Qual è secondo te lo stato di salute della fantascienza in Italia, soprattutto dal punto di vista del mercato editoriale? Intravedi dei segnali di ripresa, oppure siamo in una fase di stagnazione?

Ci sono sicuramente segnali positivi dal punto di vista della qualità dei libri, non forse dal punto di vista della quantità. La novità più interessante degli ultimi anni è la collana Odissea della Delos Books che si è presentata proprio con lo slogan: “La fantascienza torna in libreria”. E di certo non possiamo dimenticare l’abbondante produzione della Perseo Libri di Ugo Malaguti, con un tipo di distribuzione molto affine a quello di Robot. In contrapposizione, sappiamo che altri editori quando pubblicano fantascienza cercano di nasconderla. C’è, comunque, un’altra novità interessante: quest’estate, un altro editore torna alla fantascienza, con una nuova collana. Ci saranno così due collane di fantascienza presenti nelle librerie italiane con una distribuzione capillare. Quella che soffre da molti anni è l’edicola, dove ormai si trovano solo Urania e Urania Collezione e su livelli di vendita, rispetto a quelli degli anni Settanta, che sono bassi, ma che comunque equivalgono ai livelli

L'immagine creata da Festino per la copertina del numero 41 di <i>Robot</i>
L'immagine creata da Festino per la copertina del numero 41 di Robot
di vendita delle riviste americane, con un’ovvia, enorme differenza di popolazione. Il dato interessante è che Urania Collezione vende meglio di Urania, forse per il fatto che si presenta come un libro e i lettori, nuovi e vecchi, hanno voglia di rituffarsi un po’ nel passato, anche perché oggi di idee nuove non ce ne sono molte in giro. C’è il filone post-umano, che è una nuova corrente, ed è già positivo che ci sia, visto che dopo la new wave e il cyberpunk vi era stato un vuoto, se non il riaffermarsi della fantascienza hard. Quindi che ci sia un gruppo di nuovi scrittori che si ritrovano intorno a un’idea è un fatto molto positivo.

Rispetto alla vecchia Robot credo che manchino degli articoli di storia della fantascienza: penso ad esempio ai ritratti di scrittori di Caimmi e Nicolazzini che avevano anche la funzione di far conoscere vita e opere di autori vecchi e nuovi…

Sono d’accordo con te, anche se devo dire che ci sono Riccardo Valla e Salvatore Proietti che hanno scritto articoli di questo genere, ripercorrendo alcune tappe fondamentali della storia della fantascienza. Cercheremo di portare avanti il discorso in maniera più intensiva.

Facciamo un identikit del tipico lettore: chi è secondo te, oggi, il lettore di Robot?

Chi legge Robot (ride). Il lettore di Robot è uno di quelli appartenenti al cosiddetto zoccolo duro, una persona che legge molta fantascienza. Se pensiamo che oggi Urania vende circa ottomila copie e che negli anni Settanta ne vendeva quarantamila, mentre la vecchia Robot ne vendeva ottomila quando chiuse, ci rendiamo conto di cosa oggi sia il mercato editoriale. Il lettore di Robot è un lettore appassionato di fantascienza in modo continuativo, uno a cui interessa una pubblicazione del genere e che probabilmente tende a comprare, nei limiti delle sue possibilità, tutto ciò che viene pubblicato. Il problema della fantascienza degli ultimi vent’anni è che si è, in qualche modo, ridotta a rivolgersi solo alle persone che sono fortemente interessate alla fantascienza.

Cosa si può fare, secondo te, per cambiare questa situazione?

Francamente non lo so. La situazione non mi sembra molto rosea, nel senso che, come sappiamo, purtroppo la scuola italiana è sempre più incapace di ispirare l’amore per i libri e per la lettura. Nino Salomone, che oltre che essere scrittore è anche docente universitario, mi diceva che per i suoi studenti non esistono altri libri all’infuori di quelli che devono leggere per fare gli esami. E stiamo parlando di studenti universitari. Ci sono, poi, troppe sollecitazioni che distolgono i giovani, come i videogame e Internet. Contro i quali, per carità, non ho nulla, ne sono io stesso un utente; però, magari, ricavarsi un po’ più di tempo per leggere su carta… Come è noto, il cinema di fantascienza riesce a raggiungere una grossa fetta di pubblico, però poi la fantascienza scritta non vende. Quindi ci sarebbe bisogno di un cambiamento radicale: riportare in auge il piacere di leggere soprattutto tra i giovani. È un problema molto grosso che riguarda la società e l’editoria nel suo insieme, non solo quella fantascientifica. Purtroppo credo di essere molto realista, più che pessimista, quando dico che non vedo un futuro molto roseo. Ricette non ne ho, se non quella di motivare gli insegnati per fare in modo che strappino i giovani dal televisore e dal computer per portarli verso il mondo dei libri.