E torniamo a parlare di Samuel R. Delany, di cui ci siamo già occupati in Delos n. 30 nella prima puntata di questa rubrica e su cui siamo tornati ripetutamente, tale è la sua importanza nel mondo della fantascienza. Quest'oggi, prenderemo in esame due romanzi dello scrittore di colore, usciti entrambi per la Nord e per l'esattezza Nova (Nova, 1968, ed. ital., Ed. Nord. Cosmo Argento 1973) e I Gioielli di Aptor (The Jewels of Aptor, 1968 ed. ital Ed. Nord, Fantacollana, 1973, ristampato 1979, Ed. Il Picchio).

Per I Gioielli di Aptor siamo in una situazione abbastanza strana: il romanzo costituisce l'esordio di Delany, pubblicato nel 1962 all'età di venti anni, ma e stato successivamente rivisto nel 1968 con l'aggiunta del terzo di romanzo espunto all'atto della prima edizione, e quindi nel 1971 per il mercato inglese, con ulteriori modifiche. Dispiace quindi che l'unica edizione esistente in Italia sia basata su quella del 1968. Come per Nova, e per molta della produzione di Delany, al centro del romanzo c'è un viaggio, che può essere interpretato a pieno titolo come una "cerca" medievale. Come per altri romanzi, i riferimenti mitici sono ad ogni passo, ed il protagonista è un artista, un romanziere od un poeta, oppure un critico. Anche in I gioielli di Aptor, come in La Ballata di Beta 2 la narrazione si snoda, accompagnata da riferimenti ad antichi testi poetici. Il mondo cui ci troviamo di fronte è un mondo distrutto, nei millenni passati, da una distruzione nucleare che ha assunto un'aura di mito, tanto è vero che si parla del Grande Fuoco come si potrebbe parlare del Diluvio Universale. Per categorizzare in qualche modo questo romanzo, si è parlato in passato di science fantasy e Delany nel corso del romanzo, basato sulla storia del Flauto Magico, ci sprofonda in un ambiente per l'appunto fantastico, una specie di calderone dove fa ribollire tutti i cascami dell'immaginario trasformandoli ed infondendo loro nuova vita con la sua eccezionale padronanza del linguaggio, del tutto atipica nel campo della fantascienza.

S. Delany: Nova
S. Delany: Nova

In Nova, si va oltre, il linguaggio regna sovrano e diventa la dannazione del traduttore, slang, argot, barocchismi, diversità del modo di parlare dei singoli personaggi, tutto viene impiegato per dare spessore ad una storia appartenente al mito travestita da fantascienza. Il Capitano Von Ray è ossessionato dall'idea di infilarsi con l'astronave in una stella che si sta trasformando in nova per strapparne poche tonnellate di Illyrion, la sostanza su cui è basato il movimento delle astronavi e l'economia dell'intera galassia. Le sue motivazioni sono la vendetta ma anche impedire la fine economica del suo settore di galassia e nel suo tentativo finisce per trasformarsi in una via di mezzo tra un Prometeo che strappa il fuoco agli dei per donarlo agli uomini ed un cavaliere medievale alla ricerca del santo Graal, ma volendo estendere i riferimenti, la sua ossessione rasenta quella del capitano Achab nella ricerca di Moby Dick. Ogni volta che il lettore pensa di aver afferrato uno strato, una faccia del romanzo, immediatamente scopre che c'è qualcosa d'altro. L'Illyrion finisce quindi per divenire un mero pretesto, un motore immobile che quasi senza comparire in scena è in grado di muovere i personaggi, ognuno con le sue motivazioni distinte dagli altri. Qui il personaggio dell'artista si scinde, ed abbiamo da un lato il romanziere, in un'epoca in cui non si scrivono più dei romanzi, e dall'altro il musicista zingaro, in grado di evocare sensazioni stupefacenti e persino di uccidere con il suo strumento, tale è la forza dell'arte ma a ben vedere, i due personaggi finiscono per diventare uno, tanto sono complementari.

Qualcuno, al leggere la mia presentazione potrebbe spaventarsi e farebbe male, poiché il romanzo non è né difficile né pesante ma anzi, si snoda con una apparente semplicità che può trarre in inganno il lettore disattento, che pur lasciandosi sfuggire la messe delle citazioni, chiuderebbe il libro non insoddisfatto, tale è la capacità letteraria del suo autore di trascinarlo dalla prima all'ultima parola