Quando ho visto il primo teaser e il trailer del nuovo Captain America: The Winter Soldier, ho avuto sentimenti contrastanti.

Da una parte, l'ovvia esaltazione di uno della mia generazione e amante dei fumetti Marvel nel vedere riproposte al cinema delle storie e dei personaggi parte integrante della mia adolescenza.

Dall'altra parte, la diffidenza derivata dalla consapevolezza di essere un bersaglio facile per i nuovi furbetti degli uffici marketing Disney che, avendo da sempre nel loro target i ragazzini in età scolare (e mai quanto oggi con una forza nel portafoglio), non fanno altro che continuare a strizzargli l'occhio con continui rimandi ad un certo tipo di cultura nerd… ma del tipo fracassone e dalla battuta facile (Avengers docet, o anche l'ultimo Iron Man, se volete).

In sostanza, speravo in un Avengers 1.5 ma temevo l'arruffianata.

Poi, un paio di settimane fa, ho avuto modo di partecipare all'anteprima del film.

E tutti i miei dubbi e speranze hanno smesso di avere un senso.

Perché sì, Captain America: The Winter Soldier è un'operazione accurata e intelligente (probabilmente, quella con maggior peso) nell'ottica di un universo narrativo coerente che la Marvel va costruendo dal primo Iron Man in avanti… ed è anche un film che si arruffiana un certo tipo di pubblico.

Ma l'unica cosa davvero rilevante di questo film, è che funziona.

E non "funziona" tipo: "Beh, dai, è davvero figo". Funziona tipo: "è uno dei migliori Marvel movies di sempre, al pari del primo Iron Man" o anche "meglio dei due Thor e del primo Captain America messi insieme!".

Il film si apre esattamente come un episodio degli Ultimates tanto che sembra di vedere Millar alla sceneggiatura e Hitch al montaggio e a coreografare i combattimenti. Ma in generale, tutto il primo atto è perfettamente funzionale, ben girato e con un grande ritmo (la scena dell'attentato a Fury a Washington è probabilmente una delle migliori dell'intero film).

I personaggi sono definiti giusto con i tratti necessari per far capire quale archetipo narrativo rappresentano, ma il tutto è fatto con un certo mestiere e con un occhio attento alla definizione della continuity presente ma anche futura.

Di carne al fuoco ne troverete tanta, e riesce anche a non bruciare tutta: oltre Evans (al quale va riconosciuto il merito di aver dato lo spessore minimo sindacale ad un personaggio fortemente iconico come quello di Cap) c'è Falcon, che non ruba mai la scena ai protagonisti "veri" ma dà il suo contributo agli aspetti spettacolari della pellicola.

C'è un badass di tutto rispetto preso di peso dal ciclo narrativo di Epting e Brubaker, che ha il suo limite più evidente nel non essere approfondito come meriterebbe.

C'è in campo un nome come Robert Redford e sul quale nulla posso dire per non spoilerare a tutta manetta.

C'è una Vedova Nera più bella e credibile di quanto non sia stata mai mostrata. C'è l'agente Jasper dello SHIELD, che abbiamo visto già nel corto Item 47. C'è (di nuovo) una Jenny Agutter (La Fuga di Logan e Un Lupo Mannaro Americano a Londra) ancora splendida a 62 anni, e, restando tra i membri del Consiglio Mondiale di sicurezza c'è persino il Marcus Alan Dale che anche i più disattenti di voi riconosceranno come il Charles Widmore di Lost.

E, naturalmente, c'è Fury, che trova più spazio in questo episodio che in tutti gli altri cinemarvel visti finora, e si ritaglia una citazione finale da antologia.

Cos'altro?

Scene d'azione: tante e tutte ben girate, sempre se siete disposti a farvi coinvolgere dall'assunto che è pur sempre un film di supereroi che state guardando. 

In poche parole: se vedete Cap sopravvivere ad un attacco frontale di un caccia dello Shield e atterrare sulle due gambe nel tempo che voi impieghereste per fare il prelievo a un bancomat, non la fate lunga. È Capitan America. Accettatelo.

Ci sono un paio di location veramente azzeccate, anche se quando arriverete alla sequenza nel bunker, non potrà non tornarvi in mente quello visto nella seconda, magnifica seconda stagione di Lost.

Il film si ferma un poco nella parte centrale, quella in cui, giusto per evitare spoiler, si scoprono le carte in tavola e i cattivi mostrano la loro faccia. Qui il ritmo cala e ci sono alcuni momenti dello script un poco confusi.

Ma tra una sequenza e l'altra, mentre Whedon fa di tutto per non far vedere che c'è lui a tirare i fili dietro la coppia di registi (i due fratelli Russo che al loro attivo hanno un paio di produzioni hollywoodiane di medio livello e altrettante esperienze televisive) e gli sceneggiatori fanno un discreto lavoro per riportare sullo schermo elementi presi da Secret Warriors e Nick Fury vs. Shield (due miniserie a fumetti scritte rispettivamente da Jonathan Hickman e da Bob Harras che vi consiglio caldamente di recuperare), si arriva spediti verso il terzo atto che, per assurdo, è più convincente nelle sequenze "statiche" nel Triskelion che non in quelle a bordo degli Elicarrier, che soffrono più di altre della mancanza di "respiro" cinematografico… che, per darvi un'idea, è esattamente il fattore che ha reso e rende epico ogni rutilante finale di film di James Bond. Mancanza di cui è afflitto Captain America: The Winter Soldier, a cui la matrice televisiva va ben più stretta che in quel (gran bel) giocattolone che era il primo Avengers.

In poche parole, questo Captain America: the Winter Soldier riesce ad essere un film sorprendente e, probabilmente, il capitolo più "adulto" del franchise degli Avengers.

Quelli dei Marvel Studios sono riusciti a mettere distanza tra un prodotto mediocre come la serie tv direttamente derivata dai cinecomics e contemporaneamente ad affrancarsi da un format che stava prendendo una discutibile deriva umoristica (e vagamente disneyana), riuscendo contemporaneamente a perfezionare e rinnovare un personaggio noto per la sua rigidità.

C'è altro da dire?

Due dettagli (o tre):

-Ho visto il film sia in inglese che in italiano e il doppiaggio non è niente di straordinario. Non sono tra quegli snobboni che dicono che i film vanno visti sempre e rigorosamente in lingua originale, ma se lo farete godrete di un piccolo valore aggiunto.

- maschi, sappiatelo. La Johansson in questo film è semplicemente all'apice della sua bellezza, e quando appare sullo schermo potreste non badare assolutamente alla storia e a quello che le accade intorno, quindi restate concentrati. E quando nella storia ci starebbe tutto che si ficchi sotto la doccia, purtroppo l'occasione non viene colta. Rassegnatevi.

- Le scenette post-titoli di coda a questo giro sono due. La seconda è molto breve ma godibile, ma dovrete sorbirvi fino all'ultimo attrezzista che ha lavorato nel film. La prima, d'altra parte, è assolutamente succosa ed anticipa due nuovi, importanti personaggi della saga.