gli aneddoti di Vittorio Curtoni

Da piccolo sognava di vivere di fantascienza. Purtroppo il suo sogno si è avverato.

Memories of green Un anno di quelli come se ne vedono pochi

Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente la storia della fantascienza italiana è entrata in Delos. Vittorio Curtoni, già direttore delle mitiche riviste Robot e Aliens - e comunque un bel po' mitico già di suo - ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...

Novembre, tempo di bilanci. Com'è andato quest'anno? Piuttosto bene grazie, non ci possiamo lamentare. E mica è ancora finito: a dicembre, martedì 12, sarò a Trieste a concionare sulla storia del mercato dell'editoria fantascientifica in Italia, nell'ambito di cinque giornate di convegno e proiezioni che dovrebbero preludere alla resurrezione, nel 2001 (wow!), del festival del cinema fantascientifico. Sono stato invitato da Massimiliano Spanu, attuale direttore del glorioso cineclub "La Cappella Underground", che si sta dando da fare sul serio (è già riuscito a finire in un inizio di tilt mentale, a quanto mi racconta) per riportare in vita il festival. Avrò al mio fianco il caro vecchio Giovanni Mongini, e forse, dico forse, riusciremo anche a concederci una nottata di bagordi triestini con la partecipazione straordinaria di Valerio Evangelisti (ma la sua presenza non è ancora garantita). Che vuoi di più dalla vita?

Quest'anno ho partecipato a varie cose in giro per l'Italia. Come mi ha detto qualcuno, sto diventando uno schifoso presenzialista. Più che possibile. A febbraio ero a Venezia per il convegno Le Fantascienze (del quale stanno per uscire gli atti che dovrebbero, mi si dice, essere disponibili gratuitamente per chiunque ne faccia richiesta. Provvederò a informare il colto e l'inclita). A fine aprile, Courmayeur e la convention italiana, della quale ho ampiamente straparlato su queste colonne elettroniche. Il 20 luglio ero a Bergamo, con vari amici italiani e il cosmico Robert Sheckley, ormai diventato un amicone, per il videocollegamento (che ha avuto qualche problemino tecnico, ahimè) con Ray Bradbury. Ai primi d'ottobre, sulla rapidomobile di Domenico Gallo (il mio ascaro personale, per chi non lo sapesse), sono corso a Macerata per le tre giornate di convegno internazionale su Philip Dick. Come se tutto ciò non bastasse, ho provveduto a complicarmi ulteriormente l'esistenza con un paio di iniziative organizzate da me qui a Piacenza: il 23 luglio, bis dell'incontro dello scorso anno con Bob Sheckley, che ha di nuovo pranzato a casa mia e dormito nel mio letto, aumentando a dismisura il valore storico/turistico delle mie stanze; e il 21 ottobre inaugurazione ufficiale della mostra Le macchine dell'infinito, dedicata ai vent'anni di produzione fantascientifica della Casa Editrice La Tribuna, la quale oggi sforna soltanto testi giuridici ma è stata, tra il 1959 e il 1979, uno dei massimi pilastri della sf italiota.

Giornata bellissima, lo dico senza pudore, soprattutto grazie a una partecipazione umana che ha avuto dell'epico: dico, nel corso della tavola rotonda, nella sala della biblioteca civica Passerini Landi che ha ospitato mostra e dibattito, eravamo almeno una settantina di persone venute da ogni parte d'Italia, da Bari a Venezia, da Roma a Trento; e a cena, dall'ormai classicissima Pireina che per l'occasione ha allestito un delizioso misto di maiale con polenta, eravamo in cinquantanove! Anche se solo cinquantotto hanno pagato, e a tutt'oggi l'identità del furbo portoghese resta coperta dal segreto. "Spero sia stato tu a non pagare", mi ha detto il Gnassu, l'amabile proprietario della trattoria; e invece no, io ho regolarmente sborsato... No problem, non è che ci siano state rimostranze. Sono lieto per chi ha mangiato a sbafo.

Una delle cose più straordinarie di questa giornata tanto genuina, tanto ruspante, è stato il rivedere in circolazione personaggi del nostro campo editoriale che di rado, almeno in anni recenti, si sono concessi al pubblico: penso in particolare a Ugo Malaguti e Gianni Montanari, e probabilmente dovrei aggiungere anche Ferruccio Alessandri e Luigi Cozzi, che hanno aderito con notevole entusiasmo al mio invito e che hanno saputo ricreare, con la loro presenza e le loro parole, l'atmosfera pionieristica, vibrante, ante mass market dei bei tempi della Tribuna. Malaguti era palesemente commosso, emozionato; non credo si aspettasse un bagno di folla del genere, con tanto calore, tanto palpabile affetto, e mi ha veramente sorpreso quando, il giorno dopo, mi ha telefonato in mattinata, appena rientrato a Bologna, per ringraziarmi della giornata piacentina. Ma sono io che ringrazio te, carissimo Ugo, e mi raccomando, non scordarti il sasso che ti ho lanciato: una succosa mostra bolognese della Libra Editrice, per proseguire nella celebrazione dei nostri anni eroici! Gianni Montanari, colto da un raptus commemorativo che ho trovato straordinario e che francamente non mi aspettavo, ha prodotto col suo potente computer l'ormai celebre serie di "santini" rettangolari dedicati alle copertine della Tribuna. Un'emissione speciale per la giornata del 21 ottobre, andata immediatamente a ruba, anche perché ci sono stati porcellini accaparratori come il Vittorio Catani che di santini si sono riempiti le tasche. Ho proposto a Gianni di mettersi all'opera con metodo, impostando una vera tiratura di queste figurine commemorative, mettendo magari anche in vendita un album per la raccolta: le Panini della fantascienza! Ma ci pensate? Secondo me, un po' di soldi li farebbe. Devo insistere col mio antico socio di imprese galattiche.

