Quali sono le altre principali caratteristiche della tuta?

Dal punto di vista costruttivo la tuta è una sorta di grande cipolla con tutta una serie di strati e rivestimenti, ognuno dei quali si prende cura di un particolare aspetto legato alla nostra sopravvivenza nel rigido ambiente extraterrestre. Immagina di vestire non uno, non due, ma cinque o sei pigiami o tute da ginnastica... giusto per darti un'idea della sensazione sconfortevole che si prova entrando nella tuta quando non è ancora pressurizzata. All'interno il nostro prototipo è fatto di lattice. Questo lattice è poi rivestito da successivi strati, per lo più in Kevlar (lo stesso materiale plastico usato in attrezzature militari come elmetti e giubbotti anti-proiettile). La fibra in Kevlar usata per tessere la tuta è cinqueo sei volte più resistente dell'acciaio. L'uso di questo nuovo tipo di fibra unito a un ingegnoso uso delle giunzioni consente una discreta libertà di movimenti. Il risultato finale è una tuta piuttosto comoda e anche indistruttibile, il che di certo non guasta. Altri strati aiutano a proteggere dalle radiazioni e dalle forti escursioni termiche, mantenendo all'interno della tuta una temperatura il più costante possibile. Un problema che abbiamo avuto durante i tests è stato con l'elmetto. Spesso, dal momento che l'aria non arrivava con sufficiente pressione dopo trenta minuti circa di lavoro pesante, l'elmetto tendeva ad annebbiarsi un po', per quanto la visibilità rimanesse accettabile. In una tuta di seconda generazione, un migliore sistema di ventilazione per andrà costruito per l'elmetto. Nel nostro caso, si tratterebbe di aggiungere una serie di tubi che trasportano l'aria fresca dal compressore. Infatti giacché la tuta tende a riscaldarsi sensibilmente man mano che si eseguono le operazioni, si cammina, e si compiono sforzi con le braccia e le gambe, c'è un sistema di raffreddamento costituito dall'aria che viene pompata da un compressione esterno o montato sullo zaino. Dio solo sa quanto ho sudato dentro la tuta prototipo! Durante i test la temperatura interna comunque non ha mai superato i 37 gradi centigradi.

Tu sei italiano, ma sei finito a vivere questa esperienza nell'Università del North Dakota. Com'è stata questa tua avventura americana?

Quello che più ho trovato straordinario è quanto, anche per uno straniero come me, negli Stati Uniti ci siano davvero tante occasioni di lavoro, molte delle quali strettamente correlate alla mia passione per lo spazio e le tecnologie spaziali. Forse questa mia percezione è in qualche modo influenzata dalle mie origini sarde, provenendo da una regione generosa in bellezze naturali, ma purtroppo avara in termini di occasioni lavorative e di opportunità. Sta di fatto che la maggiore dinamicità del sistema americano consente a una persona piena di determinazione come me di raggiungere qualche piccolo grande traguardo con nuove possiblità che si stanno via via concretizzando per l'immediato futuro. A tale riguardo devo anche sottolineare che, pur provenendo non certo da una famiglia facoltosa, ho potuto seguire e cercare di realizzare il sogno di andare negli Stati Uniti e lavorare in progetti d'avanguardia nell'esplorazione umana dello spazio grazie ai miei stupendi genitori e a un fratello più giovane (e molto più capace di me). Non si realizzano piccoli e grandi sogni senza altre persone sempre pronte a starti vicino entusiasticamente e nonostante le inevitabili sfide e difficoltà.

E per il futuro?

Durante l'estate sono stato di nuovo a Strasburgo come assistente di diritto spaziale alla prestigiosa International Space University dove ho conseguito il master. Dopo questa nuova esperienza mi ritrovo in un certo senso dover scegliere se cercare lavoro in Europa o se tornare ancora una volta negli States, dove senza dubbio è più facile trovare occasioni di impiego nel settore dell'esplorazione umana nello spazio. Naturalmente prenderei nella più seria considerazione offerte di lavoro in Italia: l'unica mia richiesta sarebbe quella di svolgere compiti che davvero permettano la diffusione e l'apprezzamento delle idee e delle potenzialità che derivano dal diventare una nazione protagonista nell'esplorazione umana del Sistema Solare... Le competenze tecnologiche e le risorse ci sarebbero. Bisogna vedere se c'è la voglia di farlo. Di certo uno dei migliori insegnamenti di tutta la storia del volo umano nello spazio, soprattutto adesso, è la necessità di lavorare insieme, in team affiatati e motivati. Non si va nello spazio da soli. Per raggiungere i livelli di affidabilità e perfezione necessari per garantire il pieno successo anche della più semplice missione umana al di fuori del pianeta, non è neanche pensabile fare a meno dei talenti coordinati di più persone disposte a lavorare con professionalità e dedizione sette giorni alla settimana con grandi sacrifici personali, ma anche impareggiabili indimenticabili soddisfazioni e traguardi impensati raggiunti. La domanda da porsi dunque è: l'Italia vuole esserci?

Se sei giunto a questi traguardi lo devi senza dubbio anche alla tua grande passione per lo spazio e la sua esplorazione. Che cosa rappresentano per te?

Penso che l'esplorazione e la colonizzazione umana del Sistema Solare e magari anche della nostra galassia e forse oltre, siano un'occasione irrepetibile per legare il progresso morale, sociale e tecnologico non più a sanguinose guerre e conflitti, ma a una missione comune e di fratellanza, animata dal desiderio di conoscere e capire di più non solo l'universo attorno a noi, ma sopratutto noi stessi. Oltre a tutte le scoperte e invenzioni che vengono e verranno dall'esplorazione umana dello spazio, il risultato che più importa è l'acquisizione di una maggiore consapevolezza del nostro ruolo nell'universo. In altre parole, l'esplorazione dello spazio porta e porterà non solo sensibili e duraturi miglioramenti nella nostra vita quotidiana, ma anche e soprattutto ci doterà di ulteriori strumenti, idee e teorie sui significati più profondi della nostra esistenza, di quel mistero che chiamiamo vita, che sembra sfidare ogni legge nota della fisica e che - nonostante cio' - rende la nostra esperienza umana così straordinaria e irripetibile. E' questo il motivo per cui credo che non ci sia niente di più audace e importante, niente che valga più la pena, dell'esplorazione dello spazio.