Nonostante alcune ottime opere, tra cui un racconto vincitore di un premio Hugo, Eric Frank Russell non è certo considerato uno degli autori di primo piano della fantascienza, e Missione su Jaimec non è la sua opera migliore, viene da chiedersi che senso abbia pubblicare un romanzo di secondo piano di un'autore di secondo piano.

Impegnati in una guerra all'ultimo sangue con la Lega Siriana, un nemico meno avanzato tecnologicamente ma forte di una superiorità numerica schiacciante, le autorità terrestri decidono di utilizzare un piccolo numero di agenti scelti, da inviare sui pianeti colonizzati dagli avversari per creare scompiglio e tener impegnati soldati e mezzi in una caccia a un solo uomo.

Un uomo dalle caratteristiche eccezionali, una vera e propria vespa, piccolo insetto in grado di provocare un incidente catastrofico con la sua sola presenza.

Reclutato e sbarcato su Jaimec, un mondo colonizzato da poco, James Mowry inizia una campagna di piccoli atti di propaganda e sabotaggi, approfittando di ogni situazione per spargere sfiducia e colpire il morale dell'avversario.

Le sue azioni, sempre più audaci, ben presto iniziano a preoccupare le autorità, che fanno affluire rinforzi su Jaimec e decretano la legge marziale, la rete si stringe attorno a Mowry, riuscirà una vespa solitaria a sfuggire ai suoi cacciatori?

Ho probabilmente esagerato parlando di Russell come di un autore secondario, dopotutto le sue opere hanno ottenuto importanti riconoscimenti e vengono ristampate costantemente, ma certamente Missione su Jaimec non è una delle più conosciute.

Una delle critiche mosse a questo romanzo è che si non si tratta di fantascienza ma di  spionaggio, sostituiamo ai siriani i sovietici, spostiamo l'azione in Kazakstan o in Turkmenistan ed ecco che la storia si può svolgere nello stesso modo.

Questo è parzialmente vero, ma sta di fatto che lo stesso discorso varrebbe per altre, ben più note, opere fantascientifiche che in realtà sono western o resoconti di viaggi in paesi sconosciuti, e poi i sovietici non ci sono più, mentre i perfidi siriani potrebbero essere là fuori che ci aspettano, l'ambientazione fantascientifica ha salvato l'attualità del romanzo.

Inoltre gli strumenti e i gadget di cui è fornito Mowry sono plausibili solo in un romanzo di fantascienza, mitico l'adesivo che, se tolto con l'acqua bollente, smeriglia in modo definitivo il suo messaggio sul vetro.

Credo che quello che conti davvero sia se il romanzo appassioni o meno, io l'ho letto velocemente e con piacere, non ci sono sottintesi filosofici o grandi temi di fondo, ma solo una storia dove si procede curiosi di sapere come un solo uomo possa mettere in difficoltà un intero pianeta.

In definitiva Missione su Jamec è un prodotto onesto, che mantiene quello che promette, qualche ora di lettura divertente, il che a pensarci bene non è poi così poco.

Più che sul romanzo in sé si potrebbe discutere sull'opportunità di pubblicare ristampe o comunque opere datate su Urania, visto che c'è una collana Mondadori deputata ai classici e qualcuno ricorda i tempi in cui si pubblicavano solo cose già viste.

Personalmente non mi dispiace affatto la politica editoriale adottata, c'è un buon equilibrio fra nuove proposte e ristampe di qualità, tra cui il ciclo del Paratempo di H. B. Piper e quello di Lord Darcy di Randall Garrett, speriamo che venga mantenuto.

Completa il numero 1532 una nutrita appendice, con articoli di Selene Verri, Giuseppe Lippi ed Ernesto Vegetti, e con il racconto di Vittorio Catani, La musica è finita, affascinante e malinconia storia sulla musica e sui limiti delle sette note.

Erik Frank Russell, nato a Sandhurst (Surrey) nel 1905, è un rappresentante della scuola inglese di fantascienza che, a differenza di tanti altri suoi colleghi, non si è mai impegnato nel filone catastrofico.

Ottenne la notorietà con il romanzo Schiavi degli invisibili (Sinister Barrier, 1943), basato sulle teorie di Charles Fort, secondo il quale l'umanità sarebbe proprietaria di entità aliene, mentre del 1953 è Sentinelle del cielo (Sentinels from Space) originale interpretazione del tema dei mutanti.

Tra le altre sue opere rilevanti ci sono un racconto umoristico, forse l'unico ad aver vinto il premio Hugo, pubblicato nel 1955 con il pluritradotto titolo Allamagoosa e il romanzo Galassia che vai (The Great Explosion, 1962), feroce satira del militarismo, ma la sua opera più significativa è, a mio parere, il toccante Io sono niente (I Am Nothing, 1952), un vero e proprio atto d'accusa contro il militarismo.

Erik Frank Russell ci ha lasciato nel 1978.