La peggior cosa che potesse capitarmi all’inizio di una giornata era la sgradita compagnia di uno spettacolare mal di denti.

Già la sera prima c’erano state avvisaglie. Un fastidio in fondo alla mascella sinistra, un doloretto appena accennato. La notte aumentò e mi svegliai diverse volte, indeciso se mandare giù un analgesico oppure aspettare. Poi tutto parve acquietarsi. Mi addormentai. Ma il giorno dopo…

Il dolore battente, acuto, come un chiodo piantato in profondità nella gengiva, mi svegliò all’improvviso. Non solo avevo un male cane, ma le fitte mi rendevano irritabile, la mente confusa.

Il freddo e il caldo erano un supplizio, così dovetti accontentarmi di sorbire adagio un caffè tiepido, una specie di sciacquatura dal vago sapore per me che ero abituato a berlo bollente e forte.

Mi vestii in fretta, rinunciando a radermi. La guancia mi dava fastidio. Telefonare al mio vecchio dentista? Dall’ultima volta che ci ero stato erano trascorsi diversi anni e non ne ricordavo neppure il nome. Forse aveva persino cambiato indirizzo.

Accesi il PC e cercai un centro odontoiatrico in città. Ne trovai due che avevano il servizio d’urgenza. Afferrai il cellulare e composi il numero del primo. Fui messo in attesa dal solito esasperante carillon. Una voce femminile registrata mi chiese di lasciare le generalità.

- La preghiamo, gentile cliente, di acconsentirci ad usare i suoi dati personali, secondo la Legge Federale sulla Privacy numero 456 del 2012 e successive modifiche – disse in tono sensuale. – Prema asterisco per accettare i termini, nove per annullare la chiamata.

Non c’erano alternative. Premetti asterisco.

Un’altra voce di donna subentrò alla registrazione.

- Sono Samantha. Come posso aiutarla? – Era peggio della prima, o forse meglio, secondo i punti di vista, e sprizzava ferormoni dal ricevitore.

- Senta, ho un terribile mal di denti – cominciai. La lingua sembrava essersi ingrossata ed avevo difficoltà a parlare. – Vorrei…

- Mi scusi, signora o signore – interruppe l’operatrice. – Le informazioni che ci ha appena fornito appartengono a una persona di sesso maschile. Se lei ha cambiato sesso e non vuole far conoscere la sua nuova identità, dovrà rivolgersi al Garante e farsi rilasciare…

- No – risposi. – Sono sempre io. Mai fatto operazioni di quel genere. È il gonfiore che mi altera la voce.

- Gonfiore?

- Sulla faccia, non da altre parti – specificai.

- Capisco – disse lei comprensiva. – Allora deve rilasciarmi una dichiarazione verbale che i dati in nostro possesso sono conciliabili con l’individuo che sta parlando ora al telefono.

- Va bene, va bene. – Una stilettata alla mascella.

- Si tratta della Legge, signore – sospirò in un modo languido.

Mi diede l’indirizzo del centro, ringraziai e mi precipitai in strada. Più tardi avrei chiamato in ufficio. Adesso avevo altro a cui pensare.

Balzai sull’auto posteggiata davanti a casa nello spazio riservato. Il motore non s’avviò. Ovvio, mi tremavano le dita. Provai diverse volte senza alcun risultato.

- Serve aiuto? – disse il custode dello stabile che stava sistemando i bidoni della spazzatura giù dal marciapiede.