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Premi HUGO


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Jirel
«haut-lady»
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MessaggioInviato: Lun 12 Mar, 2007 18:25    Oggetto:   

tobanis ha scritto:
IIl migliore racconto breve è Fiori per Algernon di Keyes (noto solo per questo, in pratica), che poi tanto breve non è, è più un racconto, che addirittura in futuro verrà ampliato a romanzo (sono curioso di capire come) e vincerà il Nebula. Ma si vedrà.
Batte i racconti brevi di Bester (L'uomo PI), Farmer (Un dio dal passato), Sturgeon (L'uomo che vide svanire il mare) e Williams R..
Il racconto, che mi ha tormentato con un deja vu (ma non mi sembrava di averlo letto, boh) continuo, è diventato un classico della letteratura americana, viene fatto leggere nelle scuole ed è in effetti un ottimo lavoro. Poco da aggiungere, premio meritato: difficile dire altro senza rovinare la sorpresa a chi non l'ha letto (lo consiglio vivamente).

Forse hai visto il film liberamente tratto dal racconto
La paura uccide la mente
l'Anto
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MessaggioInviato: Lun 12 Mar, 2007 21:06    Oggetto:   

Jirel ha scritto:

Forse hai visto il film liberamente tratto dal racconto


delizioso quel film. "I due mondi di Charlie", vero?
TANSTAAFL
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Mar 13 Mar, 2007 11:53    Oggetto:   

Jirel ha scritto:
tobanis ha scritto:
IIl migliore racconto breve è Fiori per Algernon di Keyes (noto solo per questo, in pratica), che poi tanto breve non è, è più un racconto, che addirittura in futuro verrà ampliato a romanzo (sono curioso di capire come) e vincerà il Nebula. Ma si vedrà.
Batte i racconti brevi di Bester (L'uomo PI), Farmer (Un dio dal passato), Sturgeon (L'uomo che vide svanire il mare) e Williams R..
Il racconto, che mi ha tormentato con un deja vu (ma non mi sembrava di averlo letto, boh) continuo, è diventato un classico della letteratura americana, viene fatto leggere nelle scuole ed è in effetti un ottimo lavoro. Poco da aggiungere, premio meritato: difficile dire altro senza rovinare la sorpresa a chi non l'ha letto (lo consiglio vivamente).

Forse hai visto il film liberamente tratto dal racconto


Potrebbe essere, non ricordo... forse è un deja vu talmente ben fatto che non ho ricordi coscienti,ma solo in qualche angolo sperduto della mente. Mah... Confused
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Lun 02 Apr, 2007 16:05    Oggetto:   

Nel 1962 i 550 convenuti decidono che il più bel romanzo dell'anno è Straniero in terra straniera, di Heinlein, giunto al terzo Hugo.
Ha la meglio su Universo senza luce, di Galouye; Il pianeta dei dannati, di Harrison; Pescatore di stelle, di Simak e Vita con gli automi, di White.

Come già detto altrove, ritengo il romanzone di Heinlein un'opera notevole, decisamente bella per lunga parte, ma pure non perfettamente compiuta in seguito, dove mi ha lasciato insoddisfatto. Tant'è, questa è la mia opinione, sarebbe da rileggersi l'opera del grande Harrison (o quella di Simak) per vedere se fu fatta un'ingiustizia.

Migliore opera breve, si fa per dire, è la serie Hothouse, di Aldiss. In realtà una serie di 5 racconti, Il lungo meriggio della Terra. Vince su Complotto spaziale, di Biggle jr.; Scylla's daughter, di Leiber, racconto mi pare apparso in Le spade di Lankhmar (Fafhrd e il Gray Mouser, per capirsi); Status quo o Day after tomorrow (non quel day after tomorrow), di Reynolds e Lion Loose di Schmitz. Gli ultimi due non so se sono apparsi in Italia.
L'opera di Aldiss l'ho trovata ottima nei primi due racconti, deludente negli altri tre, soprattutto nel terzo, per me il peggiore.

Tra i film e telefilm, rivince per la terza volta Ai confini della realtà.

La rivista vincente è per la sesta volta Analog.

L'artista premiato è ancora, per la quarta volta, mi pare, Ed Emshwiller.
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Gio 12 Apr, 2007 11:56    Oggetto:   

Nel 1963 il numero dei partecipanti si è stabilizzato e sono 600 color che decidono che il più bel romanzo è La svastica sul Sole, del giovane P. Dick, che ha la meglio su La spada di Aldones, di Bradley; Polvere di Luna, di Clarke; Il piccolo popolo, di Piper e Sylva, di Vercors.

Il romanzo è ottimo, come ho già accennato, mi ha entusiasmato soprattutto la micro storia di ognuno dei protagonisti, immersi in un mondo parallelo al nostro e più grande di loro.
Devo dire che inizialmente, alle prime pagine, mi lasciava un po' perplesso...non succedeva nulla, minimalismo SF. Leggendo, invece, non potevo fare a meno di apprezzare il realismo della ricostruzione, in cui non vedevo l'ora di rituffarmi. Ipnotico, l'ho pure definito.
Non bastasse tutto ciò, aggiungo che la definizione dei personaggi è perfetta, vivono di vita propria, mentre, senza esagerare, la qualità dei dialoghi è tra le migliori che ho mai incontrato, inclusa TUTTA la letteraratura non SF.

