E' una struttura perfettamente circolare quella che visivamente avvolge L'inglese vero e proprio piccolo capolavoro di Steven Soderbergh che così riesce a farsi perdonare l'insulso Out of sight di qualche anno fa. Girato con uno stile unico, visionario e ricco di talento questo film che vede protagonista Terence Stamp nei panni di un fuorilegge inglese in trasferta a Los Angeles per vendicare la morte della figlia è un gioiello. Stamp riesce perfettamente a calarsi in un ruolo tragico dalle venature ironiche ed è sorprendente nel rendere al meglio una figura che potrebbe risultare patetica nel suo confrontarsi con un destino beffardo. Impreziosito da uno stile narrativo avanzatissimo con un montaggio che diventa il principale elemento narrativo della trama, la storia dell'Inglese è nel senso più ampio del termine uno spunto per rileggere alla luce di una nuova sensibilità un vecchio filone del cinema noir dalle innegabili venature Pulp. Una pellicola sorprendente che colpisce per la sua intelligenza e la sua coerenza strutturale, amplificandone la riuscita grazie alla straordinaria presenza scenica dei suoi protagonisti. A partire proprio da quel Terence Stamp che come pochi altri attori è riuscito a migliorare negli anni. Evoluzione testimoniata nel film anche dagli spezzoni di Poor Cow di Ken Loach del 1967, utilizzati per raccontare visivamente la gioventù del ladro gentiluomo Stamp. Un interessante esperimento dalla doppia valenza narrativa e cinematografica che conferma ­ se ce ne fosse ancora bisogno ­ la cifra stilistica di un Steven Soderbergh in stato di grazia.