Il mio primo incontro con un racconto di fantascienza avvenne in occasione del passaggio dalla scuola elementare a quella media, l'antologia di italiano conteneva infatti anche due racconti di fantascienza.

Avevo già letto qualche Urania e Cosmo Ponzoni di mia madre, ma la storia breve era una novità per me, sapendo che mia madre detestava i racconti ero abbastanza scettico.

La prima storia era Estate su Icaro (Summertime on Icarus, 1962) di Arthur C. Clarke, veramente buona, e già lì avevo cambiato idea, la seconda era Sentinella (Sentry, 1954) di Fredric Brown.

Fu il classico colpo di fulmine, l'inizio di un amore per uno degli scrittori più dotati e sorprendenti che mai la fantascienza abbia avuto, ancora oggi una "storia alla Brown" definisce il racconto breve (spesso brevissimo) e con un finale sorprendente.

Pur essendo specializzato nei racconti Brown ha scritto anche cinque romanzi, tre dei quali raccolti nel Millemondiinverno 1973 (altro bel ricordo), uno di questi è Il vagabondo dello spazio.

Derivato dall'unione di due racconti scritti negli anni quaranta, il romanzo narra le gesta di un eroe molto differente da quelli in voga all'epoca.

Misogeno e solitario Craig è il prodotto di una serie di eventi sfortunati che lo hanno portato a diventare uno spietato criminale.

Il suo odio per le donne deriva dall'abbandono da parte della moglie, dopo un incidente che gli è costato una mano e il lavoro, la sua ferocia dalla necessità di sopravvivere in una società non certo facile.

Tra duecento anni l'umanità avrà colonizzato gran parte del sistema solare, ma corruzione e decadenza imperano, una democrazia di facciata nasconde spietate lotte per il potere.

In questo ambiente Craig si muove senza scrupoli, sempre in bilico sulla lama del rasoio, fino a quando non viene arrestato per possesso di droga: qualcuno lo ha incastrato e ora lo attende la morte o il lavaggio del cervello.

Un aiuto inaspettato arriva dal giudice Oliver, che gli propone di aiutarlo in cambio di un lavoretto non del tutto legale, senza via d'uscita Graig accetta.

Condannato al lavaggio del cervello in realtà Craig non viene "ripulito" dal suo passato, la bella moglie di Oliver, Judeth, si limita a fingere l'intervento, lasciando intatta la sua mente.

Ormai diventato un uomo libero Craig paga il suo debito con Oliver rubando un disintegratore custodito a Menlo, la fortezza marziana di Eisen, scienziato geniale ed eccentrico.

Un compito difficile ma che Craig porta a termine con facilità, l'apparecchio è in grado di ridurre la materia allo stato di neutronio, ma in modo estremamente lento, cosa che apparentemente lo rende privo di utilità pratica.

Tuttavia Oliver pensa di poter utilizzare il disintegratore e rivela a Craig di volerlo sperimentare su un piccolo asteroide, cosa avrà davvero in mente l'astuto politico?

Opera tutto sommato convenzionale, specie se paragonata a romazi come Assurdo universo (What Mad Universe, 1949) o Marziani, andate a casa! (Martians, Go Home, 1955), Il vagabondo degli spazi ha comunque diversi motivi di interesse.

Prima di tutto è molto ben scritto e scorre con facilità, come tutte le opere di Brown, in secondo luogo presenta uno dei primi antieroi della fantascienza, se non il primo in assoluto.

Craig è una figura che emerge con potenza, la rabbia che cova lo divora, rendendolo insofferente alle regole e alla compagnia degli altri, con poche eccezioni, il suo odio per le donne e la società è assoluto.

Nonostante questo ha più senso morale di Oliver, magistrato e politico progressista, rispettabile in apparenza, in realtà affamato di potere e disposto a tutto per ottenerlo.

Il mondo dove si muovono i personaggi è corrotto e marcio, i soldi sono il solo metro di paragone e permettono di ottenere tutto... e questo purtroppo suona famigliare.

Niente di strano che certe descrizioni di Brown siano cadute sotto la forbice della censura, nell'Italia del 1958 certe scene non erano ammesse; a distanza di quasi mezzo secolo l'edizione integrale permette di rivedere le scene tagliate.

Con gli occhi di adesso si tratta di ben poca cosa, non pensiate di leggere scene scabrose o scandalose, i dettagli censurati erano funzionali alla storia, inseriti per dare al lettore degli anni cinquanta la sensazione di una società corrotta e decadente.

Il fatto che adesso ci sembrino cose normali però fa pensare, Brown ha raccontato una buona storia e gettato uno sguardo su un futuro dove gli Oliver e i Craig si trovano a loro agio.

Chissà se da qualche parte, oltre l'orbita di Plutone, un vagabondo degli spazi si sta dirigendo verso di noi.