Era il 1978 quando il virus conosciuto amichevolmente come Captain Trips sterminava il 99,4% della popolazione mondiale nel romanzo da noi intitolato L'ombra dello scorpione, per poi tornare due volte: nell'edizione integrale del 1990, ovvero senza i tagli imposti dalla case editrice la prima volta e nel 1994, con la miniserie che vedeva tra i protagonisti Gary Sinise e Rob Lowe,senza contare la versione a fumetti.

Le voci su una versione cinematografica si sono poi inseguite per anni ma, che fosse per l'improbo compito di condensare una serie di trame collegate tra loro in ben 1152 pagine (nella versione integrale) nello spazio comunque limitato di un film, o per una certa giustificata sfiducia di Stephen King nei confronti dell'industria cinematografica, resta il fatto che The Stand, titolo originale del romanzo di culto del maestro dell'horror, sembrava destinato a rimanere solo un ricordo televisivo più o meno riuscito.

Almeno fino all'anno scors. Dopo che una lunga serie di filmmaker avevano tentato e fallito, come Ben Affleck, George Romero, David Yates e Scott Cooper, la Warner Bros ha trovato nel giovane regista Josh Boone non solo l'autore ideale, ma anche lo sceneggiatore capace di incontrare l'approvazione di Stephen King, come ha raccontato a Collider: "Ho finito di scrivere la sceneggiatura un mese fa, King l'ha assolutamente amata, penso sia il primo script ufficialmente da lui approvato".

Malgrado Boone sia conosciuto per il recente Colpa delle stelle, lui per primo ha spiegato perché ha pensato di essere il più adatto per rendere giustizia alla storia e come ha lavorato sulla sceneggiatura: "È un unico capitolo, della durata di tre ore e segue fedelmente il romanzo. È stato una processo entusiasmante. Ho letto così tanti suoi romanzi nel corso degli anni che per me è stata un'esperienza familiare. E non si tratta di una storia in cui devi aggiungere materiale, è così ricca di spunti ed eventi che ne hai in abbondanza su cui lavorare".

Boone ritiene che non sia impossibile raccontare al meglio tutta la storia del romanzo: "Ho usato alcune strutture narrative per condensare il tutto in tre ore, ma il cuore della storia è intatto, ho solo lavorato con i confini dati dalla durata di un film".

Quindi, come ha deciso cosa lasciare e cosa tenere? "Mi sono concentrato sugli eventi che avevano lasciato emozioni forti, ricordi indelebili, quei passaggi evocativi che mi sono rimasti impressi quando l'ho letto la prima volta." Secondo il regista "ognuno di noi ha una unità di misura del coinvolgimento generato dalle varie parti della storia. Ho voluto concentrarmi su ciò che era importante ed essenziale e soprattutto, tutto ciò che era legato ai personaggi."

E riguardo ai tempi previsti per la realizzazione: "Ci vogliono dai sei agli otto mesi di pre-produzione per un film del genere, credo che non cominceremo a girare prima della prossima primavera, se va tutto bene. E siamo ancora nelle fasi iniziali, sto ancora incontrando gli attori e definendo il budget".

Ed è proprio nel campo dei futuri protagonisti che nei giorni scorsi è apparsa in rete una notizia che ha entusiasmato i fan del romanzo: Matthew McConaughey, reduce dal successo di pubblico e critica per la serie HBO True Detective e per il film Dallas Buyers Club (per il quale ha vinto l'Oscar) viene indicato come il principale candidato, nonché interessato, al ruolo di Randall Flagg, il cattivo più iconografico nella mitologia di Stephen King, un mostro umano maligno e ammaliante in grado di mettere in ombra anche It.

In attesa di scoprire chi sopravviverà e chi cadrà nello scontro con Captain Trips prima e Flagg dopo, voi cosa ne pensate, è possibile raccontare degnamente L'ombra dello scorpione in un solo film?