Quando il primo romanzo di una casa editrice è anche l'opera prima di un autore sconosciuto vuol dire che ci si crede davvero... o che si è incoscienti.

Ho iniziato a leggere Leviathan con molta curiosità, la fantascienza è piena di storie incentrate sul mare e mi sembrava difficile raccontare qualcosa di nuovo.

Essere originale non è tuttavia necessario per scrivere un buon romanzo, come si racconta una storia fa la differenza tra il piacere e la noia, e alla fine della lettura mi sono fatto un'idea precisa su Leviathan.

Il protagonista fa parte di una ristretta élite di agenti al servizio di una organizzazione segreta potentissima, il cui capo è in grado di modificare gli equilibri geopolitici del mondo.

Il suo nome è in codice è Jonas, a lui vengono affidate le missioni più pericolose e gode di assoluta fiducia da parte dei suoi superiori.

Questo sino a quando riceve l'ordine di recarsi in Iraq; Jonas sa che la missione probabilmente finirà con la distruzione di un'intera città e piuttosto che essere complice di un pogrom nucleare preferisce fuggire.

Riesce a imbarcarsi su una nave che da Israele lo porterà in Europa ma la sua presenza viene scoperta e si ritrova con gli ex colleghi alle calcagna.

Jonas preferisce gettarsi in mare piuttosto che arrendersi, ma neppure così riesce a sfuggire ai suoi inseguitori, un essere gigantesco lo inghiotte,

Nonostante la forma esterna non si tratta di un pesce ma di un manufatto organomeccanico, all'interno del quale Jonas dovrà giocare la partita più difficile della sua vita.

Alla fine di questo romanzo, in effetti più un racconto lungo, il giudizio non può che essere positivo, anche se con qualche punto oscuro.

Originale e serrato Leviathan avvince il lettore e lo porta verso una conclusione sorprendente, complimenti ad Alessio Capitone per un'opera prima tanto convincente.

La scena che mi è restata più impressa è quella dell'apparizione del leviatano, che emerge dalle profondità e inghiotte un Jonas ormai rassegnato alla morte.

Per contro la brevità dell'opera ha impedito di approfondire alcuni aspetti, per esempio chi è l'innominabile capo dell'organizzazione segreta di Jonas e cosa lo rende tanto potente?

La caratterizzazione dei personaggi è decisamente scarsa, lo stesso Jonas ha comportamenti e prende decisioni spesso contraddittorie, questi sono difetti che ritengo Capitone possa migliorare con l'esperienza.

Per il momento accontentiamoci di questo vertiginoso tuffo nelle profondità degli abissi.