La migliore opera breve (si fa per dire) è I signori dei draghi, di J. Vance, che viene preferita a L'empio graal, di Leiber (rintracciabile ne Il mondo di Nehwon); Se speri, se ami, di Sturgeon; Myrrha, di Jennings (inedito?) e Where is the bird of fire? di Burnett Swann (inedito?).
Vance arriva al primo Hugo a quasi 50 anni, ma tant'è. In questa opera abbiamo a mio parere Vance al suo meglio, e tanto deve bastare come giudizio a chiunque conosca la SF e Vance. Premio strameritatissimo.

Come rivista, rivince il Magazine di Fantasy e SF, per la quarta volta, se non erro.

L'artista vincente è Roy Krenkel, noto pure come RGK, un grande che apprezzo ma che non mi entusiasma, grande "pittore" delle copertine di Borroughs. Primo Hugo.

Viene dato un premietto anche a Asimov, per nulla in particolare, se non perchè non l'aveva vinto e rompeva a tutti su questo fatto (anche perchè curava le antologie dei premi Hugo, in modo magistrale, tra l'altro).

Ci lascia mr. Clifton, uno degli autori del libro forse più brutto ad avere vinto un Hugo.
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Lun 23 Apr, 2007 15:45    Oggetto:   

Ancora stabili a 523 i convenuti all'Hugo del 1964, i quali stabiliscono che il migliore romanzo è La casa dalla finestre nere, di Simak, al secondo premio dopo il bel L'aia grande.
Batte La via della gloria, di Heinlein; Dune world, di Herbert (che in pratica è la prima parte di Dune, che comunque avrà modo di rifarsi); Ghiaccio nove, del fu Vonnegut e Il mondo delle streghe, della Norton.
Come detto altrove, romanzo molto bello, molto "Simak" (la campagna, la vita rurale americana, etc...); se posso permettermi, direi che avrebbe potuto scrivere un capolavoro di RACCONTO: in troppe parti, poichè tratta essenzialmente dei pensieri e delle considerazioni del protagonista a ciò che succede, in troppe parti dicevo è un filino ripetitivo e ridondante. Inoltre, se vogliamo, la soluzione per una certa persona femminile, nel finale, è telefonata e prevedibile.
Comunque sono imperfezioni per un romanzo a cui darei comunque un 8, o anche un 8,5.

La migliore opera breve, breve si fa per dire, è Nessuna tregua con i re, di Poul Anderson. Batte Savage Pellucidar, di Burroughs (raccolta, in parte postuma); Code Three, di Raphael (in Italia uscito assieme a un altro racconto di Raphael, anch'esso il prossimo anno candidato all'Hugo, in un Urania, mi pare, noto come Servizio di pattuglia) e Una rosa per l'Ecclesiaste, di Zelazny.
Tre considerazioni:
a) questo secondo premio a Anderson fa il paio col precedente: anche questa è un'opera media, farraginosa all'inizio, interessante a tratti, ma mica granchè. Sembra quasi, a vedere i premi, che il grande Anderson li prenda solo per le opere minori, mah...
b) come si fa a non fare vincere Una rosa per l'Ecclesiaste? Ottimo racconto di Zelazny, moderno, bello ancora oggi, è decisamente superiore. Gli stessi scrittori Usa, a cui venne chiesto quali fossero i migliori racconti pre - Nebula, lo misero nel mazzo.
c) nell'introduzione, Asimov ricorda che Anderson è pro-Vietnam, mentre Asimov era contro. Ora, qua Isacco fa un po' il bastardello, perchè dice che comunque si vogliono bene, ma intanto manda, a futura e sempiterna memoria, questa notiziola.
Il racconto stesso parla di una futura guerra civile negli States. Questo, più l'allora clima sul Vietnam (su cui la nazione era divisa), può avere portato la giuria a emettere un giudizio a mio parere MOLTO discutibile.

La migliore rivista è Analog, per la settima (!) volta.

Il migliore artista è Ed Emshwiller, per la QUINTA! volta. Ci lascia intanto a soli 50 anni Bok, vincitore di un Hugo e altro grande artista.
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Lun 14 Mag, 2007 16:21    Oggetto:   

L'Hugo del 1965 è un po' sottotono. Pochi partecipanti, 350, ma siamo in trasferta, a Londra.
Pochi anche i candidati.

Eppure, tra i romanzi, vince Novilunio (The wanderer, il vagabondo, titolo molto più azzeccato), di Fritz Leiber al secondo Hugo.
Sconfigge Sogna, Superuomo (noto anche come Il telepatico), di Brunner; Davy l'eretico, di Pangborn e L'uomo che comprò la Terra, di Smith.

Il vincente, a mio parere, è un ottimo romanzo, molto ben scritto, molto "anni '60", senza essere per questo illeggibile o fastidiosamente datato. Tra l'altro chi ha inventato la Morte Nera di Guerre Stellari, l'aveva sicuramente letto. Debitore gli è pure Jordan con Jeff Hawke, a mio parere.
Coem ho già detto altrove, consigliato soprattutto se una ama gli incontri con gli alieni (o almeno leggerne) e il catastrofismo, oltre ai film di Altman.
Dovrebbero farne un film spettacolare, se non lo hanno già fatto.

