Delos 13: Intervista con Bepi Vigna intervista con
Bepi Vigna
a cura di
Francesco Grasso

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Bepi Vigna fa parte, insieme ad Antonio Serra e Michele Medda, della cosiddetta "Banda dei Sardi", un affiatato team autore di fumetti di fantascienza. Vigna è noto soprattutto come creatore di Nathan Never, fumetto italiano dallo straordinario successo di pubblico e di critica. Nonostante la notevole fama raggiunta dal loro personaggio, i tre autori restano tutt'ora nell'ombra o quasi. Il pubblico ha occasione di vederli di persona solo alle principali mostre di fumetti, ed a qualche non frequente conferenza. Dei tre, Antonio Serra è l'unico che stazioni abitualmente presso la redazione milanese della Bonelli, in quanto redattore della Casa Editrice. Bepi Vigna, al contrario, è più difficilmente rintracciabile dal pubblico, nonostante sia tutt'altro che una persona schiva. Per farlo conoscere meglio ai lettori di Delos Cyberzine, lo quindi abbiamo intervistato telefonicamente.

Delos: Bepi, come è nato il rapporto di collaborazione tra te, Antonio e Michele? Come vi siete conosciuti?

Bepi Vigna: E' successo a Cagliari, nei primi anni ottanta. A farci incontrare è stata la comune passione per i fumetti: io ed Antonio Serra facevamo parte di un gruppo di giovani autori e disegnatori che tentavano di creare qualcosa di nuovo, seppure a livello ancora dilettantistico. Insieme a noi c'era anche altra gente che in seguito si è fatta un nome, ad esempio Vanna Vinci. Michele Medda si è aggiunto in seguito, qualche tempo dopo.

Delos: E come avvenne il fatidico incontro con la casa editrice Bonelli?

Bepi Vigna: Incontrammo Castelli, l'autore di Martin Mystere. A quel tempo Antonio Serra disegnava... Strano, non è vero? Proponemmo a Castelli una storia, ambientata in Sardegna, ideata da me e disegnata da Antonio: quella che poi divenne "Il segreto del nuraghe" di Martin Mystere. Da lì è cominciato tutto.

Delos: Ancora il nuraghe... Dimmi Bepi, quanto è importante la "sardità" di Nathan Never? Voglio dire, il vostro fumetto è ricco di citazioni sarde, a partire dal numero 1, dove assegnate allo shuttle in partenza dalla stazione spaziale il numero di linea d'un volo Alisarda, al numero 35, dove fate parlare ad alcuni personaggi un sardo traslitterato... Per non parlare del Koronju, la bibita favorita da Nathan, analcolico il cui nome suona giapponese ma in realtà è il serbatoio idrico della città di Cagliari.

Bepi Vigna: Io non direi che la "sardità", come la chiami, sia importante per noi... Forse è importante per gli altri, non so. Voglio dire, siamo abituati a leggere storie ambientate in America, piene di citazioni newyorkesi o altro, e nessuno ci fa caso. Al contrario, i riferimenti alla Sardegna si notano subito. Sai che alla Bonelli, per molto tempo, eravamo conosciuti solo come "i sardi"? Sul tabellone col calendario delle pubblicazioni, tutti gli altri autori erano riportati con nome e cognome. Noi no: eravamo semplicemente "i sardi".

Delos: Ma questa voglia di evidenziare le vostre origini esiste o no? Ricordo il numero 3 di Nathan Never, ove fate combattere su un ring di Jeet-Kune-Doo un lottatore dal nome "Joe Sardus", vestito in abito tradizionale, e gli fate fare polpette del classico "Uomo Tigre" da fumetto giapponese. Forse un pizzico di tifo campanilistico?

Bepi Vigna: Ma no, quello è un dettaglio senza troppi significati. Ti ripeto: per noi non ha importanza, sono gli altri a trovarcela.

Delos: Dimmi, Bepi... Tra le storie che hai scritto, qual'è quella cui ti senti più legato?

Bepi Vigna: Ce n'è più d'una... "La pietra antica", oppure "Cuore di tenebra". O meglio, "L'ultima onda". Quelle più intimiste, dove il mio Nathan Never si rivela diverso da quello di Antonio, o da quello di Michele.

Delos: Allo stesso tempo, ce n'è qualcuna che non ti ha soddisfatto?

