di Luigi Pachì e Silvio Sosio

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Due immagini si sovrappongono: da una parte la Statua della Libertà, simbolo dell'ideale che rappresenta e delle più grandi aspirazioni umane: crollata, inclinata su un fianco e in parte sepolta dalla sabbia su una spiaggia ormai deserta. Dall'altra i mozziconi ancora fumanti delle grandi torri di New York, per molti simboli esse stesse della nostra civiltà, non di grandi ideali ma di ricchezza, di prosperità, di orgoglio.

Da una parte l'astronauta Taylor, col volto cinico e insieme disperato di Charlton Heston, che di fronte a una realtà che non può sopportare riesce soltanto a urlare "maledetti, maledetti tutti". La realtà della stupidità umana, della logica della guerra che alla fine degli anni sessanta incombeva sul mondo con lo spettro nucleare.

Dall'altra molti volti: quello di una donna scampata per miracolo; quello di un pompiere che piange; quello di Rudolph Giuliani che infonde coraggio ai suoi concittadini; quelli di ragazzini palestinesi in festa; quello di George W. Bush che promette vendetta. E le urla corali di un mondo incredulo, attonito, che vive in diretta un disastro dopo l'altro, con l'angoscia di non vedere la fine, in una giornata allucinante che fin dall'inizio abbatte ogni speranza di un nuovo secolo migliore del precedente.

Non è facile tornare a scrivere di fantascienza in un mese come questo. Non è facile perché non si riesce a trovare lo stimolo a occuparsi di cultura, di libri, di cinema, quando si è immersi nella profonda tristezza collettiva di una società sotto shock, che ha perduto la sua sicurezza, che è incerta sul suo domani.

Non è facile occuparsi di fantascienza, quando la realtà si spinge più avanti delle peggiori fantasie, sorpassa scorrettamente sulla destra, e alla fantascienza sembra non resti più nulla da dire.

Eppure la fantascienza non è soltanto spettacolo, non è soltanto divertimento. La fantascienza può anche aiutare a pensare, a porsi delle domande sul mondo in cui di vive, sugli aspetti del presente che cambieranno il nostro futuro. La buona fantascienza ci può aiutare a capire chi è diverso da noi, o quanto meno a capire che è diverso da noi.

Quando la realtà sembra sorpassare la fantascienza la nostra reazione non deve essere quella di pensare che la fantascienza non serve più a nulla. Ma piuttosto di leggerne ancora di più, ancora con più impegno e attenzione, coscienti del fatto che gli incubi e i sogni, le conquiste e le aberrazioni del futuro raccontate dalla fantascienza non sono così lontani da noi, sono dietro l'angolo o, a volte, sono già arrivati.


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