Come racconto breve vince Soldato non chiedere, di Dickson, che sconfigge Once a cop, di Raphael (con Code three si può leggere in un vecchio Urania n. 397, Servizio di pattuglia) e Straccio (Little dog gone), di Young, che dovrebbe essere in una vecchia raccolta edita da La Tribuna.
Del vincente ho letto il romanzo che ne verrà tratto qualche anno dopo: non mi è piaciuto granchè, anzi; non mi sembra un premio meritato. La scrittura stessa non è granchè, procede a strappi, discreta qua e là, "primitiva" in alcuni capitoli. Il racconto non mi ha entusiasmato, così come il finale che vuole essere più grande di ciò che è. Spesso poco coerente (il protagonista può collegare tutte le informazioni degli avvenimenti, peccato che dimentica cose fondamentali), non lo boccerei tutto, ma lo lascerò nel dimenticatoio.

Come spettacolo, vince il grande Kubrick col grande Il dottor Stranamore. Dire che è un premio meritato è scrivere ovvietà.

La rivista vincente è Analog, per l'ottava volta.

L'artista vincente è, a soli 30 anni, John Shoenherr, grande illustratore di fantascienza, di Dune e di animali (e alieni con fattezze animali).

Dopo questa versione fiacchetta, ora tutto è pronto perchè esordisca il premio Nebula, deciso dai soli scrittori. Nel 1966 perciò ci sarà l'Hugo e il Nebula del '65, che per questioni asburgiche corrisponde al '66 degli Hugo.
Beffardamente, il primo Nebula vince pure l'Hugo.
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Lun 25 Giu, 2007 11:57    Oggetto:   

Gli 850 partecipanti al premio Hugo 1966 costituirono un record uguagliato. Gli scrittori di SF, inoltre, si iniziarono a riunire per decretare i vincitori secondo la loro opinione. Nasce il premio Nebula, e per motivi un po’ lunghi da spiegare, il primo Nebula (1965) corrisponde a quest’anno dell’Hugo.

Romanzo: per l’Hugo si verifica un ex-aequo, con la vittoria di Dune di Herbert e Io, Nomikos, l’immortale, di Zelazny. I tre sconfitti sono La scacchiera, di Brunner; La Luna è una severa maestra, di Heinlein (ma tale libro era per così dire serializzato e parteciperà, con altro esito, nella prossima edizione) e Skylark Duquesne, di E.E. Smith, che in Italia dovrebbe essere in Skylark II.
Per il Nebula ’65, il vincitore è Dune, che fa perciò doppietta, mentre il libro di Zelazny non era in gara. Poichè per essere in gara nei Nebula bastava una segnalazione, i partecipanti, solo in questa categoria, erano 12. Di seguito farò uno scritto solo per questi elenchi assurdi dei perdenti dei Nebula, che per fortuna durarono con questo sistema una sola edizione, mi pare. Duro lavoro, ma qualcuno doveva farlo...
Che dire di Dune che non è già stato detto? Niente, è un capolavoro assoluto, una pietra miliare della fantascienza, un punto di svolta e un metro di misura sempiterno.
Scritto in maniera godibilissima, ricco di dialoghi, le descrizioni sono per lo più riferite agli stati d’animo dei protagonisti, tutte figure indimenticabili e descritte a 360°. Al di là della forma, si potrebbe parlare di 500 pagine in cui la tensione e l’interesse non vengono mai meno (intendo proprio mai); della formidabile costruzione di un Universo, da parte di Herbert, credibile nel suo passato e nel suo presente; di una storia incredibile, fantastica, meravigliosa; di intrighi che ci ricordano la peggiore (migliore?) storia di Roma; della fantascienza che diviene epica, etc... in breve leggetevelo e godetene. Il doppio premio appare OVVIO.
Eppure, per gli 850 convenuti, c’è un altro libro che gli sta alla pari, un libriccino di neanche 200 pagine, divertente quanto l’altro era serio, lieve quanto l’altro era profondo, ma ugualmente godibile. Dune è diverso e superiore, comunque evidentemente non si volle far passare senza nota questo libro del neanche 30enne Zelazny, astro nascente, uomo di profonda cultura, autore che io amo troppo per essere obiettivo. Nomikos è un bellissimo libro.

Romanzo breve: mentre non fu assegnato per gli Hugo, che ancora non avevano le canoniche 4 categorie, il Nebula registra un ex-aequo: The saliva tree (L’albero della vita), di Aldiss e He who shapes, di Zelazny (poi divenuto un romanzo, The dream master, Il signore dei sogni). I perdenti sono altri 6.
Il romanzetto di Aldiss è un buon fanta-horror, un filo datato, un filo troppo simil – Simak, ma affascinate e tutto sommato meritevole. Il racconto di Zelazny non l’ho trovato, ho trovato il romanzo Il signore dei sogni, che può essere definito solo una porcheria. Spero che He who shapes fosse diverso, perchè appare ridicolo premiare una cosa che invece, più che sugli scaffali, andrebbe tenuta nella pattumiera. O nel riciclo carta, e con tutto il bene che volevo a Zelazny.

Racconto: nulla per gli Hugo, per i Nebula vince...ancora Zelazny! Il bel racconto Le porte del suo volto, i fuochi della sua bocca non sarà di sicuro un capolavoro, ma fa ritrovare lo Zelazny frizzante e ironico di sempre e sto racconto un premietto lo può meritare. Gli sconfitti sono solo... 18.

