L’abituale Speciale che regolarmente chiude l’annata fantascientifica in casa Bonelli ci regala un gradito ritorno sulle pagine di Nathan Never. Dopo la chiusura della testata mensile a lei dedicata, e dopo aver abbandonato l’Agenzia Alfa per insanabili divergenze con la nuova conduzione di Solomon Darver (divergenze che trovano d’accordo un fronte sempre più ampio di lettori…), torna infatti uno dei personaggi originari più rappresentativi e riusciti, richiesto a gran voce dagli appassionati dopo la sua fuoriuscita: Legs Weaver.

Rebecca, come si fa chiamare adesso Legs in omaggio ai vecchi tempi, si è isolata dal resto del mondo riparando a Sandville, uno sperduto villaggio in mezzo al deserto, dove ha tirato su una sua agenzia privata di investigazioni. Ma nessuno riesce mai davvero a chiudere con il proprio passato, così quando Nathan si presenta da lei per offrirle un incarico delicato che per questioni di competenza non può sbrigare direttamente con l’Agenzia Alfa, Legs è ben disposta a tornare in squadra con lui. Da qui prende l’abbrivio una indagine nel mondo parallelo dei MMORPG, i giochi di ruolo massivi on line, e in particolare negli ambienti clandestini di Uwart, il più spietato e pericoloso di questi. Proprio nel contesto di Ultima War Time è maturata infatti la morte sospetta del figlio di un senatore del Consiglio di Sicurezza, e nel corso delle sue ricerche Legs arriva a disseppellire un universo sotterraneo di scommesse illegali e derive che farebbero pensare agli snuff che popolano i nostri incubi metropolitani attuali. Le indagini s’intrecciano con le vicende di Aylin e della misteriosa (ma non troppo) Nemesi, mercenaria di Uwart: una storia di vendetta dall’ottima ambientazione cyberpunk sullo sfondo esotico della Hong Kong del futuro.

Tra realtà virtuale e omicidi reali, lo Speciale in edicola dal 6 dicembre segna oltre che un atteso ritorno anche una splendida sorpresa per il lettore abituale della serie mensile, abituato da qualche mese a questa parte a storie sempre più scialbe, che scorrono via tra cliché masticati e rimasticati senza lasciare una traccia emotiva sensibile. Sceneggiato da uno Stefano Vietti in stato di grazia Il ritorno di Legs riesce a regalarci quell’onesto intrattenimento che, se è lecito non attendersi più i sussulti politici del miglior Nathan Never del passato, sarebbe giusto che fosse sempre garantito a chi da anni, se non da più di un decennio, si fa accompagnare dal Ciuffone e da suoi colleghi nella sua esplorazione del futuro. Una menzione speciale merita anche l’ottimo Max Bertolini, che con il suo tratto evocativo e personale tocca vette di eccellenza nel rendere i notturni e gli scenari urbani che caratterizzano la storia.

Contributi di alto livello, dunque, che fanno sorvolare sulle classiche

La copertina dell'albo n. 186, Venus Sky-Lab. Illustrazione a opera di Roberto De Angelis.
La copertina dell'albo n. 186, Venus Sky-Lab. Illustrazione a opera di Roberto De Angelis.
ingenuità e sufficienze bonelliane, come le password pronunciate a voce o le sproporzioni clamorose e mutevoli (a seconda di chi le rappresenta) delle ferite che ancora segnano la Città Est dopo il crollo di Urania. Tutt’altra storia sul numero di novembre della serie mensile, in edicola ancora per qualche giorno. Bepi Vigna, uno dei padri storici di Nathan Never, autore di storie memorabili (i primi Almanacchi della Fantascienza, per esempio, tra cui spicca il meraviglioso Vendetta Yakuza, e altri piccoli capolavori sulla serie regolare, come L’ultima onda), torna ai testi con una storia che purtroppo non si dimostra all’altezza della sua fama. Il numero 186, Venus Sky-Lab, parte da un’idea promettente ma si sviluppa con una certa macchinosità e stanchezza, appesantito dagli inevitabili riferimenti cinematografici e letterari. La stazione abbandonata dopo un esperimento fallito ricorda per esempio l’astronave di Punto di non ritorno, gli effetti collaterali del teletrasporto richiamano invece un Larry Niven invecchiato male come Mondo senza fine. Una certa indulgenza nell’immaginazione non basta a riscattare una storia che avrebbe potuto essere sviluppata meglio e in maniera senz’altro più coerente: improvvisare esperimenti non è mai stata una prassi così disinvolta nei laboratori di ricerca come si vorrebbe far credere e desta qualche perplessità la cascata di effetti collaterali comportati dal teletrasporto. D’altro canto, porre uno scienziato di nome Phantom alla conduzione di un programma scientifico così delicato non è mai stato di buon auspicio, e fa un po’ strano imbattersi in così tanti elementi dissonanti in un fumetto di fantascienza. Vista l’ottima riuscita dello Speciale, comunque, chissà che la tendenza involutiva di Nathan Never non s’inverta con il prossimo numero in edicola dal 20 dicembre, che vedrà il ritorno di un’altra figura storica: Sara Mc Bain. Se ci ritroveremo a parlarne, sarà già un buon segno.