Il 14 maggio non è solo il giorno in cui Mad Max riporterà il suo mondo di fuoco e sangue sul grande schermo, è anche il momento in cui l'agente segreto Ethan Burke (Matt Dillon) andrà letteralmente a scontrarsi con il non così idilliaco paese che dà il titolo alla serie e ai romanzi omonimi, in contemporanea anche da noi su Fox.

Così Collider è andato a incontrare gli showrunner della (mini per ora, come scopriremo) serie made in Fox, i quali hanno svelato i motivi per cui Wayward Pines non è la serie che vi aspettate.

1. L'intera prima stagione è stata progettata dall'inizio alla fine

 "Non volevamo il solito formato del tipo accenna, accenna, accenna e poi dai la risposta alla fine" racconta il M. Night Shyamalan, "In realtà la serie cambia del tutto genere circa a metà e aggiungerei che lo cambia ulteriormente verso la fine". E aggiunge che è tutto merito dell'autore dei romanzi, Blake Crouch, che ha continuato a scrivere storie ambientate in quell'angolo di mondo.

E Donald De Line, uno degli showrunner, aggiunge: "la grande rivelazione arriva nell'episodio 5. Quello è il momento in cui le domande su cosa sia questo posto e cosa stia facendo Ethan trovano una risposta."

Per De Line è questa la differenza: "La cosa fantastica di questa serie è che lungi dal aggiungere nuove domande e asfissiare la narrazione, va subito a tutta velocità."

Per un ottimo motivo: "Avevamo 10 episodi e abbiamo costruito una bibbia in cui coprire ogni singolo aspetto della storia in questi episodi. E questo include una base nel caso avessimo modo di fare altre stagioni o il modo di chiudere tutto in modo soddisfacente se non ne avessimo la possibilità."

2. Shyamalan ha scoperto la sua dimensione ideale

Dopo una serie di film che pur essendo un buon successo commerciale (After Earth è andato bene nel resto del mondo e male negli Usa, fonte Boxoffice mojo) hanno gettato una grossa ombra su quello che era stato definito il nuovo Spielberg, il regista è sbocciato lavorando alla serie.

"Non aveva mai fatto televisione" racconta De Line. "E non era in grado di indovinare nessuna delle rivelazioni, il che lo faceva innamorare ancora di più. Ha lavorato a stretto contatto con gli sceneggiatori e gli attori stessi per costruire pezzo per pezzo il telefilm."

Il risultato è uno stile elegante ed evocativo, che da solo comunica il ritrovato entusiasmo del nome dietro Il sesto senso.

3. È basato su un romanzo davvero ottimo

È un dato di fatto che negli Usa ci sia una corsa forsennata ad accaparrarsi qualsiasi romanzo che abbia la parvenza di poter funzionare al cinema o in tv, ma Blake Crouch ha saputo scrivere una storia che evita tutti i cliché che hanno affondato i tentativi precedenti, presentando un punto di vista originale e fresco sul classico villaggio misterioso nel bosco.

De Line ha ragione: la rivelazione è brillante, ma lo sfondo narrativo offre miriadi di possibili direzioni che una serie può prendere.

E soprattutto, gli sceneggiatori hanno dimostrato un profondo rispetto per il materiale originale.

Ci sono delle basi per qualcosa di grande in Wayward Pines, dipenderà dal pubblico e dalla Fox decidere se ci inoltreremo ulteriormente nel bosco.

4. Il cast è incredibile

È ormai consolidato l'esodo di grandi star dal cinema alla tv, vista la presenza di materiale narrativo qualitativamente migliore rispetto a un certo, imperante, target teenageriale delle major cinematografiche.

Così qui abbiamo un Matt Dillon in gran forma, una inquietante Melissa Leo (Oblivion), un Toby Jones in vacanza da ben due Captain America, Juliette Lewis che ha ritrovato la parte migliore di sé stessa e Terrence Howard che dopo la debacle di Iron Man ha trovato la sua dimensione tra Wayward Pines e il supersuccesso, sempre in casa Fox, di Empire.

5. Affonda le radici in illustri predecessori

Sia Shyamalan che Crouch non ne hanno mai fatto mistero: le loro principali fonti di ispirazione sono Twin Peaks e Il prigioniero, che prima di tutto hanno profondamente amato e che in secondo luogo volevano omaggiare a modo loro.

Wayward Pines nasce dichiaratamente come miniserie da 10 episodi, o serie evento, come su usa dire oggi, ma con una chiara opzione per il rinnovo se gli spettatori ameranno perdersi nei boschi e nelle vie di questa sperduta cittadina dell'Idaho, in cui entrare è difficile, ma uscire è impossibile.