Cinquant’anni, canadese, Robert J. Sawyer viene a volte avvicinato ad Asimov per la sua capacità di scrivere storie appassionanti su idee affascinanti basate su solide conoscenze scientifiche. Qualche giorno fa ha consegnato al suo editore il 21esimo romanzo della sua carriera, Triggers. In Italia è stato pubblicato da Editrice Nord, Fanucci, Delos Books e soprattutto da Urania, dove proprio questo mese è uscito il primo romanzo della sua nuova trilogia WWW. A DelosDays Sawyer indossava orgogliosamente la t-shirt con l'immagine della copertina del libro, disegnata da Franco Brambilla.

È appena uscito in Stati Uniti e Canada il tuo ultimo romanzo, Wonder, libro conclusivo della trilogia WWW che esordisce in Italia su Urania questo giugno con Wake, in italiano WWW: Il risveglio. Vuoi raccontarci di cosa di tratta?

L’idea alla base della trilogia WWW, Wake, Watch e Wonder, è che il World Wide Web possa diventare un essere autocosciente. Sono sempre stato molto affascinato dalla nozione di coscienza, mi sono documentato sulla sua nascita da un punto di vista biologico su vari testi, ma innanzitutto non sono affatto convinto che sia necessario un substrato biologico, e credo anche che una coscienza che dovesse emergere in un contesto del tutto diverso dalla selezione del più adatto, come accade nell’evoluzione della vita biologica, potrebbe essere del tutto diversa dalle forme di coscienza che conosciamo.

Quindi, finalmente la fantascienza si occupa della più grande invenzione che non aveva previsto: internet.

Robert Sawyer tiene il suo speech a DelosDays, tradotto da Annarita Guarnieri
Robert Sawyer tiene il suo speech a DelosDays, tradotto da Annarita Guarnieri
Certo! Molta fantascienza è stata un po’ una sorta di strana storia alternativa per l’ultimo quarto di secolo, distaccandosi dal mondo reale a partire dal Neuromante di William Gibson. Letture affascinanti, ma sempre più lontane da ciò che stava avvenendo realmente nell’informatica. Spero con WWW di aver dato un po’ una correzione di rotta.

L’anno scorso è stata prodotta la serie tv FlashForward basata sul tuo romanzo omonimo. Sei soddisfatto dell’esperienza? La rifaresti?

L’esperienza mi è piaciuta molto, è stata una delle cose più belle che siano accadute nella mia carriera. Mi sono fatto molti amici tra sceneggiatori, produttori, attori. Ho passato un sacco di tempo a Hollywood, sono stato consultato per ogni episodio. E devo dire che ho guadagnato un sacco di soldi. Non vedo motivi per cui non dovrei esserne rimasto contento, e sarei molto felice se accadesse di nuovo.

Sebbene il romanzo sia abbastanza diverso (più interessante, secondo me) dalla serie, so che molti ti hanno chiesto di scrivere un seguito o una conclusione della vicenda televisiva, interrotta senza un vero finale.

Ho scritto il romanzo FlashForward tredici anni fa, nel 1998 (è stato pubblicato nel 1999); da allora mi sono spostato su altre cose. Se la serie fosse andata avanti avrei scritto volentieri un’altra sceneggiatura, ma tornare indietro e scrivere un altro romanzo ora che la serie è stata cancellata per me sarebbe tornare indietro, non andare avanti.

In Italia la tua serie più famosa è la trilogia Neanderthal Parallax, che dà uno sguardo davvero appassionante su un universo in cui la specie dominante sono i nostri cugini Neanderthal. Tema affascinante, sul quale affiorano nuove teorie ogni anno. Ti ha richiesto molta documentazione?

Altroché. Mi ci è voluto un intero anno solo per fare ricerche sui Neanderthal ancora prima di scrivere una sola parola; ho potuto permettermi questo lusso perché ho ricevuto un buon anticipo per l’intera trilogia. Volevo sapere tutto quello che c’era da sapere sui nostri cugini prima di cominciare a scrivere su di essi, e durante la ricerca sono riuscito anche a parlare faccia a faccia con praticamente ogni maggior esperto di Neanderthal del mondo.

So che ami gli ebook, non negarlo: ho visto il tuo video in cui mostri orgoglioso la tua collezione di reader. In Europa questo fenomeno è proprio agli inizi: hai qualche previsione sul futuro del libro, elettronico o meno?

Robert J. Sawyer e Franco Brambilla (foto: Fabio Pagan)
Robert J. Sawyer e Franco Brambilla (foto: Fabio Pagan)
Non ci sono dubbi che gli ebook alla fine diventeranno la forma dominante di diffusione dei libri. L’unica domanda è quando. Amo gli ebook per la facilità con cui li puoi portare con te, perché posso allargare il carattere per leggere comodamente, eccetera. Non credo che i libri di carta siano destinati a scomparire, ovviamente, ci sarà sempre un mercato per chi porta avanti l’arte della stampa, ma finirà per essere una nicchia, non la normalità, nei prossimi decenni. Quando sono venuto a Milano il mio Kindle 3G con accesso wireless globale era ovviamente nella mia borsa.

L’ultima domanda è canonica: ora che hai terminato la trilogia WWW su cosa stai lavorando?

Sto scrivendo un romanzo - il titolo di lavorazione è Triggers, “inneschi” - sul tema del disordine post-traumatico, un tentativo di assassinare il presidente USA e la natura della memoria. Dovrei finirlo prima dell'estate.

Grazie Rob e grazie per essere venuto a DelosDays.