Racconto breve: and the Hugo goes to ...Harlan Ellison! Per “Pentiti Arlecchino”, disse l’uomo del tic – toc. Già per il titolo meriterebbe un premio! E infatti vince anche il Nebula. Raccontino molto molto bello, oggi ancora più attuale di allora, scritto in maniera divertente e briosa, nasconde profonde verità e ha pure una (terribile!) introduzione con un brano di Thoreau che meriterebbe da solo lunghe discussioni. I Nebula sconfitti furono 30, mentre quelli dell’Hugo sono Scorreria e vendetta, di Anderson; Day of the great shout, di Farmer (poi in Il fiume della vita); La rampa delle stelle, di Leiber (ennesimo bel racconto sul mondo di Nehwon) e, guarda un po’, Zelazny con Le porte del suo volto, i fuochi della sua bocca!
Devo dare atto che effettivamente il racconto del giovane Ellison, a mio parere, è superiore a quello del giovane Zelazny: per parte mia, scelta condivisa.

Per completare gli Hugo 1966: la rivista premiata fu If, allora diretta mi pare da Pohl.

L’artista prescelto fu Frank Frazetta, il grande Frazetta (o forse grandissimo), le cui copertine di molti libri di fantasy sono leggenda.

Fu infine assegnato un premio a Asimov, ancora a secco, che se no rompeva troppo, per la Fondazione, come “il migliore ciclo di tutti i tempi”.
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Lun 25 Giu, 2007 11:58    Oggetto:   

Stante l’assurdo sistema dei Nebula (una segnalazione sola, e andavi in finale), nella prima edizione si verificò un certo affollamento, come di seguito si spiega.

Romanzo, vince Dune di Herbert. Perdono Il villaggio dei fiori purpurei di Simak; Dalle fogne di Chicago, di Wilhelm e Thomas; Cronache del dopo bomba, di Dick; Partenza da zero, di White; Gomorra e dintorni, di Disch; Nova Express, di Burroughs; Agente 064: operazione demoni, di Laumer; La volpe delle stelle, di Anderson; Le tre stigmate di Palmer Eldritch, ancora di Dick e un paio di inediti (mi pare): Rogue dragon, di Davidson, e The ship that sailed the time stream, di Edmondson.

Romanzo breve, vincono L’albero della vita di Aldiss e He who shapes di Zelazny. Perdono La ballata di Beta 2, di Delany; Sotto due lune, di Pohl, Ricerche alfa, di Van Vogt e Schmitz; Il pianeta delle tempeste, di C. Smith, e un paio di inediti: ancora Rogue Dragon, di Davidson, e The Mercury men, di MacApp.

Racconto: vince Le porte del suo volto, i fuochi della sua bocca, di Zelazny. Perdono (respirone) La favola del vecchio e degli astronauti, di Brand; 102 bombe H, di Disch; I decisionatori, di Green; Quattro spettri in Amleto, di Leiber; Il canto del terrore, di McCarty; L’ultima avventura di S.H., di Reynolds; La maschera del vortice rosso o I berserker, di Saberhagen; Il pianeta dell’oblio, di Schmitz; Mun-Mun, di Sheckley; La rivolta dei maschilisti, di Tenn; oltre a The shipwrecked hotel, di Blish e Knight; Half a loaf, di Fitzpatrick; At the institute, di Kagan; The Earth merchants, di Kagan e ancora di Kagan Laugh along with Franz; The life of your time, di Karageorge; Goblin knight, di Schmitz e Maiden voyage di Schutz. Dovrebbero esserci tutti.

Racconto breve: vince “Pentiti Arlecchino”, disse l’uomo del tic – toc. Perdono (coraggio) Gli occhi non vedono soltanto e I fondatori, entrambi di Asimov; Souvenir, di Ballard; Intervista in due tempi, di Carter; I computer non discutono, di Dickson; Vieni a Venere, malinconia, di Disch; Pietà per le macchine, di Gold; Piena fiducia nel dottor Clockwork, di Goulart; Nel nostro isolato e La lunga notte di martedì, entrambi di Lafferty; Ciclopi e I nuovi tempi felici, entrambi di Leiber; L’inferno, di Niven; Ecologia bilanciata, di Schmitz; Dal cronosentiero di domani, di Simak; Devil car, di Zelazny; oltre a Game, di Barthelme; Lord Moon, di Beauclerk; A few kindred spirits, di Christopher; The house the Blakeneys built, di Davidson; Of one mind, di Durham; Better than ever, di Kirs; The peacock king, di McCombs e White; Though a sparrow fall, di Nichols; Wrong-way street, di Niven; The mischief maker, di Olin; A better mousehole, di Pangborn; A leader dor yesteryear, di Reynolds; Keep them happy, di Rohrer e The eight billion, di Wilson. Uffa.
S*
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MessaggioInviato: Lun 25 Giu, 2007 14:18    Oggetto:   

tobanis ha scritto:
Stante l’assurdo sistema dei Nebula (una segnalazione sola, e andavi in finale), nella prima edizione si verificò un certo affollamento, come di seguito si spiega.


Tieni conto che il Nebula non è a voto popolare ma assegnato da una giuria, i membri della SFWA. Oggi sono migliaia e quindi cambia poco rispetto all'Hugo, ma all'epoca probabilmente erano solo qualche decina.

S*
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Lun 16 Lug, 2007 10:44    Oggetto:   

Nel 1967 è record assoluto di partecipanti, con 1.500 personcine si battono tutti i convegni precedenti.
Nell’elenco dei candidati, il premio Hugo si “innebulisce”, nel senso che la tradizionale cinquina è sostituita, come nella prima edizione del Nebula, da una rosa amplissima. Stupidaggine che durerà una sola edizione.
La beffa è che il Nebula si “hughisce”, limitando i partecipanti, e giustamente.