Giornata fulgida, dicevo, ma onestà mi impone di riferire che si è trattato anche di una faticaccia davvero pesante. Alla mostra in sé ho cominciato a lavorare da febbraio, subito dopo Venezia, e ovviamente ci sono stati tutti gli intoppi che si potevano prevedere, e qualcuno in più; anche se sono piuttosto orgoglioso di essere riuscito a condurla in porto più o meno esattamente come l'avevo visualizzata, compreso lo sgargiante Catalogo che si è venduto come il pane (o come il maiale, visto il clima alimentare della Pireina) il 21, che resterà come inalienabile testimonianza di una stagione dell'editoria ormai tramontata ma quanto feconda, e che sarà sempre per me uno dei momenti più significativi del mio lavoro. Un grazie grosso così a tutti coloro che hanno contribuito (gratuitamente, mi pare il caso di dirlo) coi loro articoli di rimembranze, e un grazie particolare a Ernesto Vegetti, uno che se non esistesse bisognerebbe inventarlo ma per fortuna esiste già e in quattro e quattr'otto mi ha sfornato una bibliografia completa della Tribuna di dimensioni monumentali.

Mostra a parte, lo stress più possente è venuto dall'organizzazione della cena finale, che per ora segna l'apice delle mie attività fantagastronomiche: per sessanta persone non avevo mai prenotato, e dubito che mi capiterà un'altra volta. Chi ha già esperienze del genere sulle spalle potrà rendersi conto del lavoro che un'impresa simile comporta, per quanto l'ausilio della posta elettronica e del telefono siano supporti formidabili. Ma insomma, gestire una tale massa umana, provvedere a fornire informazioni su alberghi, orari, percorsi, ascoltare le richieste di tutti e cercare di soddisfarle al meglio, tremare per le defezioni o le aggiunte di commensali dell'ultimissimo minuto, be', sono cose che sfibrano. La sera del 22, nel corso di un'assai parca cena (eravamo pieni come porci), ho detto a mia moglie: "Sono morto. Basta, cose del genere non le organizzo più." Lucia, che mi conosce bene, ha commentato: "Vediamo quanti mesi resisterai." Miseria zozza, il guaio è che temo abbia ragione!

Altri eventi memorabili di quest'anno: il completamento del lavoro sulla mia antologia Ciao futuro, che uscirà a febbraio su Urania, con la rituale consegna di dischetto e stampato a Giuseppe Lippi chez moi, con ovvio brindisi; e, a un livello molto più personale ma ben più importante, il festeggiamento dei miei venticinque anni di matrimonio con Lucia, con cena a sorpresa con gli amici più cari (inutile, noialtri piacentini sempre a tavola dobbiamo finire), anellino con brillantino (i traduttori guadagnano poco) per la mia signora, qualche lacrimuccia. Ragazzi, VENTICINQUE anni di matrimonio, metà della mia vita! Elisabetta e Silvio, prendete nota.

E l'ultima cosa bella mi deve ancora succedere. Si verificherà per l'esattezza il 10 dicembre, una domenica, con grande festa in casa del mio amico Roberto Tonelli, un incisore piacentino di raffinate capacità artistiche che da qualche anno produce, sotto Natale, certi suoi bellissimi minilibri chiamati Briciole: un microtesto accompagnato da una sua incisione che lo illustra, stampato su carta pregiata, prodotto dalle sue stesse mani in tiratura limitata. Roberto mi ha fatto l'onore di chiedermi un raccontino per uno di questi suoi volumi, e così quest'anno uscirà la Briciola che conterrà il mio miniracconto (mezza cartella) Le trappole della poesia, e io non vedo l'ora di averlo tra le mani per potermi rimirare nella più fulgida edizione che senza dubbio un mio scritto mai avrà. Il 10 dicembre 2000 sarà un'altra di quelle giornate da segnare sul calendario degli eventi di massima importanza.

Ah, dimenticavo: quest'anno sono anche diventato columnist di un mensile della mia città, Piacentini, dove posso esprimere opinioni a ruota libera su tutto ciò che mi frulla per il capo. Ovviamente, ho già parlato in più d'un'occasione di fantascienza, ma non solo: anche del libro elettronico, delle mie chiacchiere sulla musica col grande Bernardo Lanzetti (un amico recente di ampia soddisfazione), e prossimamente parlerò del mestiere del traduttore. Poi di tutto ciò che vorrò dire. Ho la mia rubrichina, DreamRunner, e nessuno me la tocca. Per essere uno che ha sempre guardato con un certo sospetto gli opinionisti di mestiere non c'è male.

E di cose brutte non te ne sono successe? chiederà forse qualcuno. Come no. Certo la vita non è sempre tarallucci e vino, o pizza e fichi secchi, o maiale e polenta, o quel che volete voi. Ma devo venirvi a rompere l'anima coi miei momenti tristi? A che pro? Questo 2000 lo voglio ricordare nei suoi aspetti fulgidi, che come mi pare ovvio non sono stati pochi, e via di corsa verso il 2001! Tutto ancora da scoprire, come un regalo impacchettato per benino la mattina di Natale.

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