Alberto Cola
Alberto Cola
Della “crisi” si parla ormai da anni, a proposito e a sproposito, e se c'è un genere letterario che si può definire il portabandiera di questo argomento è di sicuro la Fantascienza.

Quindi perché non  incuriosirsi per un progetto arrivato da poco nelle librerie per i tipi delle Edizioni della Vigna nella collana Fermenti dal titolo Crisis?

Se a questo uniamo lo stuzzichevole ingrediente rappresentato dal fatto che i due curatori sono “persone note” nel campo della fantascienza italiana e che rispondono ai nomi di Francesco Troccoli (autore di Ferro Sette per Curcio, finalista all'ultimo Premio Italia) e Alberto Cola (Premio Urania nel 2009 con Lazarus) è scontato che viene la voglia di lanciarsi in una intervista doppia, come quella che segue.

Cos'è Crisis? 

Francesco Troccoli. Crisis è un volume che contiene una breve serie di racconti di fantascienza e direi che è il risultato di un rigoroso processo di selezione, più che di semplice raccolta. Abbiamo chiesto agli autori proponenti di sviluppare una storia che avesse il suo incipit, o in alternativa il suo retroterra, in una fantascientifica crisi economica senza precedenti avvenuta nell'anno 2014, e ambientata entro il secolo successivo. Volevamo storie positive, incentrate sulla capacità di reagire e ricostruire, tese insomma a valorizzare gli aspetti più propriamente umani dei protagonisti. In un'epoca in cui si parla tanto di trans- e post-umano, a me sembra che si debba prima completare con convinzione la definizione dell'Umano, facendo leva sulle forze sane che appartengono alla nostra natura, benché (e soprattutto quando) quest'ultima sia messa a dura prova da avversità ambientali o pulsioni violente, a livello individuale e collettivo. 

Alberto Cola. Posso solo aggiungere che Crisis, come ogni antologia che si rispetti, raccoglie in sé la somma di molteplici visioni e approcci perché al fianco di professionisti della sf abbiamo inserito anche autori più in sintonia con altri generi. E il risultato è stato sorprendente per complessità e completezza.

Non ce ne saranno un po' troppe di antologie in giro? 

Francesco Troccoli. I buoni libri non sono mai troppi. Soprattutto quelli che mirano a valorizzare una forma letteraria così trascurata come il racconto. Se poi concorrono, come mi pare stia accadendo, a rivitalizzare il genere, ben vengano. Ad ogni modo, saranno i lettori a dirlo. 

Alberto Cola. Prendo la domanda come una provocazione. Quando iniziai a scrivere sf di antologie ce n'erano anche di più, come di riviste o fanzine di alta qualità che costituivano lo sbocco naturale per i racconti. Oggi, malgrado il lavoro egregio dei pochi editori specializzati nel genere, è innegabile la contrazione a cui assistiamo da anni, e inoltre ritengo che ben pochi generi come la sf si prestino alla lunghezza breve e sappiano valorizzarla. Quindi ben vengano le antologie e un grazie a Luigi Petruzzelli

Francesco Troccoli
Francesco Troccoli

per averci dato la possibilità di vedere realizzato il progetto.

Fantascienza Post Catastrofe. Negli ultimi anni la fantascienza sembra identificarsi quasi solo in questo "sottogenere" perché? 

Francesco Troccoli. Nel nostro caso non si tratta propriamente di questo. Trovo il catastrofismo inflazionato e piuttosto noioso. La "crisi" di cui i racconti trattano è qualcosa di più sofisticato di una grossolana catastrofe; si tratta di un crollo economico che ha immediatamente investito anche gli aspetti sociali e culturali. Insomma non ci interessava l'apocalisse, ma la "crisi" nel senso più ampio e costruttivo del termine, come teatro della narrazione di una strategia individuale o collettiva per uscirne. Non a caso nella prefazione citiamo il celebre motto di Albert Einstein: “A crisis can be a real blessing to any person, to any nation. For all crises bring progress.” In tal senso, la scelta della bellissima copertina di Luca Frasca vuole avere il sapore della provocazione. 

Alberto Cola. Mi verrebbe da dire che, al di là dell'aspetto economico e sociale rimarcato da Francesco, in Crisis la catastrofe è anche molto interiore e coinvolge la sfera emotiva e più nascosta dell'uomo, costretto a ripartire alla ricerca di un nuovo benessere, più intimo e vero, meno legato a indici di borsa. I personaggi hanno tutti un'anima piena di cicatrici, ed è l'unico insegnamento di cui possono far tesoro.

Come si sono trovati due scrittori come voi nel ruolo dei curatori, il compito più gravoso e quello più gratificante? 

Francesco Troccoli. Non so come si sia trovato Alberto, ma per me l'aspetto più gravoso è stato respingere i racconti di alcuni proponenti che, pur validi, non erano in sintonia con gli obbiettivi del progetto. Il più gratificante è stato verificare come la maggior parte degli autori siano subito entrati nello spirito dell'opera, a dimostrazione che non è difficile, anche dal punto di vista narrativo, riconoscersi nella tesi di fondo "umanistica" che l'anima.