Ci saranno i robot nel nostro futuro? A quanto pare sì, e sempre più avremo a che fare con loro nella vita quotidiana, sul lavoro, nel divertimento. E saranno sempre più sofisticati, e forse, se e quando arriverà la tanto attesa e temuta Singolarità, cominceranno anche a farci paura. Il numero di romanzi e racconti centrati sul tema degli esseri artificiali è ormai sterminato, e non vale neanche la pena di fare un elenco. Ma nel 2014 se ne aggiungerà un altro, la cui uscita è stata appena annunciata sul mercato americano. Si tratta di Robot Uprisings, letteralmente Robot in rivolta, antologia curata dall'editor John Joseph Adams e dallo scrittore Daniel H. Wilson, quello dell'interessante Robopocalypse (e del suo seguito annunciato, Robogenesis).

Ecco la presentazione del volume, tratta direttamente dal blog di Adams: "Attenti umani. Man mano che la rivoluzione robotica continua, si insinua nelle nostre vite, porta con sé un incombente senso di sventura. Quali orribili scenari potrebbero verificarsi se la tecnologia fallisse? Da giocattoli robotici autonomi a macchine intelligenti violentemente malfunzionanti, questa antologia riporta in vita le domande formulate a metà e le paure che tutti noi abbiamo per la crescente presenza dei robot nella nostra vita. Con un mix di autori di bestseller, vincitori di premi ed esordienti, e comprendente anche un raro racconto del padre dell'intelligenza artificiale, John McCarthy, Robot Uprisings descrive minuziosamente l'esilarante e terrificante prossimo futuro in cui gli esseri umani potranno sopravvivere solo se saranno più intelligenti delle macchine che hanno creato."

Per chi non lo sapesse, McCarthy, scomparso nel 2011, è stato esperto di computer e scienze cognitive; ma soprattutto è stato colui che nel 1955 inventò la definizione di Intelligenza Artificiale, nell'ambito dei suoi studi sul linguaggio di programmazione LISP, costruito allo scopo di dimostrare i suoi concetti sulla logica matematica (e per il quale venne insignito del Premio Turing nel 1971). Ma non disdegnava incursioni nella narrativa, tanto che nel 2001 scrisse e pubblicò il racconto The Robot and the Baby, sulla possibilità che i robot potessero avere o simulare emozioni in relazione all'avanzamento dei social network sul web. Il racconto è inserito nell'antologia insieme ad altri sedici, ristampati o scritti per l'occasione, che provano a illustrare un ventaglio il più possibile ampio di come potrebbero comportarsi i robot qualora qualcosa andasse storto (ma molto storto).

I contributi sono importanti: autori affermati come Cory Doctorow (Epoch), Alastair Reynolds (Sleepover), Ian McDonald (Nanonauts! In Battle with Tiny Death-subs!), Ernest Cline (The Omnibot Incident), Alan Dean Foster (Seasoning), lo stesso Daniel H. Wilson (Foreword e Small Things); giovani di peso come Charles Yu (Cycles) e altri ancora, tra cui anche nomi non usuali nel mondo fantascientifico, come la poetessa e scrittrice Julianna Baggott (The Golden Hour). Insomma, si potrebbe dire: l'ennesima antologia a base di robot brutti e cattivi che si ribellano agli esseri umani, laddove la robotica attuale e futura è tesa alla produzione di meccanismi sempre più sicuri e a prova di errore. Ma come diceva il Buon Dottore, ovvero Isaac Asimov, che di robot un po' se ne intendeva, la tecnologia non è mai a prova di Leggi, perché le leggi le inventano gli umani e loro sì che sono molto, molto imperfetti.