Questa volta, come è già accaduto, la nostra puntata di Tesori verrà piegata alle esigenze dello speciale sui robot, e ci occuperemo di due romanzi, uno di interesse eminentemente storico, anche se mantiene una sua ingenua leggibilità ed uno estremamente valido e attuale.

Stiamo parlando di Adam Link Robot di Eando Binder (Adam Link--Robot, 1965 ediz. ital. Longanesi Fantapocket 21, 1978) e di Futuro in Trance di Walter Tevis (Mockingbird, 1981, Classici Urania 240, Arnoldo Mondadori Editore, 1997)

Per quanto riguarda Adam Link Robot, a scanso di equivoci occorre precisare che siamo di fronte in realtà a una serie di racconti comparsi su rivista tra il 1939 e il 1940, cuciti in forma di romanzo solamente nel 1965. La precisazione è d'obbligo, visto che si potrebbe rimanere interdetti di fronte all'ingenuità della narrazione, che in alcuni punti sfiora quasi il ridicolo, malgrado il lettore sia più portato a solidarizzare con il robot che a riderne.

Caratteristica essenziale è nel fatto che si tratta del primo racconto, ove il robot parla in prima persona. Adam Link viene costruito dal professor Link, che fa appena a tempo a dargli un'educazione prima di morire in un incidente di laboratorio, schiacciato da un grosso trasformatore. Naturalmente, della morte viene accusato il robot, e starebbe per essere distrutto se non venisse salvato da Tom, il nipote del professore, che di fronte a uno stolido sceriffo chiede un regolare processo. Malgrado la buona volontà di Tom il robot viene condannato alla sedia elettrica, e sta per essere giustiziato quando viene salvato da un giornalista che non solo dimostra che non è stato lui l'assassino e che non di delitto si tratta, ma che anzi, si è anche reso protagonista di alcune azioni di eroismo.

E' particolarmente simpatico come il robot prende la mancata esecuzione: "Allora svenni. Posso descriverlo come una gioia immensa che mi soffocò, mi intorpidì il cervello, mi fece cadere sulle ginocchia. O forse fu solo un'ondata improvvisa di elettroni verso il centro della locomozione". Questa è una caratteristica che non perderà nel corso dei racconti, anche se il compito di svenire viene assunto su di sé da Eve (grande fantasia), la compagna che nel frattempo si è creato. Massima aspirazione di Adam è quella di essere considerato come tutti gli altri uomini, ma bisogna tener presente un punto, per Adam tutto si riduce a una mera questione legale: non anela tanto ad essere uomo, quello che gli preme è invece essere "cittadino", in particolare Cittadino degli Stati Uniti d'America, cosa che gli riesce quando, dopo aver salvato il mondo da una invasione di Siriani, il Presidente degli Stati Uniti porge a lui e ad Eve la Medaglia del Congresso ed un certificato di cittadinanza. Va notato che i racconti sono stati scritti tra il '39 e il '40 e quindi probabilmente l'elemento patriottico si è inserito in essi con maggiore forza.

Il romanzo, per i motivi che si sono esposti sopra è in un certo senso buffo, certe descrizioni sono ridicole probabilmente oltre le intenzioni degli autori, si pensi alla prima lite coniugale tra Adam ed Eve, ma non va dimenticato che i racconti hanno sulle loro spalle 60 anni, ed il romanzo 25. Lo strano invece è che pur nella sua ingenuità storica, il romanzo rimanga completamente godibile.

Completamente diverso il clima del romanzo di Tevis. Tecnicamente non dovremmo parlarne in questa rubrica, dedicata ai romanzi non ristampati negli ultimi quindici anni, ma vista la potenza narrativa del romanzo, e il fatto che dopo due anni un classico di Urania ha la stessa reperibilità di un romanzo stampato venti anni prima, faremo uno strappo alla regola.

Tevis purtroppo ha prodotto molto poco, una manciata di racconti e lo splendido Uomo che cadde sulla Terra, da cui venne tratto il film con David Bowie. In Futuro in Trance (ma preferiamo il titolo della sua prima edizione italiana presso la Nord nel 1983, Solo il mimo canta al limitare del bosco), abbiamo una raffigurazione di un mondo agghiacciante. L'umanità, il poco che ne è restato, vive in un eterno presente senza storia (non si contano più neppure gli anni), quasi in trance, appunto, obnubilata dalle droghe. Quello che abbiamo di fronte è un mondo apparentemente vicino a noi ma al crepuscolo, l'umanità è divenuta sterile nella sua interezza e il pianeta si va spopolando, non vi sono più creazioni artistiche e la lettura è stata proibita per legge perché genera infelicità, ma ciò nonostante l'uomo non è felice. Ne sono la prova i continui suicidi con il fuoco, che non sono però un gesto di protesta, quanto di estrema noia. I protagonisti sono tre, Paul Bentley, un professore universitario che ha imparato casualmente l'antica arte di leggere e scrivere, Mary Lou che rifiuta l'eterno presente, e gesto eversivo come pochi, passa la sua vita nel tentativo di ricordarla, e Spofforth il robot che rappresenta il massimo della capacità creativa dell'uomo. Ma Spofforth, per un difetto costruttivo non può fare altro che comportarsi come l'uccello mimo, un passeraceo che con il suo verso imita gli altri uccelli; Spofforth tenta di vivere la vita di un uomo, come gli viene suggerita dai pallidi ricordi dell'uomo sulla cui mente è stata ricalcata la sua, fa quindi incarcerare Paul per il reato di lettura illegale e tenta di scimmiottare una irreale vita di coppia assieme a Mary Lou mentre il mondo intorno a loro continua a disgregarsi mano a mano che le macchine non sono più in grado di auto ripararsi.

Il ritratto del mondo che compare in Solo il mimo... è struggente e angosciante al tempo stesso, possiamo sentire in esso gli echi di Fahreneit 451 di Bradbury e de La città e le stelle di Clarke, ed è un mondo che potremmo cominciare a conoscere sin troppo bene, un mondo mediatico dove il passare del tempo sembra cancellato e l'imperativo è schivare i problemi perché creano infelicità. Fatto sta, che Tevis, con questo romanzo, controllato, senza sbavature sentimentali, ci da un classico della fantascienza moderna, degno di stare sullo scaffale accanto alle grandi distopie di Bradbury, Orwell ed Huxley.