Perché recensire un libro di Ballard? E perché proprio questo fra i tanti? Intanto un buon motivo è che già da qualche anno, Feltrinelli si è assunto l'onore di ripubblicare l'opera dello scrittore inglese nella sua mitica collana Universale Economica; uno dei primi volumi che ha scelto di rieditare è proprio Il Condominio, e forse neanche questa è una scelta casuale.

In effetti Il Condominio è uno dei romanzi più disturbanti di Ballard, giunto dopo le prime visionarie opere fantascientifiche e le sperimentazioni drammaturgiche di libri come Crash e La mostra delle atrocità. Un enorme grattacielo ipertecnologico uscito da una panoramica sulla città allucinata di Blade runner, uno di quei sogni-progetti che ogni tanto escono dagli studi di architetti avanguardisti, viene realizzato alla periferia di Londra. In esso alcune migliaia di persone vivono, acquistano, si divertono protetti dalla rassicurante rete tecnologica che cura ogni particolare del funzionamento dell'edificio.

Le piccole crepe che si affacciano nel sistema di condizionamento, nella rete dell'acqua potabile, nel funzionamento degli ascensori, intaccano da principio solo la superficie dei rapporti sociali instaurati tra gli abitanti del palazzo. Ma nei romandi di Ballard nulla accade mai in superficie, anzi, ciò che a prima vista sembra solo un fastidioso increspamento sullo specchio d'acqua di uno stagno, in realtà è la spia di un sommovimento interno, di un'insieme di microfratture che rivelano la fragilità delle fondamenta su cui si basa la convivenza civile. I personaggi reagiscono al progressivo disgregamento delle funzionalità dell'edificio quasi con una sorta di compiacimento, riconoscendone inconsciamente le proprietà liberatorie di impulsi ingabbiati da ormai troppo tempo. Secoli di schemi, di comportamenti dettati dalle convenzioni sociali, cadono man mano che l'energia elettrica salta e le scorte di cibo di esauriscono; pur avendo la piena libertà di lasciare l'edificio in qualunque momento, i condomini non si pongono nemmeno il problema della scelta. Si assiste così a una riorganizzazione delle gerarchie sociali basata sulla ripartizione degli spazi nel condominio, con gli inquilini dei piani bassi in lotta contro quelli dei piani alti. Nel nuovo mondo di vetro e cemento la storia scorre a ritroso, dalla formazione dei clan alle lotte tribali, dalla difesa del territorio al cannibalismo, fino alla riscoperta dei bisogni primari: il cibo, il sesso, la tana. La caduta di tutte le inibizioni riporta alla luce la vera essenza di ciò che chiamiamo vita, un istinto primordiale perduto nel corso dei millenni.

Il Condominio non è un pugno nello stomaco: è una mazza da baseball che si abbatte fragorosamente sulle sovrastrutture della civiltà moderna, mandandone in frantumi le regole e i costumi. Disturba il linguaggio freddo e asettico, tipico di Ballard, con cui viene raccontato, lo sguardo razionale di uno scienziato che osserva i movimenti di una colonia di insetti, consapevole di stare osservando in qualche modo il proprio futuro. Disturbano le immagini descritte, disturba la rapida accettazione della propria natura da parte dei personaggi. L'ennesima discesa nell'inner space si rivela ardua e pericolosa, e l'apertura che si intravede sul fondo non rappresenta il termine del viaggio, ma è solo l'ingresso verso un altro io interiore, quello più vero, profondo e oscuro, con il quale tutti noi dovremo fare i conti.