raccontata da Riccardo Valla

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STORIA DELLA FANTASCIENZA

La storia della fantascienza, dall'epoca di Verne e Wells fino all'era del cyberpunk, è affascinante. Riccardo Valla, uno dei maggiori esperti italiani, ce la racconta un po' per volta, in ordine sparso.

James G. Ballard Continuiamo il discorso su Ballard iniziato nel numero scorso. Concludevamo la puntata citando il tema della "psicologia sintetica", a cui Ballard accennava nel suo "manifesto" (nel senso con cui usavano il termine i surrealisti) apparso sulla rivista New Worlds e intitolato Come si arriva allo spazio interno? In questo articolo proponeva agli autori e ai lettori di fantascienza di dedicarsi a temi suggeriti dalla psicologia.

Accennavamo anche a Deserto d'acqua, che presenta la "psicologia sintetica" dei sopravvissuti a un cataclisma naturale che ha riportato sulla terra le condizioni dell'era dei dinosauri. Il romanzo è ricco di immagini vivide, e la sua immagine più ricorrente è quella che si potrebbe chiamare "dell'inversione paleontologica", o "della stratigrafia inversa". La spiego per mostrare il tipo di operazione che Ballard compie sulla scienza. In geologia le rocce si presentano a strati, e il criterio fondamentale è che lo strato inferiore è più vecchio di quello superiore. Lo stesso vale per i fossili. Dato che in genere le forme più evolute vengono dopo quelle meno evolute, la serie dei vari strati corrisponde a vari livelli di evoluzione: salendo si hanno fossili superiori, a quota più alta corrisponde forma più evoluta. Ballard gioca su questo principio presentandone uno inverso: sui "fossili" del ventesimo secolo - telefoni, elettrodomestici ecc. - vediamo installarsi fisicamente forme caratteristiche di passate ere geologiche, e questo porta automaticamente a un giudizio di valore (o di demerito). Nel romanzo ce ne sono molti esempi. Il romanzo appartiene però al filone delle psicologie sintetiche, come quelle due altre opere significative che sono Terminal Beach e Crash. Nel caso di Deserto d'acqua, le psicologie ritratte sono due: quella dell'uomo del ventesimo secolo e quella dell'uomo "del mondo sommerso". L'uomo del ventesimo secolo è ridotto al singolo personaggio che intende svuotare Piccadilly Circus dell'acqua che vi è contenuta: un'impresa da ventesimo secolo, un "lavoro" provvisto di uno scopo, e il fatto che sia votato all'insuccesso dimostra che quelle forme di pensiero non sono più adatte al nuovo ambiente. I personaggi del nuovo mondo sono invece quelli che vediamo per tutto il libro, che non si pongono scopi, non cercano di realizzare nulla, si limitano a vivere e a pigliare il sole, come i rettili che secondo Ballard abitavano il "mondo sommerso" di 60 milioni di anni fa. Se tornassero le condizioni del Giurassico, ci mostra Ballard, l'uomo regredirebbe alla psicologia dei dinosauri e questo sarebbe un adattamento, non diverso da quello che ha portato all'evoluzione dell'intelligenza umana.

Il secondo esempio di psicologia sintetica è il personaggio di Terminal Beach, un racconto lungo che sta a metà tra la produzione iniziale di Ballard e quella successiva, rappresentata dai racconti "non sequenziali" della raccolta The Atrocity Exhibition: i racconti costituiti da brevi paragrafi apparentemente staccati l'uno dall'altro.

Il processo che porta Ballard ai racconti non sequenziali inizia con Terminal Beach, che è ancora un racconto con una precisa storia, anche se già suddiviso in paragrafi non in sequenza. La storia è quella di una persona che a causa di un incidente automobilistico in cui ha perso i famigliari cerca qualcosa che gli permetta di trovare una stabilità mentale. La trova in una sorta di fede apocalittica o di mito dell'autodistruzione, secondo cui siamo fatti per essere distrutti. Con la solita corrispondenza tra ambiente e psicologia (che questa volta è vista in senso inverso: non è l'ambiente a creare la psicologia più adatta, ma è la psicologia a cercare l'ambiente più adatto ad essa) il protagonista cerca un ambiente che confermi la sua visione del mondo e lo trova in un atollo dove sono stati compiuti esperimenti nucleari: in mezzo a quel paesaggio di oggetti appositamente costruiti per essere distrutti, il protagonista ha la conferma della sua particolare visione del mondo. Naturalmente, l'atollo è radioattivo e il protagonista non vi può sopravvivere a lungo, cosicché la ricerca dell'ambiente più adatto a lui è una forma raffinata di suicidio, ma questa conclusione è solo un particolare secondario, rispetto al concetto fondamentale della corrispondenza tra ambiente e psiche ("a psicologia deviante ambiente deviante" e viceversa).