Romanzo: vince per la quarta volta Heinlein, con La Luna è una severa maestra.
Perdono Babel 17, di Delany; Fiori per Algernon, di Keyes; La stanza chiusa, di Garrett; Le streghe di Karres, di Schmitz e l’inedito Day of the Minotaur di Burnett Swann.
La giuria del Nebula 1966 la pensa diversamente: vincono ex-aequo Babel 17, del ragazzino Delany (25enne), al primo premio, e Fiori per Algernon, di Keyes. Perde solo Heinlein, con La Luna è una severa maestra, l’ultimo rimasto dei candidati.
Chi ha ragione? (fermo restando che Schmitz lo lessi tanto tempo fa, mi sembra nei Cosmo Argento, e che La stanza chiusa, letto anch’esso tanto tempo fa, mi sembrò allora bellissimo) (Ma non posso mettermi a rileggere anche tutti i candidati, oltre ai vincitori!).
Personalmente non ho dubbi, Fiori per Algernon.
Heinlein dà sempre il via a un sacco di discussioni, c’è chi lo ama e chi lo odia. Io certe sue cose le apprezzo, altre meno. In La Luna è una severa maestra, si riassume la mia posizione. Bello all’inizio, molto bello nell’ultima parte (e in generale nella seconda parte), si appesantisce nella parte centrale, con alcuni “clichè” che mi hanno personalmente un po’ stancato. Uno ad esempio, si ritrova il classico terzetto: il Vecchio (e cioè, tutto sommato, RAH), il Giovane, protagonista e dotato solitamente di qualità fuori norma (andrebbe meglio citato in questo caso il binomio Giovane – Computer) e la Gnocca, solitamente intelligente, sveglia, gnocca e molto disponibile, sia col Giovane e se proprio proprio anche col Vecchio (anche se il Vecchio raramente o mai consuma). Tutto già visto e rivisto in Straniero in terra straniera. Così come già visti i rapporti familiari fuori dall’ordinario, qua però decisamente maturi, più interessanti e credibili che in altre opere. Come già visto il confronto verbale con la Grande Organizzazione da parte dei protagonisti. Tutto ciò non toglie che comunque ritengo l’opera in questione non malvagia.
Babel 17 è forse un po’ superiore, un libriccino che lascia il segno, con alcune situazioni e alcuni personaggi difficilmente dimenticabili, ma pure, a mio parere, con alcune forzature (il rapporto amoroso della protagonista col Macellaio, ad esempio), con alcuni difetti nella tecnica descrittiva di Delany, con un colpevole che si capisce a 50 pagine dalla fine (almeno). Gli aspetti positivi sono però decisamente più importanti di quelli negativi, rimane un buon libro.
Fiori per Algernon è (quasi) un capolavoro. Dopo l’Hugo del 1960 come migliore racconto, l’autore riesce a trarne un romanzo senza perdere qualità, anzi, rendendolo ancora superiore. Keyes scrive benissimo (intendo VERAMENTE bene), e ciò è un ulteriore motivo di pregevolezza a una storia già di sè intrigante e affascinante. L’espediente di raccontare tutto sotto forma di diario è perfetto. La storia in sè tocca praticamente tutti i grandi temi dell’intimo sentire umano, con delicatezza e in modo estremamente convincente. La parabola intellettuale e emotiva del protagonista è una perla della letteratura mondiale.
Entrambe le giurie a mio parere hanno sbagliato.

Romanzo breve: categoria ancora assente negli Hugo, vede vincere il Nebula da parte di Vance con L’ultimo castello. Perdono l’inedito di Davidson, Clash of star-kings e L’alchimista, di Harness. Il romanzo di Vance andrebbe annoverato tra i suoi capolavori. Già Vance è un grande, e qua è al suo meglio. Stupendo racconto, ritengo ovvio e banale che raccolga tutti i premi possibili, solo una giuria di analfabeti non avrebbe capito la grandezza di L’ultimo castello. Splendido.

Racconto: vince il secondo Hugo, Vance, con L’ultimo castello (evidentemente la classificazione in categorie era un po’ arbitraria e/o diversa). Perdono in parecchi: Lo chiamerai signore (Dickson); L’alchimista (Harness); Un ornamento alla sua professione (Harness ancora); La casa delle rose (Burnett Swan); Per un respiro io indugio (Zelazny); Quel momento della tempesta (Zelazny ancora); e due inediti, Apology to Inky (Green) e The eskimo invasion (Howard).
Secondo la giuria del Nebula, il più bel racconto dell’anno è invece Lo chiamerai signore, di Dickson. E’ meglio di Quel momento della tempesta, di Zelazny; Un ornamento alla sua professione, di Harness, e dei due inediti (a questo punto finalisti di entrambi i premi, peccato siano inediti) Apology to Inky, di Green e The eskimo invasion di Howard. Non c’è Vance che come visto vince per la categoria sopra.
Pertanto anche l’Hugo fa giustizia del grande racconto di Vance. Lo preferisce, giustamente, al racconto di Dickson, primo, perchè quello di Vance è enormemente meglio, secondo, perchè quello di Dickson è sicuramente un bel racconto, ben scritto, godibile, con i giusti tempi, ma nulla più (e mica è poco).

