In principio fu Pierre Boulle, romanziere che di fantastico non si era mai interessato, a scrivere un romanzo dove una annoiata coppia glamour in crociera spaziale rinveniva il classico messaggio nella bottiglia. Il messaggio narrava dell'avventura dai contorni di un incubo vissuta da un umano finito su un pianeta del sistema Betelgeuse dove l'evoluzione darwiniana aveva seguito un altra via rispetto alla Terra. La specie intelligente era quella delle scimmie, la specie animale quella umana. Al termine del romanzo la coppia glamour si rivela essere una coppia di scimmie che reputano il manoscritto una specie di scherzo nemmeno tanto riuscito.

E questa fu la vera Alba del Pianeta delle Scimmie.

Da allora, ispirandosi al romanzo, sono stati prodotti un primo gruppo di cinque film dal 1968 al 1973, un remake del primo film a regia di Tim Burton nel 2001 e l'inevitabile reboot già costituito da due film: L'Alba del Pianeta delle Scimmie del 2011 a firma di Rupert Wyatt e Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie, diretto da Matt Reeves, uscito a Luglio di quest'anno.

Non dimentichiamo, poi, che nell'ambito del franchising espanso (fumetti e televisione) ci fu un fumetto made in Marvel (composto da 29 numeri nei quali erano compresi gli adattamenti dei primi cinque film) e due serie televisive una con attori veri del 1974 e l'altra a cartoni animati del 1975.

È indubbia la fascinazione esercitata su autori e pubblico dalla tematica che vede le scimmie sostituire l'uomo in una società che presenta tutti i difetti della società umana stessa, sfuggendo per questo al concetto del “buon selvaggio” o all'aspetto disneyano così tanto presente al cinema e alla televisione negli anni settanta grazie ai documentari.

Ma è ancora più interessante considerare quali sono le cause che determinano la dominanza delle scimmie sugli umani nelle singole opere.

Nel romanzo di Boulle (1963) il pianeta non è la Terra ma Soror (così ribattezzato dagli esploratori) che fa parte del sistema di Betelgeuse sul quale giunge l'astronave dove viaggia il protagonista Ulisse (quale nome migliore per un esploratore dell'ignoto?) che scriverà il resoconto poi lanciato come “messaggio in bottiglia” nello spazio. Tutto questo utilizzando il più classico escamotage utilizzato della narrativa fantastica sin dagli albori. Ma il colpo di scena finale è che il protagonista, tornando sulla Terra troverà una società governata proprio dalle scimmie, lasciando intendere che il tempo trascorso nello spazio ha fatto sì che l'evoluzione portasse alla comparsa della nuova razza dominante sulla Terra così come era stato su Soror.

Quando il romanzo approda al cinema pochi anni dopo, però, la causa del cambiamento di razza dominante è tutto compreso nella frase che Charlton Heston urla disperato nella famosissima scena della

scoperta della Statua della Libertà semisepolta nella sabbia: “Voi uomini l'avete distrutta! Maledetti, maledetti per l'eternità, tutti!” Lasciando intendere che la follia umana e gli arsenali atomici abbiano condotto ad una apocalisse dalla quale la Terra è rinata come Pianeta delle Scimmie.

Quindi Boulle utilizza concetti scientifici riguardanti l'evoluzione, l'esplorazione nello spazio e la relatività,

Hollywood la paura atomica ma, quando Hollywood stessa, decide di riattualizzare la saga cambia anche le cause del sorgere del pianeta delle scimmie.

Dalla catastrofe atomica si passa agli esperimenti farmacologici e poi ai virus, spostando la paura dalla catastrofe atomica all'epidemia.

Quest'ultimo tema, ovviamente, è tra i più gettonati dai soggettisti americani, che cavalcano ormai l'onda dei virus mutageni che producono zombie, vampiri, mutanti aberranti e, appunto scimmie intelligenti dimostrando così come ancora una volta l'interesse per l'ignoto si sia spostato dallo spazio esterno del romanzo di Boulle a quello interno e ancora più interiore del reboot.

Ma il fascino indiscusso dell'ambientazione di tutto questo franchising è costituito dalla curiosità di vedere le scimmie antropomorfizzate fino ad acquisire i peggiori tratti dell'essere umano.

Come a dire che avidità, aggressività, prevaricazione, fondamentalismo e tutti le peggiori caratteristiche del comportamento umano sono inevitabilmente inscritte nel corredo cromosomico di qualsiasi primate.

Se i registi dei due film del reboot sono esordienti o quasi, il vero protagonista della saga ovvero Cesare lo scimpanzé che condurrà le scimmie alla consapevolezza e al dominio, è stato affidato ad Andy Serkis.

Tra i coprotagonisti del secondo capitolo vanno elencati anche Gary Oldman e Keri Russell ma è su Serkis che va appuntata l'attenzione.

Sin da quando ha prestato volto e movenze a Gollum nella trilogia del Signore degli Anelli il cinquantenne attore e regista britannico ha aperto la strada ad un nuovo modo di utilizzare la motion capture per animare personaggi in CGI, diventando l'attore senza volto più famoso al mondo.