La guerra civile si era conclusa con la stazione spaziale di Urania precipitata sulla Terra e gli eroi dell'Agenzia Alfa che riuscivano a scongiurare il peggio in extremis, ricorrendo ai congegni di smaterializzazione messi a loro disposizione da Mister Alfa, l'eminenza grigia della serie. Il loro intervento non aveva potuto evitare che un frammento di Urania precipitasse nell'oceano, al largo della Costa Orientale, provocando uno tsunami devastante, ma ne aveva trasbordato altrove una vasta sezione. Altrove... ma dove esattamente?

Se lo saranno chiesti i lettori nel corso degli ultimi venti numeri, e ne avranno avuto il tempo visto che Nathan Never, proseguendo tra alti e bassi, non è che abbia saputo proprio tenere con il fiato sospeso. In verità, specie negli ultimi tempi, la presenza di "riempitivi" (non più solo nelle sequenze di raccordo di una stessa storia, spesso annacquata all'eccesso, ma addirittura nell'ambito più ampio dell'intera saga) sembra divenuta paradossalmente predominante rispetto alle storie davvero significative. Gli strascichi della guerra, che inizialmente sembravano ispirare soluzioni promettenti, si sono dissolti in un filone di episodi di scarso impatto, spesso contraddistinti da un'approssimazione irritante nella composizione delle trame e nelle soluzioni grafiche. L'effetto è che anche numeri tutto sommato piacevoli come il doppio estivo 183-184, di cui abbiamo già parlato, faticano a captare il plauso del pubblico. L'unico barlume dei gloriosi vecchi tempi resta l'opera magistrale di Roberto De Angelis, che a ogni nuova copertina riesce a regalarci scorci attendibili di un futuro prossimo venturo, donando al lettore il barlume di una speranza che sempre più spesso finisce ormai tradita dal volgere della serie.

Sul numero di ottobre attualmente in edicola, intitolato Morte nello spazio, scritto dallo stacanovista Stefano Vietti e illustrato da Maurizio Gradin (esordiente su Nathan Never, ma reduce da Legs) viene ripreso il discorso sulla sorte di Urania. E il redazionale annuncia futuri approfondimenti della faccenda. Nel frattempo, il potenziale avventuroso dell'inaspettata scoperta di una fetta di Città in pieno spazio, oltre l'orbita marziana, viene dissipato in una storia che avrebbe potuto riportare nella serie quello che manca da tempo (una ventata di sense of wonder o almeno di aria fresca) e che invece risulta tirata via, sfilacciandosi senza sobbalzi fino all'epilogo. Che, va detto, poteva comunque essere più smielato. Si ringrazia Bonelli per averci tutelato dal rischio diabete.