Racconto breve. Vince Stella di neutroni, del giovane Niven. Perdono Corsa di topi, di Jones; Il posto segreto, di McKenna; Mister Burlone, di Saberhagen; Luce di giorni passati, di Shaw; Torna la forza, di Zelazny, e due inediti: Man in his time, di Aldiss, e Delusions for a dragon slayer, di Ellison (ma che titolo!).
Vince il Nebula invece, postumo, McKenna, scomparso qualche anno prima, con Il posto segreto. Ha la meglio su Luce di giorni passati di Shaw e Man in his time, di Aldiss (anch’esso pertanto bifinalista e inedito). Niven non viene proprio preso in considerazione.
Stella di neutroni è probabilmente meglio del racconto di McKenna, come dice la giuria dell’Hugo. Entrambi però non mi hanno entusiasmato, tanto che ritengo eccessivo un premio per il racconto di Niven e completamente fuori luogo un premio per il raccontino, appena sufficiente, di McKenna.

Come spettacolo, l’Hugo va a un episodio, L’ammutinamento (in due parti) di Star Trek prima serie, che onestamente non ricordo, ma il fatto che sia stato scelto invece di Fahrenheit 451 (il film) mi fa dubitare sulla serietà e competenza dei 1500 convenuti. Evidentemente le mattane di Spock e le avventure su Talos IV colsero nel segno.

Per le riviste, fa il bis la rivista If.

Come artista, vince Jack Gaughan, che riesce nella difficile impresa di prendere due Hugo, uno come artista professionista e uno come artista non professionista. Artista che a mio parere è un po’ “vecchio” come stile, già negli anni ’60.

Viene inoltre premiato come scrittore non professionista, il giovane Alexei Panshin, che da lì a due anni scriverà, secondo la giuria del Nebula, il più bel romanzo dell’anno.

Un premio viene anche dato al programma tv di documentari della CBS, 21° Secolo.

Ci saluta l’ultra ottantenne Hugo Gernsback, proprio lui, mister premio Hugo.
Tobanis
«Antinano» Antinano
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MessaggioInviato: Mer 05 Set, 2007 10:48    Oggetto:   

Ignoro se a qualcuno interessi, ma

Nel 1968 si pareggia quasi il record di presenze (stimate, poi) con 1.430. La SF è in salute.

Romanzo: vince il 31enne Zelazny, al secondo Hugo, con Signore della luce. Gli sconfitti sono gli inediti The butterfly kid, di Anderson (non Poul) e Chthon, di Anthony; The Einstein intersection, di Delany (che si trova come Einstein perduto o Una favolosa tenebra informe) e Brivido crudele, di Silverberg.
Per la giuria del Nebula 1967 invece il migliore è Una favolosa tenebra informe (o Einstein perduto) del 26enne Delany, al secondo Nebula. Meglio di Chthon, di Anthony (a questo punto forse un inedito che qualcuno dovrebbe pubblicare) e un altro inedito, The eskimo invasion, di Howard (immagino tratto dal racconto dello scorso anno); Signore della luce, di Zelazny e Brivido crudele, di Silverberg.
Amo Zelazny, e considero Signore della luce il suo capolavoro e uno dei più bei libri di SF di tutti i tempi, perciò mi è difficile essere obiettivo. Però, rileggendolo, vedo che potrebbe essere stato scritto ieri: non è invecchiato, è ancora magnifico, anche guardandolo con occhio critico e altri 20 anni sulle spalle (io), lo trovo ancora oggi uno dei capolavori della fantascienza. La profonda cultura di Zelazny non pesa, anzi, sembra quasi canzonarsi lui stesso; i personaggi sono vivi e veri, i dialoghi vivaci e intelligenti. La storia è splendida e scritta magnificamente. A quando un film?
Per il mio personale modo di sentire, mi sembra quasi una barzelletta la vittoria di Delany: tra la sua opera, forse sufficiente e nulla più, e quella di Zelazny, c’è un profondo abisso. Una favolosa tenebra informe non mi è proprio piaciuto, parte come una copia di Nomikos (di Zelazny, guarda un po’), annoia per gran parte del tempo, lascia infine con la bocca asciutta, e pure lo stile di Delany è molto alla vorrei ma non posso o non so (ritengo la sua caratura tecnica scarsetta), carica ogni capitolo di citazioni, come a fare vedere che ha studiato, ma il brutto è che proprio le citazioni e il suo diario sono forse le parti più belle del libro. Temo che tra me e Delany non ci sia feeling.

Romanzo breve: finalmente arriva questa categoria per gli Hugo e c’è un ex-aequo. Vincono alla pari La ricerca del Weyr, della McCaffrey (prima donna a vincere l’Hugo, se non sbaglio) e Il salario purpureo, di Farmer.
Perdono Il buco tra le stelle, di Delany; Giù nel paleozoico (o Base Hawksbill), di Silverberg e La pista dell’orrore, di Zelazny.
Per la giuria del Nebula, invece, il migliore è INRI, del giovane Moorcock, non considerato per l’Hugo. Per loro è meglio di La ricerca del Weyr, della McCaffrey; Il salario purpureo, di Farmer; Giù nel paleozoico (o Base Hawksbill), di Silverberg e il romanzo dall’incredibile titolo di Se tutti gli uomini fossero fratelli, a chi dareste in moglie vostra sorella?, di Sturgeon.
Che dire della McCaffrey? Gran bel racconto, peccato che non è SF, ma buona fantasy, con castelli, draghi, dragonieri, dame, etc…Bello, ma fuori tema. Caschiamo peggio col romanzetto di Farmer: Sf ok, stralunato, pazzo, anche divertente, volgarotto, quasi pornografico, di rottura e protesta… l’ho trovato più “scandaloso” che qualitativamente importante. Magari nel ’68 aveva un senso, ora mi sembra superato, e neanche sto granchè. Certo che sembra scritto da un giovane un po’ acerbo e non da un cinquantenne.
Un po’ meglio l’opera di Moorcock, scritta piuttosto bene, con un’idea di base interessante, punta a sesso e religione, che tirano sempre, risultando, se vogliamo, quasi pornografico in alcuni momenti e sicuramente blasfemo in molti altri. Nel complesso però un’opera discreta, non di più.
In definitiva la migliore è quella della McCaffrey, ma non è SF; le altre due non sono meritevoli di premi.