Bepi Vigna: Sicuramente si. Penso a "Contagio", oppure a "Terrore sotto zero". D'altronde non si possono scrivere sempre lavori ineccepibili con i ritmi che abbiamo. In questo momento ad esempio sto lavorando contemporaneamente a quattro sceneggiature (tra queste, ad esempio, il seguito del numero 3: "Operazione Drago"). E' chiaro che il tempo a disposizione per "limare" ciascuna storia è limitatissimo.

Delos: Ho visto da voi in Redazione una massima, affissa proprio sopra la scrivania di Serra, e Antonio mi ha detto che si tratta di una frase tratta dalla lettera d'un lettore. Dice testualmente: "Meglio un numero in meno che un numero del C...". Sei d'accordo?

Bepi Vigna: Il problema è mandare ogni mese un albo in edicola. Noi lavoriamo a ritmi frenetici, mente nel mondo del fumetto c'è gente che scrive una storia all'anno... Nonostante questo, il livello dei fumetti Bonelli resta indubbiamente superiore a qualunque altro prodotto italiano. Io credo che il peggiore dei nostri albi sia comunque paragonabile o addirittura migliore di ogni altro fumetto che offre il mercato, almeno per quanto riguarda la produzione "popolare", ovvero il fumetto di massa.

Delos: Di quale autore di narrativa SF ti senti più debitore?

Bepi Vigna: Più che alla narrativa, penso al cinema SF, ed al genere poliziesco "hard-boiled". Quelle sono le mie vere fonti d'ispirazione.

Delos: Vuoi fare qualche nome?

Bepi Vigna: Per la narrativa, Ray Bradbury. Non mi dicono granchè i classici Asimov o Heinlein, che invece piacciono molto ad Antonio Serra. Per i polizieschi, citerei Ellroy, Chandler, Hammet. Ma ripeto, io mi ispiro maggiormente al grande schermo: tento di dare alle mie storie un taglio ed un ritmo tipicamente cinematografico. Il ritmo è molto, molto importante: non tutti lo capiscono.

Bepi Vigna: Cosa mi dici di William Gibson e soci? E del cyberspazio, di Internet? Sei anche tu uno strenuo oppositore del mondo dei Computer e delle Reti, come Antonio Serra?

Delos: Tutt'altro. Ti informo anzi che proprio in questi giorni Nathan Never sta ottenendo un suo spazio sul Web, tramite Video On Line. Tra breve daremo l'annuncio ufficiale.

Delos: Senti, ma cosa c'è di Bepi Vigna in Nathan Never? Intendo di autobiografico... Ad esempio, Antonio Serra ha presentato la moglie Katia Albini nel numero 50, sotto le vesti del personaggio Kathy White, tra l'altro disegnata in maniera estremamente somigliante. Tu hai fatto niente del genere?

Bepi Vigna (ridacchiando): Lo so, sono proprio i particolari di questo genere che fanno la gioia dei lettori, quando riescono a scoprirli. Comunque non sono stato io a copiare Antonio, casomai il contrario, visto che ci ho pensato prima di lui... Ricordi il personaggio di Olivia Olling, l'avvocatessa? (visibile accanto, nda) E' mia moglie, che si chiama Olivia Olla e fa proprio l'avvocato.

Delos: Ascolta Bepi: visti i ritmi frenetici di lavoro, non rischiate in qualche modo di essere "assorbiti" da Nathan Never, di legarvi troppo al vostro personaggio? Non è limitante dedicarsi esclusivamente a un unico fumetto?

Bepi Vigna: Credo di si. Ma io non mi occupo solo di Nathan Never. Al contrario, collaboro con il quotidiano di Cagliari e con varie riviste. Inoltre scrivo libri (in questo momento sto lavorando ad un saggio sul fumetto franco-belga), mi interesso di cinema, tengo corsi di fumetto, ho in mente tante altre iniziative. Non credo proprio che Nathan Never possa "assorbirmi".

Delos: Bene, Bepi, è tutto. Hai qualcos'altro da aggiungere per i lettori?

Bepi Vigna: Soltanto di continuare a seguirci, e soprattutto a scriverci. Com'è tradizione della Bonelli, noi teniamo in grande considerazione l'opinione del nostro pubblico.

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