buona compagnia.

Se si dovesse liquidare Daxter con una parola, si potrebbe affermare che è un progetto coscienzioso. Dei limiti e delle virtù della console su cui gira, ma delle qualità nascoste della macchina, che ogni buon titolo first party sogna di aiutare a far scoprire. Ad esempio: chi l’avrebbe mai detto che il disco analogico di Psp fosse così preciso? Daxter si controlla che è una meraviglia. Daxter è la loquace donnola protagonista dell’omonimo videogame, che si inserisce nella collana di best seller per PlayStation 2 realizzati da Naughty Dog, per la precisione tra gli eventi narrati nel primo Jak and Daxter: The Precursor Legacy e il successivo Jak II. Con il tempo e l’evoluzione della specie, la saga ha lentamente perso le caratteristiche platform delle origini in ragione di sfumature più action (il più recente Jak X è addirittura una sorta di racing game d’assalto). Analogamente Daxter, pur restando ben presente all’interno delle avventure, ha osservato il suo nome scomparire dalle locandine, in favore della piena centralità conquistata dal taciturno e risoluto socio Jak dalle orecchie lunghe.

Ora, dopo tanto onorato servizio come spalla comica, finalmente Sony si è decisa a offrire al maldestro mustelide un ruolo da star, affinché possa dimostrare ai suoi fan che tutte le imprese di cui si vanta non sono soltanto chiacchiere da amici al bar. Più o meno. Insomma, come ci si aspetterebbe appena sentito nominare l’interprete, la storia è tutta da ridere. Comincia con Daxter squattrinato, che si inventa eroe per caso di una ditta di disinfestazione alle prese con la più ingombrante epidemia di scarrafoni giganti. Mano allo spray insetticida e allo schiacciamosche high tech. Le due armi multifunzione con le quali avere la meglio sui nemici che infestano i livelli di gioco. Lo spray all’occorrenza è difatti in grado di trasformarsi in un lanciafiamme da taschino e, trovata assai interessante, in uno spruzzino a reazione, per librarsi nell’aria e saltare sempre più in alto, sulla falsariga delle regole introdotte da Super Mario Sunshine.

La natura di Daxter, in netta contrapposizione con gli ultimi Jak per PlayStation 2, è squisitamente piattaformica. Ci si diverte come bimbi a saltellare per gli scenari con lo spray razzo, a caccia dei “gettoni” collezionabili per ottenere la più alta percentuale di completamento del gioco. L’azione non scarseggia, i boss di fine livello per dimensioni nemmeno, ma l’accento è posto in primis sul come mannaggia si fa a raggiungere quell’oggetto fluttuante che ancora manca all’appello. Ovviamente, in questa opera di riscoperta delle radici platform della serie, da bravo sviluppatore qual è, Ready at Dawn non si dimostra dimentico degli altri segreti del successo dei capitoli Naughty Dog. Così in Daxter fanno capolino alcuni veicoli, per intermezzi alla guida che variano il taglio prettamente salterino, e l’immensa mappa di gioco simil Gta, praticamente esplorabile in lungo e in largo senza interruzioni.

La cornice è quella classica della metropoli fantasy in chiave futuristica, popolata da strambe creature parlanti. A proposito di personaggi dalla parlantina facile, di cui Daxter rappresenta un esimio esponente con i suoi monologhi dalla comicità surreale, l’umorismo è l’altro gradito ritorno. Anche questo episodio mignon per PlayStation 2 stampa sul volto un sorriso cartoon, dalla sigla iniziale ai titoli di coda. I momenti più esilaranti sono le parodie hollywoodiane, un chiodo fisso per i videogame. Durante le sue eclettiche visioni (altro trucco per mescolare le carte in tavola alla voce giocabilità), Daxter non risparmia la presa in giro di diversi successoni ai botteghini, da Matrix al Signore degli anelli.

Se avete Psp, sarebbe davvero un peccato farselo scappare. Di sicuro una delle migliori produzioni per la console portatile Sony, un progetto svolto con affetto, impegno ed estrema cura – lo ribadisce la frazionabilità dell’esperienza, pensata per essere vissuta poco per volta, come si conviene a un titolo ipoteticamente da viaggio, con numerosi checkpoint e missioni dalla durata non estenuante. Curioso notare come, in un certo senso, Psp si stia svegliando ripercorrendo tappe simili a quelle della sorella maggiore. Per la quale proprio Jak & Daxter fu il sole del mattino, anticipatore di stagioni fulgide. Chissà. Intanto è un’altra saga celebre particolarmente legata a PlayStation e PlayStation 2 che promette le prossime faville: Tekken di Namco, con il portatile Tekken Dark Resurrection.