Racconto: il migliore secondo i convenuti è Per muovere le ossa, di Leiber, al terzo Hugo. Per loro è meglio di La fede dei nostri padri, di Dick; l’inedito Pretty Maggie Moneyeyes, di Ellison e Il mondo dei maghi, di Norton.
Ogni tanto sono tutti d’accordo: Leiber vince anche il Nebula. Batte l’inedito (mannaggia) Pretty Maggie Moneyeyes, di Ellison; l’altrettanto inedito Flatlander, di Niven; Le chiavi di dicembre, di Zelazny e La montagna dell’infinito, sempre di Zelazny.
L’opera di Leiber, un fanta – horror, non è niente male, interessa, piace; in definitiva non qualcosa di indimenticabile ma dargli un premio non scandalizza.

Racconto breve: vince l’Hugo Non ho bocca, e devo urlare, di Ellison (ennesimo titolo incredibile). Perdono Delany con Sì, e Gomorra e Niven con L’uomo puzzle.
Il Nebula invece va a Delany (abbonato, è il terzo, evidentemente tra gli scrittori di SF godeva di grande credito) per Sì, e Gomorra. Non ce la fanno l’inedito Earthwoman, di Bretnor; Vetro levigato dal mare, di Delany; Segreteria telefonica, di Leiber; l’inedito The doctor, di Thomas e Bambola, sei stata grande, della Wilhelm. Ellison: scandalosamente non considerato.
Il racconto di Ellison è difficile da dimenticare: bellissimo, scritto bene, lascia un senso di totale impotenza e assenza di speranza. A mio parere, è stato il seme di tanta fantascienza futura. Ridicolo il paragone con l’inutile e dimenticabile raccontino di Delany, una sciocchezzuola che non merita neanche di essere considerata.

Spettacolo: vince l’Hugo ancora Star Trek, con l’episodio Uccidere per amore, penultimo della prima serie, scritto, guarda un po’, da Harlan Ellison. E’ ritenuto ancora oggi uno dei più belli episodi, di tutte le serie, e acclamato ogni dove.

Rivista: siamo al terzo Hugo per If.

Artista: vince ancora uno dei miei non-beniamini: Jack Gaughan.

Scrittore non professionista: vince Ted White.

Artista non professionista: vince George Barr.

Premi speciali a Ellison (ancora!), per la raccolta Dangerous visions; a Gene Roddenberry per Star Trek, di cui fu il “papà”.
jonny lexington
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MessaggioInviato: Mer 05 Set, 2007 15:47    Oggetto:   

tobanis ha scritto:
Ignoro se a qualcuno interessi

beh, io leggo sempre volentieri questi tuoi resoconti, quindi se continui hai comunque sempre almeno un lettore garantito. e ho diverse volte anche pescato fuori consigli utili per future letture. Smile
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MessaggioInviato: Mer 05 Set, 2007 16:07    Oggetto:   

jonny lexington ha scritto:
tobanis ha scritto:
Ignoro se a qualcuno interessi

beh, io leggo sempre volentieri questi tuoi resoconti, quindi se continui hai comunque sempre almeno un lettore garantito. e ho diverse volte anche pescato fuori consigli utili per future letture. Smile


Very Happy Very Happy Very Happy

Gracias! Mi dai carburante e entusiasmo per i prossimi resoconti. Per ringraziarti meglio, se mi mandi una tua foto e una statuetta che ti raffigura, poichè sto costruendo un tempietto per meglio adorarti... Wink

Scherzi a parte, io sto procedendo con sta faticaccia di rileggermi tutti gli hugo e nebula, non sarebbe malaccio se ci fosse un confronto su questi testi "sacri", visto che sono pluripremiati. Magari i più giovani non li conoscono, e farebbero male (in alcuni casi farebbero bene), ma in un paio d'anni arrivo ai contemporanei...
Tobanis
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MessaggioInviato: Lun 10 Set, 2007 14:40    Oggetto:   

Nuovo record per la Convention che chiude gli anni ’60: 1534 partecipanti, anche se dubito che li abbiano contati, magari è un numero solo per fare il record.


