Non è stato facile per gli oltre 2500 astronomi riuniti la settimana scorsa a Praga in occasione della XXVI Assemblea Generale dell'Unione Astronomica Internazionale (IAU), mettersi d'accordo e prendere una decisione riguardo l'annoso problema di che cosa è un pianeta e che cosa non lo è. Se nel 1930, la scoperta di Plutone non poneva particolari ambiguità dal punto di vista tassonomico anche perché sulle prime venne creduto molto più grande di quello che si rivelò in realtà molti anni dopo, la scoperta in tempi recenti prima degli oggetti della Fascia di Kuiper e poi di veri e propri corpi celesti di dimensioni paragonabili a Plutone, come Sedna e UB313, ha reso necessaria la revisione della definizione di pianeta. Ma la decisione non è stata priva di difficoltà e scontri fra i vari astronomi. La contesa verteva soprattutto su Plutone, "pianeta" scoperto settantasei anni fa da un'allora giovanissimo americano Clyde Tombaugh, e sul fatto che la nuova definizione di pianeta comprendesse o meno questo corpo celeste. Dopo alcuni giorni di scontri, dibattiti e polemiche, giovedì scorso 24 agosto gli astronomi hanno votato e approvato le risoluzioni che riclassificano la mappa del nostro Sistema Solare. Innanzitutto ecco la nuova definizione di pianeta "classico", composta da tre condizioni che devono essere contemporaneamente soddisfatte:

(a) dev'essere un oggetto in orbita attorno al sole;

(b) deve avere una massa sufficiente a garantire che l’auto-gravità prevalga sulle statiche di corpo rigido. In altre parole ha una forma di equilibrio sferoidale, ovvero, più semplicemente, è un oggetto pressoché sferico;

(c) è stato in grado di “ripulire” la zona circostante la sua orbita.

In base a queste condizioni, il Sistema Solare comprende otto pianeti: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno.

Plutone e Caronte visti dal telescopio spaziale Hubble.
Plutone e Caronte visti dal telescopio spaziale Hubble.
La IAU ha poi approvato l'introduzione di una nuova definizione per una nuova classe di oggetti celesti chiamati "pianeti nani". Un oggetto per entrare in questa catergoria dovrà soddifsfare le seguenti condizioni:

(a) dev'essere un oggetto in orbita attorno al sole;

(b) deve avere una massa sufficiente a garantire che l’auto-gravità prevalga sulle statiche di corpo rigido. In altre parole ha una forma di equilibrio sferoidale, ovvero, più semplicemente, è un oggetto pressoché sferico;

(c) non è stato in grado di “ripulire” la zona circostante la sua orbita;

(d) non è un satellite.

In base a queste condizioni, il Sistema Solare comprende per ora ufficialmente un solo pianeta nano: Plutone, ma è praticamente certo che il numero dei corpi celesti appartenente a questa classe è destinato ad aumentare molto in fretta. Del resto ci sono già molti candidati, come i già citati Sedna e UB313. Gli oggetti invece che non rientrano nelle suddette due categorie verranno classificati semplicemente come "piccoli oggetti del Sistema Solare". Per quanto riguarda Plutone, c'è da dire infine che il suo "declassamento" gli ha portato comunque un riconoscimento di consolazione, ovvero quello di essere considerato il capostipite della categoria di tutti gli oggetti "trans-nettuniani", ovvero degli oggetti che orbitano oltre Nettuno, e che potranno essere genericamente chiamati oggetti "plutoniani".