Anni... Dieci anni! Il fatto, pensava adesso Gemma, era che il tempo trascorreva e le cose cambiavano. Anche le idee. Lei, per esempio: giunta ai quarantacinque aveva qualche ruga in più mentre Edoardo era sempre lì, limpido e identico a se stesso. Da qualche tempo Gemma aveva l’impressione che Edoardo non attraversasse più la vita con lei. Lei invecchiava, Edoardo no. Sebbene splendente, sembrava inerte. Anzi, già morto. Morto da sempre! Non le diceva più niente! Una notte, piangendo, si sfilò la collana gettandola sul tappeto.

* * *

E da qualche giorno non aveva più su di sé la collana, quando le giunse per posta un catalogo insolito. Come avevano avuto il suo nome, c’era forse lo zampino di Vite Preziose? Certo che questa azienda, la Kristall, lei non l’aveva mai sentita nominare. Dovette comunque convenire che le foto delle piante erano strabilianti, mai viste. Lesse: "La nostra specialità è una rivoluzionaria mescolanza di tutti i Dna". Che significava "tutti"? Intanto quelle pagine lasciavano incantati. Esibivano piante ornamentali e da frutto inverosimili: infiorescenze splendenti che lei avrebbe detto di cristallo sfaccettato. Frutti che sembravano il fantasmagorico Koh-i-noor: "la Montagna di Luce" spiegava una nota "è di 108,93 carati". Gemma rimase frastornata.

Il giorno dopo qualcuno la chiamò sul cellulare. - Signora? Buongiorno, qui è la Kristall. - Ma come sapevano? Semplice, le fu detto: le pagine del catalogo avevano sensori Rfid e dall’altro capo qualcuno aveva saputo via etere che lei aveva sfogliato e risfogliato il fascicolo. - Il suo Prezioso è magnifico, eppure lei ne è insoddisfatta - aveva decretato la voce gentile di una donna, forse di mezz’età. Confusa, un po’ depressa, Gemma si era lasciata andare a qualche confessione.

- Signora, noi possiamo ridare vitalità al suo Prezioso, far sì che lei possa riprendere felicemente, insieme al suo inseparabile, il cammino della vita.Gli ambienti della Kristall erano diversi da quelli della Vite Preziose: ariosi, aperti su giardini da sogno. Gemma trascorse la giornata vagando fra quelle piante. La signora Snaporaz le spiegava: - Vede? La nostra bioingegneria degli innesti è all’avanguardia... Lei ha un giardino?

- Sì... ma nulla a che fare col vostro.

- Non dica così - rispose amabilmente la Snaporaz. - Sarà certo splendido, ma è evidente che nessuno può competere... Noi della Kristall saremmo sleali, se lo pretendessimo! - Infine, di fronte a un albero con infiorescenze guarnite da un elaborato fogliame diamantino Gemma pose una domanda.

Risposta: - Ha mai sentito parlare del professor Alexander Graham Cairn-Smith? - ribatté la Snaporaz.

Gemma non lo conosceva.

- Non deve stupirsi. A fine XX secolo il biologo scozzese Cairn-Smith formulò una teoria secondo cui alcuni cristalli possono autoreplicarsi, fratturandosi in microcristalli più piccoli, della stessa forma. Le sembra strano, signora Gemma? Pensi: le argille sono microcristalli capaci di replicarsi anch'esse. Come gli organismi viventi, sono in grado di competizione ed evoluzione. Le sembra una favola? Alcune strutture cristalline possono essere più adatte di altre al fine della propagazione: per esempio evitando il rischio di assorbire acqua in eccesso dal terreno. Quindi si replicano proprio le più adatte! Comincia a intuire? Il Dna dei viventi, signora Gemma, ha un progenitore in un primordiale Dna dei minerali cristallini. Sa cosa facciamo noi della Kristall?

Gemma aveva ceduto le difese. - Cosa?

- Ma mi sembra evidente: noi fondiamo i regni umano, vegetale e minerale!

Armanda tornò a casa con negli occhi immagini magiche. Mescolare il Dna di Edoardo, umano, ora Prezioso, al Dna di una pianta: non sarebbe stato come donare a "lui" una sorta di nuova vita, anzi una "completezza cosmica", una "fusione" irraggiungibile dai comuni mortali? E se la materia creduta morta aveva una modalità riproduttrice, fino a che punto era "morta"? Gemma decise: avrebbe usato il Prezioso per un innesto con un bel melo, quelli che in primavera esplodono in fantasmagoriche fioriture bianche.

Per l’occasione, dal catalogo Kristall scelse una varietà proveniente da Sub-Caucaso, regione ritenuta originaria del melo e che forse – immaginò Gemma – aveva conosciuto gli stessi Adamo ed Eva! Di colpo si sentì nuovamente rivivere, rianimare.

* * *

Lo splendido esemplare, alto ormai quattro metri circa, campeggiava nel giardino di Gemma. Lei aveva preso l’abitudine di sostare a lungo sotto il melo. Si era privata del suo gioiello, ma il Dna cristallino di Edoardo riviveva ormai nelle fibre della pianta. E si sarebbe riprodotto. Gemma scrutava l’albero incantata, per ore, dialogando mentalmente con Edoardo e giurando che a volte le giungessero bisbigli. Ma forse era il vento che sussurrava tra le fronde. Eppure sembrava che qualcuno le parlasse. Certi interi pomeriggi e fino all’imbrunire sedeva all’ombra del melo. Talora avrebbe giurato che l’albero inchinasse appena le fronde al suo cospetto, o la coprisse come per proteggerla, ma probabilmente erano sue fantasie. Un paio di volte sulla sdraio, testa reclinata indietro e occhi chiusi, aveva sentito un tocco leggero su una guancia, una carezza. Sussultando, aveva scoperto che foglie mosse dalla brezza l’avevano lambita: pure avrebbe giurato che quando si era seduta quei rami fossero parecchio in alto, su di lei.

Una mattina a prima ora Gemma sostava in cucina per la colazione. Marilla, ormai collaboratrice inseparabile, lanciò nell’aria una musica allegra, spumeggiante. - Signora! - annunciò la ragazza - non ha ancora visto?

- Visto cosa? Che musica è questa?

- Sempre Mozart, l’Ouverture dalle Nozze di Figaro. Visto fuori! Il melo... ha un bel frutto, un frutto gigante! - Marilla corse nel giardino e non le diede neanche il tempo di alzarsi dal tavolo, che già tornava con un elaborato piatto in porcellana contenente una sorta di diamante sfaccettato enorme, spropositato.

Lo posò sul tavolo e Gemma restò ipnotizzata a fissarlo.

Era una "mela"? si chiese Gemma. Forse. Meglio: era il frutto del suo amore! Intravide riflessi sul rosso, quasi la simulazione d’una buccia esterna. Che perfezione... Le sfaccettature erano infinite, eppure l’insieme sembrava a tratti irregolare, sagomato con leggeri incavi ed escrescenze, secondo leggi sconosciute ma armoniche, per una forma arcana. Difficile individuarla bene, nello sfolgorio e nella trasparenza del gioiello-mela... Poi d’improvviso, come risvegliatasi, Gemma "vide" o credé di vedere. Ci sono disegni che, a fissarli, ne rivelano altri al loro interno, o combacianti, ma le parve più un’allucinazione. Incredula, protese dita tremanti a tastare superfici perfettamente lisce, spigoli arrotondati.

Girò leggermente la "mela". Pareva quasi di scoprire... anzi era...

Un calco, un calco perfetto?

Due occhi parvero fissarla. L’abbagliarono come due soli.

Gemma cacciò un urlo e svenne.