Che la seconda stagione del nuovo Doctor Who fosse piuttosto fiacca rispetto alla prima ormai non è più una novità.

Ma sembrava ingeneroso dare tutta la colpa al povero David Tennant e alla sua differenza abissale dal predecessore, Christopher Eccleston, che ha il merito di aver rilanciato il franchise del buon vecchio Dottore nell’alto dei cieli della televisione. Infatti, dopo aver visto Everything Changes e Day One, le prime due puntate di Torchwood andate in onda sulla BBC qualche giorno fa, molte cose improvvisamente hanno trovato spiegazione.

“Ecco cosa stava combinando Russell!”, verrebbe da esclamare.

Perché Torchwood - la nuova serie di Russel T Davies nata da una costola del Doctor Who, la cui produzione ha marciato in parallelo con la stagione di Tennant - è tutto quello che Doctor Who non è stato, quest’anno: avventuroso, misterioso, coinvolgente e, perché no, anche divertente e ammiccante. L’aitante John Barrowman ha mantenuto le sue promesse, riprendendo il personaggio del capitano Jack Harkness da lui già magistralmente interpretato nella seconda metà della stagione con Eccleston. Ma per farne il protagonista di Torchwood, Davies lo ha arricchito di un carattere più dark, di alcune capacità rigenerative sorprendenti (che sanno molto di gallifreyano) e di un secondo passato misterioso.

Già ci chiedevamo cosa facesse Jack, agente temporale del 51° secolo, prima di incontrare il Dottore. Ora ci chiediamo anche come se la sia cavata dopo essere stato abbandonato su Satellite Cinque centinaia di anni nel futuro, e che cosa abbia combinato da allora a oggi.

Ma abbiamo anche un’intera stagione di Torchwood ancora da guardare, quindi saremo pazienti.

Rispetto a qualche mese fa, però - quando scrivevamo delusi della piega infantile presa dal nuovo Doctor Who - il morale è tornato alle stelle.

A pensarci bene, infatti, l’agente temporale Jack Harkness sembra una versione più cool (e più gay) del nostro più famoso Time Lord, un Doctor Who per grandi, un personaggio che – svincolato con un artificio narrativo dalla pesante eredità di 26 stagioni come prodotto per famiglie e una quarantina d'anni di continuity – può finalmente essere libero di parlare ai giovani d’oggi, con un linguaggio più vero e situazioni adulte.

La sensazione è quella che il buon Russel T Davies – inizialmente accusato di aver creato un prodotto troppo violento dalla commissione che tutela la fascia protetta pre-watershed della programmazione televisiva sulla BBC – abbia scelto di mollare l’osso su Doctor Who, rassegnandosi ad abbassare il target, ma nello stesso tempo si sia creato uno spin-off su misura, Torchwood, dove riversare il suo genio narrativo e immaginifico.

E, per nostra fortuna, ha funzionato.

Gwen Cooper (Eve Myles), la protagonista femminile, è una giovane donna poliziotto di Cardiff, che viene catapultata in un vortice di misteri alieni per colpa della sua grande curiosità: c’è chimica da subito con Jack, e si vede. Poi, tra strani omicidi, inseguimenti, pizze e amnesie, Gwen è presto arruolata tra i ranghi di Torchwood Tre, il cui quartier generale segreto si nasconde dentro la torre di vetro del Millennium Centre di Cardiff.

Dinamica e ostinata, a prima vista Gwen sembra proprio un bel personaggio: per funzionare non ha neppure bisogno di essere interpretato dalla solita bellona, come Rose Tyler (Billie Piper) o la nuova Martha Jones (Freema Agyeman). I gregari della sezione Torchwood Tre sono variegati, ma ancora troppo poco delineati per poterli giudicare: abbiamo Owen Harper (Burn Gorman), un tecnico geek dal carattere sgradevole, Toshiko Sato (Naoko Mori), una giovane esperta informatica, e Ianto Jones (Gareth David-Lloyd), un biondino in giacca e cravatta che è la “faccia pulita” della sezione Tre.

Grazie a un commento di Jack – quando dice che la sezione Torchwood Uno, quella celata nella torre di Canary Wharf a Londra, è andata distrutta durante la battaglia epocale tra i Dalek e i Cybermen – sappiamo anche “quando” siamo nella continuity della serie madre.

Dal punto di vista temporale, quindi, le prime puntate di Torchwood si svolgono parallelamente all’inizio della terza stagione di Doctor Who, in cui è previsto infatti un certo numero di puntate cross-over.

Ma visto che la terza stagione di Doctor Who è ancora lontana e la seconda aveva un certo retrogusto di omogeneizzato, rifacciamoci dunque il palato con Torchwood.

E già che ci siamo, rifacciamoci anche gli occhi con il capitano Jack, il nostro nuovo eroe che, in piedi sulla cima di un palazzo come un angelo caduto, abbraccia con lo sguardo la città di Cardiff, mentre il suo lungo cappotto da pilota svolazza nel vento.