Anche Crash rientra in questo studio di psiche e ambiente: qui l'ambiente mediatico (quello che Ballard chiama "media landscape", ossia paesaggio mediatico) crea le sue particolari nevrosi, e in particolare quella che induce il protagonista a voler ricreare la morte simbolica dei personaggi della cronaca in un incidente automobilistico: un esempio per assurdo dell'influsso di giornali e televisione sulla mente di chi ne fa un uso eccessivo.

In queste storie Ballard si mostra come uno spirito completamente laico, che nulla concede alle ideologie e alle fedi. Anzi, sembra di vedere un tentativo di mostrare come non ce ne sia bisogno: alla sostituzione dell'emotività con la psicologia si accompagna quella dell'ideologia con la conoscenza scientifica. Naturalmente per uno psicologo queste posizioni corrispondono a un rifiuto dell'affettività per timore di venirne coiunvolti, e c'è da domandarsi dove si rifugi in Ballard l'ideologia. E' lo stesso problema che si incontra esaminando molti autori degli anni 1950, e in particolare quelli del filone di Galaxy. Per esempio, dietro la tendenza iconoclastica di Sheckley c'è un sistema di valori o c'è solo una mente eccessivamente analitica?

Lo stesso discorso vale per Ballard. Dietro la sua analisi dell'uomo delle metropoli e delle sue nevrosi si nasconde un sistema di valori? Al limite, diversamente da Dick, magari anche solo quello della realtà della ragione?

Il sospetto secondo noi è giustificato, visto il suo interesse per la "waste land", il "mondo desolato". Questo tema viene dalla religione: la terra ridotta a deserto è quella che ha abbandonato Dio e la distruzione è la sua vendetta. Nei romanzi fantastici la distruzione della terra è effetto di una colpa dell'uomo, che in genere è quella di avere violato l'ambiente naturale o la morale naturale. In realtà, la superiorità del mondo naturale rispetto a quello artificiale rientra in quello che si chiama il "paradigma" di un'epoca: nel Settecento, per esempio, ciò che era artificiale veniva ritenuto superiore a ciò che era naturale: i nobili dell'epoca rimanevano estasiati davanti agli automi a orologeria che imitavano gli animali e spendevano enormi somme per farseli costruire.


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STORIA DELLA FANTASCIENZA

C'è dunque una ideologia in questa produzione di Ballard, ed è l'ideologia umanista degli anni 1950-60: l'invito a conoscere se stessi prima di intervenire sull'ambiente, la diffidenza verso la società di massa. Il limite di questa ideologia è quello solito di limitarsi ai problemi degli stati più progrediti, e lo si vede oggi, con un'Africa semi-distrutta e un Sudamerica eternamente instabile, cosicché tutta la protesta sociale ed ecologica di quegli anni sembra una di quelle manifestazioni artistiche della comunità di Vermilion Sands: un gioco degli schermi o una scultura di nuvole.

In realtà, questa componente ecologica-religiosa (la condanna apocalittica, tradizionale nei profeti: "Gerusalemme sarai punita per le tue colpe") sembra uno spunto preso dalla polemica del tempo, non necessariamente corrispondente al nucleo più profondo dell'autore. Se è così, il Ballard più autentico, il suo "zoccolo duro", dovrebbe corrispondere a un altro tipo di storie, lontane dall'"inferno urbano" immediato dei suoi Condominium, dalle sue condanne dei media o dalle lance da lui spezzate per le comunità di artisti. Sono alcune storie che non sembrano nascere da un tema preciso (per esempio, Le tombe del tempo, Il gigante annegato, Essi ci guardano dalle torri), ma che in genere si rivelano legate al superamento del mondo reale grazie all'arte e alla bellezza (o un senso oppressivo di fronte all'ignoto come in Essi ci guardano...). Per esempio, Il gigante annegato è una parabola sulla mentalità prosaica capace di abbassare al suo livello e distruggere ogni elemento a lei superiore.

Buona parte del successo di Ballard degli ultimi vent'anni si basa sull'applicazione del suo stile a tematiche più adatte al pubblico più vasto, e il Ballard più interessante per la critica resta quello che precede L'impero del sole. Di solito hanno richiamato l'interesse i suoi romanzi dei "disastri", le opere nel filone di Crash e le sue tragicommedie urbane, anziché il tipo di racconti anomalo rispetto a questi temi. Bisognerebbe riprendere in esame quella produzione e individuare i vari filoni, i legami palesi tra loro e quelli occulti, senza lasciarsi fuorviare dai manifesti che lo stesso Ballard ha diffuso in quegli anni e che rappresentano una sola posizione: quella di Ballard che, come critico, esamina Ballard autore. Come sempre, per il solo fatto di averli scritti lui non è detto che spetti all'autore, quando indossa i panni del critico, la posizione privilegiata. Tutt'al più può essere colui che conosce meglio se stesso storicamente, ma anche in questo caso gli autori occultano sempre qualche lato di se stessi...

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