85° del secondo tempo. Milan-Inter due a uno per i rossoneri. Tutto stava procedendo alla perfezione.Guardando il maxi schermo di fronte a lui, Massimo azzardò un sorriso di autocompiacimento.

Tra appena cinque minuti il Pianificatore sarebbe potuto partire per le agognate vacanze. Massimo salutava lo scorrere dei secondi gongolando di gioia. Passare le domeniche pomeriggio estive in compagnia di Franco e Andrea non era il massimo delle sue aspirazioni, soprattutto considerando che in quella microscopica stanzetta la mancanza di aria condizionata rendeva letale la puzza dei piedi di Franco, sudato come un maiale all’ingrasso.

Forza Massimo, solo altri cinque minuti ed è finita, non rovinare tutto proprio adesso, pensò, cercando di focalizzare l’attenzione sulla partita e procedendo con gli ultimi accorgimenti di chiusura. Il Pianificatore si sentiva come uno scolaretto che cerca di far squillare la campanella d’uscita con la sola forza del pensiero.

Tutta la scaletta era già stata passata in rassegna come da programma; mancava solo una punizione da fuori area per l’Inter, tanto per far salire la tensione negli ultimi minuti, poi più niente. Tutto era al suo posto. Eppure Massimo non si sentiva affatto tranquillo, come se percepisse la legge di Murphy aleggiare nella stanza insieme alla puzza di sudore. Franco e Andrea, invece, erano più che rilassati, beati loro che non avevano responsabilità: Franco, il Controllore, teneva d’occhio la sua consolle con lo sguardo distratto, e si era perfino permesso di togliersi le scarpe per stare più comodo, il maledetto. Andrea, il Regista, passava da un’inquadratura all’altra come fosse soprappensiero: dopo un’infinità di suppliche Massimo gli aveva anche concesso di sintonizzare uno dei suoi monitor sull’ultima puntata di Vigilantes, così Andrea con un occhio gestiva le inquadrature per il pubblico da casa e con l’altro guardava i cacciatori di taglie di Vigilantes mentre ammanettavano uno stronzo di spacciatore albanese puntandogli contro pistole e telecamere in presa diretta.

In campo arrivò il momento della punizione. Massimo prese a sudare freddo: temeva che il pallone potesse malauguratamente finire in rete e mandare tutto a puttane. Ma era un timore irrazionale, e Massimo sorrise fra sé e sé di quello sciocco capriccio: per empatia aveva assorbito un po’ di quell’illusione con cui imboccava ogni giorno le tifoserie. Si iniettò una buona dose di superiorità e continuò il suo lavoro.