"Volume 1. Capitolo 1: Genesi" comincia così, quasi fosse un libro sacro, il primo episodio di Heroes, la serie creata da Tim Kring che è stata la rivelazione della scorsa stagione USA e che si è imposta come una delle serie più popolari dell'anno, superando anche Lost.

Il successo è stato inaspettato anche perché, tutto sommato, l'idea di Heroes non è poi così nuova. E' già nota a tutti, per cui non è uno spoiler descriverla brevemente: una serie di persone, in varie parti del mondo, scoprono di avere delle particolari abilità. C'è chi riesce a passare attraverso i muri e chi legge nel pensiero, ma anche chi ha poteri più strani e difficili da comprendere.

Si tratta in sostanza di una rivisitazione del concetto dei supereroi, trattato in modo realistico: niente costumini, niente irrealistiche lotte contro il crimine, ma l'analisi dello stupore di chi scopre di avere questi poteri, e il loro impatto sulla vita quotidiana. Anche in questa variante, qualcosa si era già visto in X-Men, e soprattutto in 4400, che è la serie alla quale Heroes deve di più da questo punto di vista.

Ma l'impostazione di Heroes diverge subito, aggiungendo nuovi elementi. Da una parte il mistero, sull'origine dei poteri, sull'organizzazione che sta cercando di prendere il controllo di questi individui, sul supercattivo al quale sembra legato un fato terribile. Dall'alta la scoperta graduale delle connessioni tra i tanti personaggi della storia, apparentemente lontani uno dall'altro ma destinati a incrociare i propri percorsi.

Dopo X-Men e 4400 abbiamo messo in pentola, quindi, anche Lost e magari Six Degrees. Ma descrivere Heroes come solo come una serie fatta di idee altrui forse sarebbe ingiusto e sicuramente non basterebbe a giustificare il successo di questa serie. Che trova i suoi maggiori pregi, secondo noi, in elementi più difficili da quantificare e da descrivere: la qualità delle trame e dei daloghi, l'originalità e la profondità dei personaggi, la qualità della fotografia, la leggerezza del tocco. Un personaggio come Hiro, per esempio, è straordinario: basterebbe poco per trasformarlo in macchietta, in caricatura, per fargli perdere ogni credibilità. Kring invece riesce a utilizzare questo geek, questo ragazzetto ingenuo fanatico di Star Trek e dei supereroi, dando alla sua trama la dovuta dose di houmor ma senza scadere mai nella parodia.

Ma tutti i personaggi di Heroes sono ben costuiti. E la cosa più interessante è che - con poche eccezioni - non è mai facile assegnarli alla categoria dei "buoni" o dei "cattivi". Ciascuno segue le proprie idee o le linee guida della sua vita, facendo ciò che deve o che pensa di dover fare. E non sempre la direzione è quella che ci si aspetta.

I personaggi di Heroes sono parecchi, e nel corso della stagione ne arriveranno di nuovi, alcuni interpretati da attori molto noti come Malcolm McDowell (Arancia meccanica), Christopher Eccleston (Doctor Who), George Takei (Star Trek). Gli episodi non sono mai trame autoconclusive: la serie va vista come un'unica lunga storia: "capitoli", appunto, di un "volume" che si concluderà, almeno in parte, alla fine della stagione.

Su Delos numero 102 - uscito oggi - è presente un articolo di approfondimento sulla serie: www.fantascienza.com/magazine/servizi/9803.

Heroes va in onda a partire dal 2 settembre su Italia 1: due episodi domenica 2 (Genesi e Non voltarti indietro) e due episodi lunedì 3 (Un grande passo e Collisione), per poi proseguire nelle domeniche seguenti a due episodi a settimana.