Romanzo: vince l’Hugo 1969 Tutti a Zanzibar, di Brunner. Ha la meglio su Nova, di Delany; Maestro del passato, di Lafferty; Rito di passaggio, di Panshin e Tempo senza tempo, di Simak.
Per la giuria del Nebula, vince invece Rito di passaggio, di Panshin (praticamente l’unico libro di rilievo dello stesso). A loro modo di vedere è meglio di Pasqua nera, di Blish; Il cacciatore di androidi, di Dick; Le maschere del tempo, di Silverberg; Maestro del passato, di Lafferty; Picnic su Paradiso, della Russ e Tutti a Zanzibar, di Brunner.
Quando lessi Tutti a Zanzibar tanti anni fa, lo misi tra i 5 libri più sorprendenti di sempre: mi sbalordì Brunner e la sua capacità di prevedere esattamente il futuro (nelle sue linee guida, ovvio). Pensavo addirittura fosse un futurologo prestato alla letteratura e alla SF. Riletto ora, mi sono più evidenti i difetti: troppo lungo, spesso noiosetto, di lettura sicuramente difficile per molti, frammentario, con troppi personaggi. Eppure... scritto benissimo, atmosfera unica, anticipa ancora oggi molto del prossimo futuro, sempre verosimile, con personaggi veri e indimenticabili. Va premiata, più che la qualità, la sua unicità; un libro che non passa inosservato ed è difficilmente dimenticabile.
Rite of passage, che non ho trovato in italiano e ho dovuto leggermi in inglese, al di là della noiosa orchite che mi ha provocato, lo ritengo tutt’al più un libercolo per teenager, anche se le relazioni adulti – minori, per come sono descritte, sono giusto un gradino sotto una denuncia e una telefonata al Telefono Azzurro. Premiarlo o preferirlo a Zanzibar è, per i miei gusti, una simpatica barzelletta.

Romanzo breve: primo premio per Silverberg, con Ali della notte (prima parte nell’omonimo libro uscito nella Fantacollana Nord). Perdono l’inedito Lines of power, di Delany; Cavaliere del drago, della McCaffrey e l’inedito Hawk among the sparrows, di McLaughlin.
Il Nebula va alla McCaffrey, per Cavaliere del drago. Meglio dell’inedito Lines of power, di Delany; Il giorno prima dell’eternità, di Laumer; l’inedito Hawk among the sparrows, di McLaughlin e Ali della notte, di Silverberg.
Scelta difficile. Il romanzo di Silverberg, prima parte dell’omonimo libro uscito nella Fantacollana Nord è, sinteticamente, bellissimo. In poche pagine, viene descritto una Terra del lontano futuro, decadente ma estremamente affascinante, addirittura da vertigini quando i protagonisti fanno i turisti in quello che rimane di Roma. La storia è molto bella, i personaggi sono tratteggiati alla grande, la scrittura è fluida, senza pause e di buon livello. Premio strameritato.
Pure, il romanzo della McCaffrey, seconda parte del libro Il volo del drago, è parimenti splendido. La prima parte aveva vinto l’Hugo; qua siamo ancora al 90% (o, come la prima parte, al 100%?) però nella fantasy, si dovrebbe dunque preferire Silverberg, che vince con pura SF. Però la McCaffrey scrive più che bene, e scrive una storia bellissima, su cui poi lucrerà con altri 17-18 romanzi circa, e si parla anche di futuri diritti cinematografici: dovrebbe uscire il prossimo anno il film relativo al primo libro; se non lo rovinano dovrebbe essere imperdibile.

Racconto: il premiato è Anderson, al terzo Hugo con La comunione della carne. Gli sconfitti sono Ambiente totale, di Aldiss; l’inedito Getting through university, di Anthony e Madre del mondo, di Wilson.
Il Nebula lo vince Wilson, con Madre del mondo. Ha la meglio su Ambiente totale, di Aldiss; La comunione della carne, di Anderson; Progetto stelle, di Gunn; l’inedito The guerrilla trees, di Hollis; l’inedito Once there was a giant, di Laumer e Guerra finale, di Malzberg.
Anche qua scelta non facile, ma non perchè siano bellissimi, anzi; perchè tutto sommato sono due lavori onesti, ma nulla di più. Premiarli non scandalizza, non premiarli d’altronde non sarebbe un’ingiustizia. Forse un gradino meglio quello di Anderson, un buon racconto su basi scientifiche; affascina però anche quello di Wilson, soprattutto nella prima parte, con gli ultimi due umani sulla Terra.

Racconto breve: riecco Ellison, al terzo Hugo, con La bestia che gridava amore al cuore del mondo (... ma che titoli il grande Ellison!). Sconfigge La danza del mutante e dei tre, di Carr; l’inedito The Steiger effect, di Curtis; Maschere, di Knight e l’inedito All the myriads ways, di Niven.
Il Nebula va invece (questa volta nessuno farà doppietta) alla Wilhelm per I pianificatori, opera invece non considerata per l’Hugo. Perdono Kyrie, di Anderson; La danza del mutante e dei tre, di Carr; Ragazza nel cubo, di Hollis; Maschere, di Knight e l’inedito Idiot’s mate, di Taylor. Ellison non viene considerato.
Premi regalati, entrambi i raccontini a mio parere non sono granchè. Ellison questa volta è troppo complicato e cervellotico; il raccontino della Wilhelm è talmente confuso e inconcludente da fare pensare addirittura a errori nella traduzione. Ampiamente dimenticabili.

Su tutt’altro livello l’Hugo per il migliore spettacolo: vince 2001: a Space Odissey. Non c’è niente da aggiungere, penso, al capolavoro di Kubrick. Basterà dire che anche i pochi appassionati che non lo stimano, lo ritengono senza dubbio un’opera fondamentale. Personalmente, lo idolatro.

Rivista: vince il Magazine di Fantasy e SF, per la quinta volta.

Artista: è ancora il turno di J. Gaughan, e sono 4.

Artista non professionista: tale era allora V. Bodè, classico genio e sregolatezza.

Scrittore non professionista: vince H. Warner, forse la persona che ha mandato più posta nella storia alle riviste di SF.

Infine, l’entusiasmo dell’Umanità e della Convention si vede nel premio speciale a Armstrong, Aldrin e Collins per il miglior allunaggio di sempre.
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