I primi trenta minuti sono quasi da cineteca, poi il vero nemico della Pulzella d'Orleans diventa un sentimento celebrativo che la rende un'eroina più gollista di Asterix. Colpa di Luc Besson, regista di cui non si potrà mai dire abbastanza bene, indeciso egli stesso riguardo quale immagine fornire di Giovanna d'Arco. Santa o esaltata, visionaria o donna in malafede, Giovanna urla per tutto il film. E nonostante la noia e il risentimento vengano mitigati dallo splendore della seducente Milla Jovovich, viene da pensare che il rogo ­ in fondo ­ sia un'ottima destinazione per una rompiscatole simile. Del resto nel film viene detto e mostrato tutto e il contrario di tutto. Così lo spettatore rimane disorientato e non riesce a capire in fondo, cosa - questa pellicola girata essenzialmente a comparti stagni ­ voglia davvero dire. Erano visioni o messaggi del diavolo? Erano attimi di rapimento mistico o solo incubi a occhi aperti? Era Dio a parlarle oppure soltanto una cattiva coscienza? E chi lo saŠBesson non prende posizione, mentre la Jovovich si lascia andare a un'interpretazione eccessiva di cui è francamente difficile comprendere il senso. Fortuna che la cornice di tutto questo, il gusto tipico del regista francese non vengono mai meno. Così il film in certi momenti è anche piacevole con un Dustin Hoffman più carismatico che mai, mentre buca lo schermo con il suo fascino sottile ed enigmatico.