Tratto dal romanzo della scrittrice norvegese Karin Fossum edito in Italia da Frassinelli con il titolo Lo sguardo di uno sconosciuto, La Ragazza del Lago segna il debutto alla regia di Andrea Molaioli.

Presentato alla Settimana della Critica di Venezia, il film è ambientato in Friuli Venezia Giulia dove, sulla sponda di un lago di montagna, viene trovato il corpo di una ragazza. Nel paese arriva il commissario Sanzio, un poliziotto esperto, da poco trasferitosi in quelle zona un po’ sperduta. Il più giovane collega Siboldi, residente in quelle valli,  diventa la sua guida anche per conoscere i legami famigliari e affettivi della piccola comunità. I due, accompagnati da Alfredo, fedele collega di Sanzio dai tempi della sezione omicidi indagano su quel crimine un po' anomalo sicuramente nato in seno a una delle famiglie del paese, frutto di un legame affettivo o sentimentale. Tutti coloro che Sanzio incontra e interroga possono essere i potenziali assassini. Il commissario si addentra in questa storia con insolita partecipazione, anche la sua famiglia è attraversata da un forte dolore che scorre  parallelo a quello dell’indagine.

Pur non volendo essere una citazione aperta di Twin Peaks, La ragazza del Lago segue lo stesso meccanismo narrativo: il corpo senza vita di una bella giovane, apparentemente amata da tutti e desiderata da molti, diventa la cartina di tornasole per i cattivi pensieri e le colpe dimenticate di un'intera comunità.

L'indagine del commissario interpretato da uno straordinario Toni Servillo, diventa l'occasione per un viaggio difficile e rarefatto all'interno di un mondo pieno di segreti e non privo di vizi dove nessuno, di fatto, sembrerebbe essere innocente.

Depistante e violentemente sensuale,  La ragazza del Lago è un film che parte come un giallo rarefatto, per raggiungere, poi, in un secondo tempo una deriva sociale se non - addirittura - politica.

L'indagine del commissario Sanzio è un viaggio complesso all'interno della cattiva coscienza di un'intera società dove non ci sono buoni e cattivi, ma persone che - in qualche maniera - rischiano di essere travolte dagli eventi, ossessionati dalla bellezza, tormentati da sguardi e parole che, altrimenti, avrebbero voluto dimenticare.

Un film 'sorprendente' dove il cinema italiano, quello che ci siamo dimenticati, spesso, di definire come 'grande', dimostra la sua forza immaginifica nel dare vita a storie che ci toccano nel profondo e - al tempo stesso - che riescono a prenderci di sorpresa con la loro insolente mancanza di tatto.

In un cinema, spesso, dominato dal politicamente corretto, La ragazza del Lago brilla per la perfetta concatenazione di eventi e per le interpretazioni di attori straordinari che in pochi tratti restituiscono l'idea di persone figlie della nostra modernità offesa.

Questo è un film spiazzante, molto lontano dai crimini così come, spesso, vengono raccontati da Fiction e serialità televisive. I crimini narrati in questo film portano con sé una forte aura di dolore. Un sentimento soverchiante e lancinante nei cui confronti nemmeno chi indaga può dirsi davvero immune.

Il film scritto da Andrea Molaioli insieme a Sandro Petraglia è una lucida reinterpretazione della cronaca quotidiana senza flash e inchieste spettacolo: è un doloroso viaggio sottotono nella volontà di distruzione di omicidi motivati dall'incapacità di fronteggiare la crudeltà del caso: quell'istante beffardo che separa una vita onesta e fortunata dall'abisso da cui è impossibile tornare indietro.

Indagine di provincia che assurge a dignità di disperata e inquieta tragedia postmoderna, La ragazza del Lago vince il pubblico con la sua carica umana travolgente e lo sguardo attento e compassionevole del suo protagonista: un rappresentante delle istituzioni così come tutti vorremmo fossero gli uomini dello Stato, sensibile e intelligente, ma soprattutto pieno di quella dignità e di quell'etica intransigente di chi vive onorando e rispettando la Legge.

Lontano dalle investigazioni un po' cafone alla Miami Vice e molto più moderno di tanti amatissimi poliziotti letterari, il film di Molaioli è figlio di un immaginario sofisticato e attento alle sfumature quasi invisibili di tanti moti del cuore.

Una pellicola intensa e coinvolgente in cui il crimine peggiore non è uccidere a mani nude una donna bellissima in una fredda mattinata di inverno come tante altre, bensì mettere la testa sotto il cuscino ed illudersi che il silenzio cancelli le nostre colpe e - soprattutto - permetta alla nostra coscienza di assopirsi.