Il venditore

Ormai per me la “magia” della prima Worldcon non esisteva più. Sì, certo, un’esperienza bella e per molti versi istruttiva, ma lontana anni luce, tanto per restare in tema SF, dalle emozioni provate a Chicago. Tra le altre cose (e questo dipende anche dalla sede, perché a Chicago tutto si svolgeva nello stesso albergo e lì era alloggiata la maggior parte degli ospiti) non ho partecipato a nessun “party notturno”.Tenete conto che alle Worldcon, e questa non ha fatto eccezione, sono a disposizione spazi per inserire materiale promozionale. Prossime convention, fanzine, libri di nuova uscita... Bene, c’erano tantissime proposte USA (strano, eh?) e molte inglesi (erano i padroni di casa). Non ho raccolto quelle statunitensi, ma quelle inglesi che potevano interessarmi sì. Ne ho davanti a me una decina (di convention, pubblicizzate alla Worldcon... quante ne abbiamo in Italia?). Riguardo al resto dell’Europa ho qui davanti a me la pubblicità di incontri che si terranno in Francia, Spagna, Olanda, Irlanda, due in Polonia... perfino in Lussemburgo! E poi una fanzine croata e una tedesca, scritte in inglese per l’occasione, cartoline di Perry Rhodan e altro materiale.Ebbene, cosa c’era per l’Italia su questi banchi a distribuzione gratuita (e se qualcuno che era là ha trovato altro, per favore, me lo segnali, ne sarò solo contento)? La cartoline pubblicitarie dei miei libri in inglese.Oltre ai quattro panel che avevo tenuto a Chicago nel 2012, sono a conoscenza degli interventi di Londra di Maurizio Manzieri, del panel di Giulia Iannuzzi e della presentazione di Francesco Verso (fuori dai panel “ufficiali”), e naturalmente di Veronika Santo che nel pomeriggio di domenica è stata al nostro stand per autografare i suoi libri e chiacchierare con i lettori (nota: non considero gli interventi di autori nati in Italia ma trasferitisi all’estero da tempo, e comunque può darsi che qualcuno mi sia sfuggito ‒ ma di certo non si è fatto vedere al mio tavolo. Poi so di un panel che non è stato accettato dagli organizzatori, comunque onore al tentativo). Gli iscritti italiani erano 59, contro per esempio 252 tedeschi, 164 olandesi, 155 svedesi, 138 francesi... se poi guardiamo i partecipanti effettivi eravamo in 28, come il Belgio, e la ben più piccola Croazia si è piazzata a 21 (fonte delle cifre: www.loncon3.org/demographics.php). Se si legge sul “libro” ufficiale della Loncon 3 (pag. 144) tra gli “European Agents”, si scopre che questi esistono per Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Olanda,... C’è un agente per l’Italia, secondo voi? Avete indovinato: nemmeno per idea.

Il collezionista

Da collezionista ho dato la caccia a Robert Silverberg e al suo Nightwings, uno dei più bei libri che abbi mai letto. Per quasi due giorni la mia ricerca è stata vana. Vedevo Silverberg gironzolare ma senza libro era quasi inutile fermarlo. Ho chiesto a diversi venditori se possedevano una qualunque compia di questo romanzo, ma nulla di nulla, tranne un omnibus moderno inglese che conteneva anche altro. Al che mi sono arreso e ho optato per la versione italiana di un racconto di Silverberg edito su Quasar delll’edizione delle Vigne; rapito quindi il buon “call me Bob” come mi ha invitato a chiamarlo dopo essermi presentato, l’ho invitato a firmare la rivista di Luigi Petruzzelli. Poi, ho scoperto che Silveberg parla un buon italiano, e al nome del comune amico Di Filippo si è ricordato di aver sentito parlare di me e della Sicilia dal vulcanico Paul. Ovviamente l’ho invitato in Italia e lui sogghignando mi ha “lasciato credere” che forse verrà. Una bella illusione.

Lo scrittore

Ho detto che sono qui per turismo, ma non è poi così vero. In realtà una missione ce l’avrei. Quello che mi manca è un vero e proprio piano d’attacco. Le cose comunque quando devono accadere, semplicemente accadono. Devo incontrare la delegazione giapponese, qui alla Loncon per promuovere la candidatura di Shizuoka 2019; so che tra loro c’è qualche lettore ed estimatore di Mondo9, uscito nel Paese del Sol Levante a febbraio di quest’anno. Com’è, come non è, sta di fatto che anche loro sanno che sono nei paraggi e vengo contattato tramite Facebook da tra eminenti professori universitari di Tokyo, Nagoya e Hokkaido: vogliono invitarmi al party giapponese in programma per quella sera, dopo la cerimonia degli Hugo. Sono già seduto in Auditorium per l’inizio della premiazione che due di loro - Tadashi Nagasawa e Touya Tachihara - mi chiamano all’esterno, mi accolgono con un entusiasmo che non mi aspetto (scambio di regali, foto col sottoscritto) e vogliono sincerarsi che sarò alla festa, dove mi aspetta Takayuki Tatstumi, professore di Letteratura americana alla Keio University, sorta di eminenza grigia del mondo accademico non solo giapponese, autore tra l’altro di un celebrato saggio critico sul cyberpunk d’Oltreoceano. La festa è simpaticissima, il sake abbondante, i sorrisi cordialissimi. Mi invitano in Giappone, si aspettano di leggere altro di mio nel loro Paese. È la mia ultima serata alla Worldcon: ho anch’io il mio piccolo momento di gloria, diviso oltretutto con i miei amici più cari. Una specie di ciliegina sulla torta perché questa trasferta a Londra sia semplicemente indimenticabile…