La fantascienza d'oltralpe sta attraversando un momento di riscoperta nel nostro paese, e il romanzo La notte dei tempi, di René Barjavel, pubblicato nella collana Cosmo biblioteca, è una delle opere più interessanti che gli autori francesi abbiano prodotto nel dopoguerra.

La vicenda comincia, dopo un breve prologo della voce narrante, in una basa antartica francese, impegnata in prospezioni degli strati di ghiaccio che coprono quel continente.

Un segnale interrompe la routine dei ricercatori, a un chilometro di profondità, coperto da ghiacci che risalgono a 900.000 anni fa qualcosa, che non dovrebbe esistere, emette la sua glebile voce.

L'UNESCO organizza uno scavo di proporzioni ciclopiche, un pozzo in grado di raggiungere il suolo coperto dal ghiaccio, per risolvere il mistero di quella trasmissione.

Una volta arrivati al fondo ci si trova di fronte a un'incredibile scoperta, una sfera d'oro, al cui interno si trovano, esposti a una temperatura prossima allo zero assoluto, un uomo e una donna.

E' evidente che i due sono in animazione sospesa, ma chi è riuscito in un'impresa che oltrepassa le possibilità della tecnologia odierna?

Con mille precauzioni la donna, la bellissima Elea, viene riportata alla vita e racconta agli scienziati, sempre più stupefatti, la storia del suo popolo, quella dell'uomo che giaceva con lei nella sfera, un grande scienziato di nome Coban e quella del suo amore Paikan.

Gli eventi che si svolgono in Antartide iniziano così a mescolarsi con le vicende accadute centinaia di migliaia di anni prima nel continente dimenticato di Gondawa.

Classica storia di fantascienza dove una grande civiltà è crollata sotto l'urto di una guerra terrificante, questo romanzo dimostra la profonda avversione per il progresso dell'autore.

Come in altre sue opere Barjavel ritiene che l'ingegno dell'uomo lo porti verso forme sempre più raffinate e devastanti di distruzione, i dissidi tra le nazioni sono ben rappresentati da atti di spionaggio, litigi tra i membri della spedizione, tentativi di omicidio, furti, discussioni roventi nell'aula delle Nazioni Unite e da minacciosi movimenti di truppe.

Questa atmosfera cupa, che si intreccia con gli avvenimenti del remoto passato che Elea racconta mediante una tecnologia mentale, è uno dei pregi del libro, anche se i riferimenti all'Unione Sovietica lo datano un po'.

L'inizio è lento, ma i colpi di scena si intensificano e dopo il risveglio della ragazza la vicenda si fa incalzante, sicuramente un ottimo esempio di come la fantascienza non sia solo di lingua inglese.

Nato a Nyon (Drome) nel 1911 René Barjavel esordisce come giornalista nel 1929, per poi diventare direttore direttore editoriale e, nel 1943, scrittore.

Fortemente influenzate dalla guerra e dall'occupazione tedesca di Parigi le sue opere, da Tempesta di fuoco (Ravage, 1943) a La notte dei tempi (La nuit des temps, 1968), passando per Il viaggiatore imprudente (Le voyageur imprudent, 1944), e Le diable l'emporte (1948), sono improntate a un pessimismo profondo, uno scetticismo verso il progresso che non lascia speranze.

L'epigrafe che apre Le diable l'emporte, storia della costruzione di un rifugio che ha lo scopo di salvare qualche uomo dalla guerra che sta per spazzare via la civiltà, è decisamente indicativo: "A nostro nonno, ai nostri nipoti, l'uomo delle caverne".

Barjavel ci ha lasciato nel 1985.