Se dovessimo utilizzare una sola parola per definire  il primo episodio della nuova serie Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D. (da adesso in poi semplicemente SHIELD per evitare crampi da tastiera al sottoscritto) allora quella parola è: bello.

Non poteva essere altrimenti visto che è un prodotto pensato con molta attenzione e cura da Joss Whedon proprio per ottenere quel successo che la Marvel (ovvero la Disney) cerca. L'intento è chiaro: confermare e stabilizzare il successo che stanno avendo le versioni cinematografiche dei supereroi e "colonizzare" anche il piccolo schermo, ovvero portarci la "civiltà dei supereroi".

Non aspettatevi un prodotto rivoluzionario dal punto di vista televisivo, però. SHIELD attinge a piene mani dalle serie made in USA di maggiore successo in cui ci sono dinamiche di gruppo (NCIS è la prima che viene in mente, ma ci sono rimembranze di classici come l'A-Team) o tecnologie forensi un poco più avanzate delle nostre per lustrarci gli occhi (come a volte fa CSI); e lo fa anche nella fotografia e nei ritmi narrativi. Assomiglia a molte cose, ma il risultato è una specie di mostro di Frankenstein, ma un risultato che funziona ottimamente.  

Per assurdo la serie a cui meno assomiglia è l'altra serie che sta lanciando i supereroi in televisione, ovvero Arrow, che ha atmosfere e tematiche del tutto differenti.

Lo Shield (acronimo di Strategic Homeland Intervention Enforcement and Logistics Division) è l'agenzia di controspionaggio e antiterrorismo dell'Universo Marvel. Creato da Stan Lee e Jack Kirby nel 1965 in seguito al successo di James Bond, ha attraversato i decenni rimanendo, nelle serie a fumetti, abbastanza uguale a se stesso e più o meno con sempre al comando Nick Fury. Solo negli ultimi anni sono ulteriormente variati i suoi scopi e il suo impatto sul resto della continuity marvelliana, passando da deus-ex-machina occasionale ed elemento di sfondo a sorvegliante più attento della pace del mondo.

Il ruolo della serie televisiva non è differente: introdotto come elemento unificatore dei recenti film targati Marvel (anche a livello di trama), passa adesso al ruolo attivo di sventare le minacce utilizzando le proprie forze. Proprio perché sul nostro pianeta continuano ad apparire persone dotate di superpoteri (oltre a tutta una serie di minacce tecnologiche o di origine aliena), viene organizzata una squadra operativa guidata dall'agente Coulson (Clark Gregg) nel ruolo di supervisore e composta dagli agenti Melinda May (Ming-Na Wen), Grant Ward (Brett Dalton), Leo Fitz (Iain De Caestecker), Jemma Simmons (Elizabeth Henstridge) e a cui si aggiungerà da esterna Skye (Chloe Bennet). Ognuno ha ovviamente le sue specializzazioni e un suo carattere ben distinto, magari fortemente accentuato nel classico spirito "a fumetti", ma è un qualcosa che ci può stare.

Nettissimo, come era prevedibile, l'aggancio a The Avengers, sia per risolvere il malaugurato epilogo che aveva coinvolto l'agente Coulson (ma il ritorno della morte è una costante dell'Universo Marvel, quindi è quasi un elemento a favore), sia per i riferimenti diretti agli avvenimenti del film usati proprio come spunto per la serie.

La trama dell'episodio unisce la formazione della squadra per gestire super minacce (autorizzata dal vicedirettore (?) Maria Hill interpretata da Cobie Smulders) a un avvistamento di un nuovo individuo dotato di qualità superumane: si tratta di Mike Peterson (J. Augustus Richards), operaio senza lavoro che accetta un potenziamento a scopo di esperimento per poter riprendere le redini della propria vita (altra costante fonte di guai nelle serie della Marvel). Da notare che nei primi trailer di qualche mese era stato interpretata come l'apparizione di Luke Cage, ma il pilot svela che non è così.

Tutto poi procede in maniera abbastanza lineare, con un andamento tutto sommato prevedibile, ma anche spigliato e godibile. Raramente il ritmo si spezza e le parti più leggere o ironiche (la coppia Fitz-Simmons serve anche da moderato relief comico) si dosano bene con quelle di azione. Anche qui si vede la mano di Whedon.

Col procedere dell'episodio la squadra scopre anche che c'è qualcosa di più vasto in movimento, elemento che rafforza i suoi scopi e serve a convincere lo spettatore che non starà solo a vedere il "fenomeno" della settimana.

Forse l'unica critica la si può fare al finale che ci offre un lieto fine al rallentatore con tanto di "ballad" in sottofondo, altra tendenza abbastanza recente delle serie americane che andrebbe però dosata maggiormente per non risultare stucchevole (e di sicuro non in linea con i comic book).

Da segnalare un paio di imprecisioni (sviste?) negli effetti speciali altrimenti abbastanza buoni per quanto limitati dal budget. Il primo è lo spostamento iniziale in elicottero, che risulta abbastanza imbarazzante a livello visivo, mentre il secondo lo abbiamo quando Peterson scaglia un portello contro gli agenti: questi si spostano, il pubblico in primo piano scappa, ma quello poco più indietro cammina come se niente fosse, rivelando che si tratta di un montaggio di più riprese.

Ultima nota le citazioni di cui Whedon ha riempito il telefilm. Non vengono usate come riempitivi di vuoti narrativi (e qui i creatori nostrani di fumetti di fantascienza popolari ne avrebbero da imparare), ma appunto gustose citazioni non limitate all'Universo Marvel.

Resta un fatto: SHIELD va visto.