Chimera, paraumano, ibrido: sono tutte espressioni che designano un essere vivente creato dalla fusione, combinazione, trasformazione di due forme organiche diverse. La chimera - figura della mitologia greca – era, ad esempio, un mostro dotato di corpo di capra, testa di leone e coda di serpente. I termini di ibrido e paraumano sono, invece, più moderni e si riferiscono agli enormi progressi della genetica, della biologia e della chirurgia relativa ai trapianti. Esiste, ad esempio, lo xenotrapianto, ossia uno speciale tipo di trapianto che utilizza cellule, tessuti e addirittura organi provenienti da un individuo di una specie diversa da quella del soggetto sul quale viene effettuato. Il maiale è già stato individuato, per alcune sue caratteristiche che lo rendono compatibile, come donatore per innesti chirurgici di tessuti e organi nell’uomo.

Il tema è stato sviluppato anche come forma d’arte dall’artista australiana Patrizia Piccinini, autrice di creature paraumane derivate dall’unione di umani e animali. Il tutto per una riflessione etica e scientifica aperta, senza pregiudizi o giudizi di natura squisitamente etici.

La fantascienza, come spesso accade, ha già anticipato di quasi un secolo la riflessione su questi temi, basta pensare al romanzo L’isola del dottor Moreau di Herbert George Wells, dove uno scienziato ibridava umani e animali per dar vita creature non presenti in natura, che è stato pubblicato nel lontano 1896.

L’essere ibrido è anche il punto di partenza di Chirurgia creativa di Clelia Farris, racconto lungo pubblicato in ebook per la collana FutureFiction (Mincione Edizioni) curata da Francesco Verso.

Il protagonista della storia è Kieser, un ragazzo molto ambizioso che è alla ricerca di “se stesso”, non tanto dal punto di vista interiore, ma da quello estetico. La società in cui la Farris ci immerge ha fatto dell’apparire il suo fulcro vitale, laddove apparire significa anche essere. Un giorno, Kieser risponde ad un annuncio di lavoro e conosce Vi, un’artista che pratica la chirurgia creativa su cani ed esseri umani, di cui diventa l’assistente. L’obiettivo artistico di Vi è la bruttezza, creare ibridi di animali che siano artisticamente antiestetici, secondo i canoni estetici del lettore. Ecco come Kieser racconta definisce il processo creativo a cui prende parte:

Lo stato dell’arte biologica contemplava due sole forme di mutazione, e Vi si rifiutava di seguire sia l’una sia l’altra.

“Né cancro, né geni” mi aveva spiegato. “Questa è un’officina. Anzi, una sartoria.”

E proprio come in un atelier, disegnava i modelli, sceglieva le stoffe vive, ancora uggiolanti, valutava gli ornamenti, occhi, dentatura, zampe, code, e poi tagliava, secondo il suo stile sbieco e irregolare. Dopodiché intervenivo io, cucitrice umana, e ricomponevo il tutto in base ai suoi schemi dettagliati.

Aveva un insolito obiettivo, la bruttezza.

“Il repellente è il nuovo fascino” mi spiegava, mentre progettava di unire il torso di un pinscher al testone di un rottweiler.

La loro forma d’arte sembra incontrare il gusto di chi può permettersi economicamente e vuole ostentare le creazioni di Vi, ma l’artista ha un suo fine preciso che il lettore conoscerà solo alla fine della storia.

L’originalità del racconto è nell’aver dipinto una società futura, ma non troppo avanti nel tempo, in cui gli esseri umani sono ossessionati dall'apparire, dal modificare la propria immagine alla ricerca di un se stesso che passa per una identità sociale. La storia (e l’autrice) ci invitano a riflettere sulla nostra società odierna, sempre più votata all’immagine: viviamo in un mondo fatto di icone, dalle persone, che diventano idoli – attori, sportivi, modelle, personaggi televisivi, etc. – a cui vogliamo assomigliare, alle icone che tentiamo di creare postando foto e pezzi di vita sui social network. Alle radici di tutta questa frenesia, che la Farris accelera all'ennesima potenza in Chirurgia creativa, c’è solo una grande solitudine. Vi e Kieser, i due protagonisti della storia, sono due esseri soli, che vivono isolai nel proprio mondo: Vi nel suo laboratorio e Kieser si nasconde nelle modificazioni che apporta al proprio corpo alla ricerca di se stesso, o per meglio dire di una via che lo distingua da tutti gli altri.

È questo genere di storie che ci piace leggere: una trama semplice ma affascinante, personaggi con cui possiamo dialogare, un sano divertimento nello scoprire le invenzioni narrative disseminate lungo la storia e una sana riflessione su chi siamo e cosa vogliamo.

In una parola, fantascienza.